Cap. 37,1-40,23
SEZIONE IX.
VAYESHEV. (E si stabilì)
Cap. XXXVII. 1 E Jakob venne ad abitare in pace nella terra della dimora che fu dei suoi padri, nella terra di Kenaan. 2 Queste sono le generazioni di Jakob. Joseph era un figlio di diciassette anni. Era uscito dall'istruzione, ed era un giovane cresciuto con i figli di Bilah e i figli di Zilpha mogli di suo padre. E Joseph fece il proprio cattivo resoconto; perché li vide mangiare la carne che era stata tolta dalle belve, le orecchie e le code; e lui andò a dirlo a suo padre. 3 E Israel amava Joseph più di tutti i suoi figli, perché Joseph gli assomigliava proprio, e gli fece una veste decorata. [GERUSALEMME. 3 Una veste decorata.] 4 E i suoi fratelli, vedendo che loro padre lo amava più di tutti i suoi fratelli, essi covavano inimicizia contro di lui, e non erano disposti a parlare serenamente con lui.
5 E Joseph fece un sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli, e (così) aggiunsero altro per mantenere l'inimicizia contro di lui. 6 Ed egli disse loro: «Ascoltate ora questo sogno che ho fatto. 7 Ecco, noi stavamo legando covoni in mezzo al campo, ed ecco, il mio covone si alzò e restò diritto ed ecco, i vostri covoni intorno si inchinarono al mio covone». [GERUSALEMME. 7 Stavano legando i covoni.] 8 E i suoi fratelli gli dissero: «Stai pensando di regnare su di noi, o tu ti aspetti di avere dominio su di noi?». E fu aggiunto ancora per mantenere l'inimicizia contro di lui, per il suo sogno e le sue parole.
9 E fece ancora un altro sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli, e disse: «Ecco, io ho ancora un sogno, ed ecco, il sole e la luna e undici stelle, si inchinarono a me». 10 E lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli: ma il padre lo sgridò, e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Devono, sia tua madre, che i tuoi fratelli, davvero venire e inchinarsi davanti a te fino a terra?». 11 E i suoi fratelli gli portavano invidia; ma suo padre teneva ciò che gli aveva detto nel suo cuore.
12 E i suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre in Shekem. 13 E fu al momento del giorno che Israel disse a Joseph: «I tuoi fratelli non stanno pascolando in Shekem? Ma io ho paura che gli Hivai vengano ad attaccarli, perché essi uccisero Hamor e Shekem e gli abitanti della città. Vieni adesso; e io ti manderò da loro». Ed (egli) rispose: «Eccomi». 14 E (Jakob) disse: «Va', guarda come stanno i tuoi fratelli e come sta il gregge, e torna da me con parola di rivelazione». Ma lo mandò secondo la rivelazione che era stata fatta ad Abraham in Hebron; da quel giorno iniziò la cattività di Mizraim.
E Joseph si alzò e venne a Shekem. 15 E Gabriel a somiglianza di un uomo lo trovò nel campo che vagava. E l'uomo gli chiese: «Che cerchi?». 16 Ed egli disse: «Io cerco i miei fratelli; dimmi, ti prego, dove pascolano». 17 E l'uomo disse: «Essi sono passati qui, perché ho sentito al di là del Velo, che ecco da oggi sarebbe cominciata la servitù ai Mizrai; ed è stato detto loro nella profezia, che gli Hivaei avrebbero cercato di dare battaglia contro di loro. Pertanto hanno detto che sarebbero andati fino a Dothan».
18 E Joseph andò in cerca dei suoi fratelli, e li trovò a Dothan. Ed essi lo videro da lontano, e prima che egli arrivasse vicino a loro, congiurarono contro di lui per ucciderlo. 19 E Shimeon e Levi, che erano i fratelli consiglieri, dissero ad ogni loro fratello: «Ecco, questo maestro di sogni verrà. 20 E ora andiamo, uccidiamolo e buttiamolo in una delle cisterne e poi diremo che una bestia feroce l'ha divorato; così vedremo quale sarà l'interpretazione dei suoi sogni».
21 E Ruben udì, e lo liberò dalle loro mani, e disse: «Non lo uccideremo e non rendiamoci colpevoli del suo sangue». 22 E Ruben disse: «Cerchiamo di non spargere sangue innocente, gettattiamolo in questo pozzo nel deserto, ma la mano di chi uccide non sia contro di lui»; (disse così) perché lo avrebbe liberato dalle loro mani, per ricondurlo a suo padre.
23 E quando Joseph venne dai suoi fratelli, lo spogliarono del mantello, la veste decorata che egli indossava, 24 e lo presero e lo gettarono nella cisterna; ma la cisterna era vuota, non c'era acqua in essa, ma vi erano serpenti e scorpioni. 25 E si sedettero intorno a mangiare del pane. E avendo alzati gli occhi, guardarono, ed ecco una banda di arabi (ishmailiti) [GERUSALEMME. 25 Una banda di Saraceni] proveniente da Galaad, con i loro cammelli, che portavano cera, resina, balsamo e stacte, che procedevano per andare in Mizraim. 26 E Jehuda disse ai suoi fratelli: «Quale utilità da mammona dovremmo avere se uccidessimo nostro fratello, coprendoci del suo sangue? 27 Venite, vendiamolo dagli Arabi, e le nostre mani non saranno su di lui per ucciderlo; perché uccidere nostro fratello che è nostra carne». E i suoi fratelli furono d'accordo. 28 E gli uomini di Madian, i mercanti, passarono; essi trassero fuori Joseph fuori dal pozzo, e vendettero Joseph agli arabi per venti Mahin [Sicli] d'argento; e comprarono sandali da loro. E portarono Joseph in Mizraim.
29 Ruben tornò alla fossa; perché lui non era stato con loro ad assistere quando lo vendettero, perché si era seduto a digiuno a causa di aver confuso il letto di suo padre; e egli andò e si sedette tra le colline, perché potendo tornare alla fossa potesse tirarlo fuori per il padre, forse così egli avrebbe potuto scongiurare la sua ira. 30 Ma quando tornò, e guardò, ecco, Joseph non era nel pozzo, allora si stracciò le vesti, e tornò dai suoi fratelli, e disse: «Il giovane non c'è; e io, dove andrò io, e come posso vedere lo sguardo del volto di mio padre?».
31 Allora presero la veste di Joseph, scannarono un capro, perché il suo sangue è come il sangue di un uomo, e spruzzarono la veste di sangue. 32 E mandarono la veste decorata per mano dei figli di Zilpha e dei figli di Bilah; ed essi la portarono al loro padre, e dissero: «Questo abbiamo trovato; non sappiamo, se si tratti del vestito del tuo figliuolo, o no». 33 E egli la riconobbe e disse: «E' la veste di mio figlio: non lo ha divorato una bestia del deserto, né è mai stato ucciso dalla mano dell'uomo; ma vedo dallo Spirito Santo, che una donna malvagia si alza contro di lui». [GERUSALEMME. 33 Ed egli discernette e disse: «E' la veste di mio figlio: ancora una bestia selvaggia non lo ha divorato, né è mio figlio Joseph è stato ucciso; ma vedo dallo Spirito del santuario, che una donna malvagia si alza contro di lui».] 34 E Jakob si stracciò le vesti, e avvolto un cilicio sui fianchi, fece il cordoglio del suo figliuolo per molti giorni. 35 E tutti i suoi figli e tutti gli uomini della sua casa si alzarono e andarono a consolarlo; ma egli rifiutò di ricevere la consolazione, e disse: «Io scenderò da mio figlio in lutto per la casa della tomba». E Izhak suo padre anche lo pianse. 36 Allora il Madianiti lo vendettero in Mizraim a Potiphar un capitano di Pharoh, un capitano delle guardie [Shalita]. [GERUSALEMME. 36 Per Potiphar un ufficiale di Pharoh, un capitano delle guardie.]
Cap. XXXVIII. 1 E fu in quel momento che Jehuda uscì arrabbiato dalla sua proprietà, e si separò dai suoi fratelli, e fu propenso verso un uomo, un Adullemita il cui nome era Hira, 2 ed ecco Jehuda vide la figlia di un mercante di nome Shuva, e la fece proselita, ed si unì con lei. 3 Ed ella concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er [nudo o indigente] , perché stava per morire senza un figlio. 4 Ed ella concepì di nuovo, e partorì un figlio e lo chiamò Onan [dolore, iniquità], perché suo padre avrebbe dovuto piangere per lui. 5 E ne aggiunse ancora, e partorì un figlio e lo chiamò Shela, perché il marito l'aveva dimenticata [shela - rifiutato] ed era in sospensione (ripudio) quando lei gli partorì. [GERUSALEMME. 5 E fu per questo che lei cessò.]
6 E Jehuda prese una moglie per il suo primogenito Er, una figlia di Sem il grande, il cui nome era Tamar. 7 Ma Er, primogenito di Jehuda fece il male davanti al Signore, perché non diede il suo seme a sua moglie, e l'ira del Signore si rivolse contro di lui, e il Signore lo fece morire. 8 E Jehuda disse ad Onan: «Entra tu dalla moglie di tuo fratello, dalla sua sposa, e suscita progenie al nome di tuo fratello». 9 E Onan sapeva che poi non avrebbero chiamato i figli con il suo nome, e fu che, quando entrò dalla moglie di suo fratello, che corruppe la sua opera sulla terra, perché egli non voleva far nascere figli a nome di suo fratello. 10 E quello che fece è male davanti al Signore e si accorciarono anche i suoi giorni.
11 E Jehuda disse a Tamar sua nuora; «Rimani vedova in casa di tuo padre, finché mio figlio Shela sarà cresciuto». Egli disse così, perché non muoia anche lui come il suoi fratelli e Tamar se ne andò e rimase in casa di suo padre.
12 E giorni si moltiplicarono e la figlia di Shuva, moglie di Jehuda, era morta e Jehuda fu confortato. E Jehuda salì alla tosatura del suo gregge, lui e il suo amico Hira l'Adullemita, a Timna. 13 E fu detto a Tamar, dicendo: «Ecco, tuo suocero sta andando a Timna a tosare le sue pecore». 14 E lei si tolse il vestito della sua vedovanza, e si coprì con un velo, e se lo avvolse, e si sedette sul bordo della strada dove tutti gli occhi la vedono, sulla via di Timna. Perché sapeva che Shela era cresciuto, ma lei non era stata data a lui per essere sua moglie. 15 E Jehuda la vide; ma lei sembrava in faccia come una prostituta, [Ke-naphkath bara, "come una reietta."] perché lei lo aveva provocato ad ira in casa sua, e Jehuda non la amava. [GERUSALEMME. 15 Perché lei aveva avvolto il viso] 16 E lui fu incline verso di lei tanto che disse: «Lasciami venire con te», perché non sapeva che lei era la nuora. E lei gli disse: «Che vuoi darmi per venire con me?». 17 E gli disse: «Io ti manderò un capretto dal gregge». E lei disse: «Se tu mi darai un pegno finché tu me lo avrai inviato». 18 Ed egli disse: «Che pegno ti darò io?». E lei rispose: «Il tuo sigillo, il tuo mantello, e il bastone che hai in mano». E lui li diede a lei, e se ne andò con lei; ed ella rimase incinta di lui. 19 E si alzò e se ne andò, e si tolse il velo, e mise l'abito della sua vedovanza. 20 E Jehuda inviò il capretto per mano del suo amico l'Adullemita, per riportare il pegno dalle mani della donna; ma lui non la trovò. 21 E chiese agli uomini del luogo, dicendo: «Dov'è la prostituta che si vedeva dalla strada?». Ed essi dissero: «Non vi è alcuna meretrice qui». 22 Ed egli tornò da Jehuda e disse: «Non sono riuscito a trovarla: e gli uomini del luogo hanno anche detto che non c'era nessuna meretrice». 23 E Jehuda disse, per paura che lei avesse tenuto il pegno, e per non diventare uno zimbello: «Ecco io ho mandato questo capretto, e tu non hai potuto trovarla».
24 E fu dopo di tre mesi, che fu noto che aveva un bambino: ed è stato detto a Jehuda, dicendo «Tamar tua nuora ha commesso fornicazione ed ecco, lei è incinta per la fornicazione». E Jehuda disse: «Lei non è la figlia di un sacerdote. Sia portata qui davanti e bruciata».
25 Tamar fu portata via per essere bruciato, e lei cercava i tre pegni, ma non trovò nulla. Alzò gli occhi al cielo, e quindi disse: «Misericordia imploro da te, o Signore: rispondimi Tu in questo momento del bisogno, e illumina i miei occhi per trovarei tre pegni; e io dedicherò a te dai miei lombi tre santi che santifichino il Tuo nome, che discendano nella fornace nel fuoco nella pianura di Dura».
In quel momento il Santo, benedetto Egli sia, li indicò a Michael, che illuminò i suoi occhi, e lei li trovò (i pegni) e li prese e li gettò davanti ai piedi dei giudici, e disse: «L'uomo a cui appartengono questi pegni è colui del quale io sono incinta. Ma, anche se posso essere bruciata non lo manifesterò: tuttavia, il Signore del mondo lo farà riconoscere nel vostro cuore, e mi libererà da questo grande giudizio».
Ora, quando Jehuda li vide, li riconobbe, e disse nel suo cuore, è meglio per me che mi vergogni in questo mondo che passa via, che vergognarsi davanti ai volti dei miei padri giusti nel mondo a venire. E' meglio che io bruci in questo mondo in un incendio che si estingue, che bruciare nel mondo a venire con il fuoco fuoco divorante. A misura si contrappone misura [Mekela Kebel mekela] Questo è secondo ciò che ho detto a mio padre Jakob, riconosci ora la veste di tuo figlio; così ora io sono costretto ad ascoltare nel posto del giudizio: «Di chi sono questo sigillo e il mantello e il bastone?».
26 E Jehuda, li riconobbe e disse: «Tamar è innocente; lei è incinta di me». E una voce dal cielo, e disse: «Da davanti a Me è stata fatta questa cosa, e che siano consegnati al giudizio». E Jehuda disse: «Perché non le ho dato Shela mio figlio, è accaduto questo a me». Ma aggiunse che non la avrebbe conosciuta di nuovo.
[GERUSALEMME. 19. il suo velo. 25. Tamar fu portata via per essere consumata dal fuoco; e cercò i tre pegni, ma lei non trovò nulla. Lei alzò gli occhi in alto e disse: «Per la misericordia io prego davanti al Signore. Tu sei Colui, o Signore Dio, che rispondi agli afflitti nell'ora della loro afflizione; rispondimi in questo momento della mia afflizione, e io dedicherò a Te tre santi nella valle di Dura, Hananva, Mishael e Azarya».
[In quel momento la Parola del Signore ascoltò la voce della sua supplica e disse a Mikael di scendere, e fare in modo che i suoi occhi avessero la luce .... Quando li vide, li prese e li gettò davanti ai piedi dei giudici, dicendo: «Con l'uomo a cui questi appartengono sono incinta. Ma anche se io posso essere bruciata non lo dirò, ma confido nel dominatore di tutto il mondo, il Signore, che è testimone tra me e lui, che Egli darà al cuore dell'uomo al quale questi appartengono, di riconoscere che questi sono il suo anello, e il mantello, e il bastone».
26 E Jehuda riconobbe i tre pegni, e si alzò sui suoi piedi e disse: «Vi prego, fratelli miei, e voi uomini della casa dei miei padri, ascoltatemi. Con la misura con cui un uomo misurò deve essere misurato a lui; se buona misura o cattiva; e benedetto è ogni uomo che confessa le sue opere. Poiché ho preso la tunica di Joseph mio fratello e la immersi nel sangue di una capra, e la portai davanti ai piedi di mio padre e gli dissi: «Vedi ora se questa sia la tunica di tuo figlio o no», se la misura è secondo la sua misura, e la regola alla regola. Meglio per me arrossire in questo mondo che arrossire nel mondo a venire; meglio bruciare con un fuoco che si spegne, che ardere nel fuoco ardente e divorante. Tamar mia nuora deve essere risparmiata. Non ha concepito un figlio dalla fornicazione, ma perché non ho dato a lei Shela mio figlio».
[Il Bath kol (Figlia della voce) scese dal cielo, e disse: «Tutti e due sono assolti nel giudizio». La cosa veniva dal Signore. E non fu fatta conoscere a lei.]
27 Ma è nel momento del suo parto, che, ecco, due gemelli erano nel suo grembo. 28 E fu che nascendo il bambino stese la sua mano; e la levatrice la prese, e gli legò un filo scarlatto, dicendo: Questo è venuto per primo. 29 E dopo che il bambino ebbe ritirato la mano, ecco, suo fratello venne fuori, e lei disse: «Con quale grande potere tu hai prevalso, e per te sarà di prevalere; per tu possederai il regno. Ed ella chiamò il suo nome Pharets. 30 E dopo uscì suo fratello, sulla cui mano era legato il filo scarlatto, ed ella chiamò il suo nome Zarach».
Cap. XXXIX. 1 Ma Joseph fu portato giù in Mizraim; e Potifar, [Due versetti sono omessi in questo capitolo] . . . un uomo di Mizraim, un capo di Pharoh, un capo delle guardie, lo comprò con un pegno dagli Arabi che lo avevano portato laggiù. 2 E la Parola del Signore era un aiuto per Joseph, e diventò un uomo ricco nella casa del suo padrone Mizraita. 3 E il suo padrone vide che la Parola del Signore era il suo aiuto, e che il Signore faceva prosperare in mano sua tutto quello che egli faceva; 4 e Joseph trovò grazia ai suoi occhi, ed egli lo serviva, e lo nominò sovrintendente sopra la sua casa, e su tutto ciò che aveva e lo consegnò nelle sue mani. [GERUSALEMME. 4 E ha consegnato nelle sue mani ed egli divenne sovrintendente.]
5 E fu dal momento in cui lo nominò sovrintendente sopra la sua casa, ed in più su tutto quello che aveva, che il Signore fece prosperare la casa del Mizraita per il bene della giustizia di Joseph e la benedizione del Signore era su tutto quello che egli aveva nella casa e nel campo. 6 Ed egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Joseph, e non volle alcuna conoscenza di ciò che era suo, eccetto sua moglie con la quale si trovava.
E Joseph era ben formato e di bell'aspetto. 7 E fu dopo queste cose che la moglie del suo padrone mise i suoi occhi su Joseph e gli disse: giaci con me. 8 Ma egli rifiutò di avvicinarsi a lei, e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non vuole nessuna conoscenza di ciò che è con me in casa, e tutto quello che egli ha è libero nelle mie mani; 9 non c'è nessuno in casa più grande di me, né ch'egli mi abbia impedito di qualcosa tranne che te, perché sei sua moglie: e come si può fare questo gran male, ed essere riconosciuto colpevole di fronte al Signore?». 10 E fu quando lei parlò con Joseph quel giorno ed il successivo, ed egli non acconsentì per giacere con lei, per paura che facendo ciò sarebbe stato condannato nel giorno del grande giudizio del mondo a venire; 11 fu in un certo giorno che egli entrò nella casa per esaminare le tavole dei suoi conti, e non c'era alcun uomo di casa all'interno; 12 che lei lo afferrò per la veste, dicendo: «Giaci con me»: e egli gli lasciò la veste in mano, e uscì in strada. 13 E quando ella vide che gli aveva lasciato la veste in mano, ed era andato via in strada, 14 che ella chiamò gli uomini della casa e disse: «Vedete questo, che l'uomo ebreo ha fatto, il quale il vostro padrone ha portato per prenderci in giro. Egli è venuto per giacere con me, ma io ho gridato con una voce alta. 15 E quando ha sentito che alzavo la voce, ha lasciato la veste con me, ed è uscito in strada». 16 E lasciò che il capo rimanesse finché il suo padrone tornasse in casa sua; 17 e lei gli parlava secondo queste parole, dicendo: «Il servo ebreo che tu hai fatto venire da noi è venuto da me per prendersi gioco di me». [GERUSALEMME . 18 Ed è stato quando ho tuonato con la mia voce.]
19 E quando il suo padrone udì le parole che la moglie gli diceva, dicendo: «Conformemente a queste cose mi ha fatto il tuo servo», la sua ira divenne forte. 20 Il padrone di Joseph lo sottopose al consiglio dei sacerdoti, che non lo misero a morte, ma lo consegnarono nella casa di prigionia, in cui erano legati i carcerati del re; e lui stette lì nella prigione. [GERUSALEMME. 20 Nella prigione.] 21 E la Parola del Signore era un aiuto per Joseph, e la misericordia era sopra di lui, e gli diede grazia agli occhi del comandante della prigione. 22 E il capitano della prigione affidò tutti i prigionieri che erano nella casa di prigionia alle mani di Joseph, e fece tutto ciò che gli era stato ordinato di fare. 23 Non fu necessario per il capitano della prigione controllare Joseph, dopo l'affidamento di tutti i prigionieri, poiché vide che non c'era colpa nelle sue mani; perché la Parola del Signore era il suo aiuto, e perciò che il Signore lo fece prosperare.
Cap. XL. 1 E dopo queste cose, venne dimostrato, si disse, che; Il capo dei maggiordomi del re di Mizraim, e il capo dei panettieri, commisero un oltraggio; quello di aver preso la decisione di buttare il veleno della morte nel suo cibo, e nella sua bevanda, e di uccidere così il loro signore, il re di Mizraim. 2 E Pharoh fu arrabbiato quando sentì ciò che riguardava i suoi due servitori, il capo coppiere e il capo panettiere. 3 E li mandò in prigione in casa del capo carnefice, la casa prigione dove Joseph era detenuto. 4 E il capo carnefice li affidò a Joseph, e li serviva, ed essi erano detenuti da alcuni giorni nella casa di custodia.
5 E sognarono un sogno, ciascuno di essi, ciascuno il suo sogno nella medesima notte, ogni uomo il suo sogno, e ogni sogno con il proprio significato e anche il proprio compagno, il coppiere e il panettiere del re di Mizraim che erano rinchiusi nella prigione. 6 E Joseph venne da loro al mattino, e li vide, ed ecco, erano turbati. 7 E Joseph chiese ai capi di Pharoh che erano con lui sotto la sua custodia nella casa del suo padrone, dicendo: «Perché oggi l'aspetto dei vostri volti è più brutto di tutti gli altri giorni da che siete qui?». 8 Ed essi gli risposero: «Noi abbiamo fatto un sogno, e non c'è interprete per esso». Joseph rispose: Non sono le interpretazioni dei sogni coperte dal Signore? Dillo subito a me». 9 E il capo dei maggiordomi raccontò il suo sogno a Joseph e gli disse: «Ho visto nel mio sogno, ed ecco, una vite era davanti a me. 10 E nella vite c'erano tre rami; e come essi germogliarono si produssero germogli, e subito maturavano in grappoli, e diventò uva. 11 E vidi finché diedi la coppa di Pharoh dalla mia mano, e presa l'uva, la spremetti nella coppa di Pharoh, e diedi la coppa in mano a Pharoh».
12 E Joseph gli disse: «Questa è la fine delle interpretazioni del sogno. I tre rami sono i tre padri del mondo, Abraham, Izhak, e Jakob, i figli di cui figli devono essere ridotti in schiavitù in Mizraim al lavoro all'argilla ed ai mattoni, e in tutto il lavoro della faccia del campo: ma poi sarà consegnata nella mano di tre pastori. Come hai detto, ho preso l'uva e l'hai spremuta nella coppa di Pharoh, e desti la coppa in mano a Pharoh: E' la fiala dell'ira che Paroh berrà (egli stesso) alla fine. Ma tu, il capo dei coppieri riceverai una buona ricompensa per quanto riguarda il buon sogno che tu hai sognato; e l'interpretazione di esso, per te stesso, è questa: i tre tralci sono tre giorni, fino alla tua liberazione. 13 Al termine di tre giorni il ricordo di te arriverà davanti a Pharoh e lui alzerà la tua testa con onore, e ti ripristinerà al tuo servizio, e tu darai la coppa a Pharoh in mano, secondo la tua antica consuetudine di versare per lui».
[GERUSALEMME. 12 E Joseph disse: «Questa è l'interpretazione del sogno: i tre tralci sono tre padri del mondo, Abraham, Izhak, e Jakob i cui figli saranno ridotti in schiavitù nella terra di Mizraim e saranno consegnati dal gruppo di tre pastori fedeli, [governanti] , che possono essere paragonati ai grappoli. E che tu hai detto, ho preso l'uva e l'ho spremuta nella coppa di Pharoh e ha dato la coppa in mano a Pharoh: E' la coppa della retribuzione, è quella che Pharoh dovrà bere all'ultimo. Per quanto riguarda te, il capo dei maggiordomi, tu non perderai la tua ricompensa; perché questo sogno che tu hai sognato è buono». Tuttavia l'interpretazione del sogno (come relativo a se stesso) Joseph non glielo disse; ma che poi spiegò, quando gli piacque. E Joseph gli disse: i tre tralci sono tre giorni.]
14 Joseph, avendo grande confidenza [fiducia] e mantenendo la fiducia nell'uomo, disse al capo dei coppieri: «Ricordati di me, quando tutto andrà bene per te, e di agire gentilmente con me, e ricordami davanti a Paharoh ed ottieni la mia liberazione da questa prigione. 15 Perché sono stato in verità portato via in maniera disonesta dalla terra degli Hivrai e anche qui non ho fatto nulla male, per cui mi si debba mettere in prigione».
16 E il capo dei panettieri, quando capì l'interpretazione del sogno del suo compagno, vedendo che aveva interpretato bene, cominciò a parlare con una lingua impaziente, e disse a Joseph: «Ho visto anche io nel mio sogno, ed ecco, tre canestri di ottime torte erano sul mio tallone; [GERUSALEMME. 16 Ed ecco, tre cesti di pagnotte calde erano sul mio tallone;] 17 e nel cestello sopra di tutti carne deliziosa per Pharoh fatta dal pasticcere e gli uccelli li mangiavano dal canestro sul mio capo».
18 Joseph rispose e disse: «Questa è la sua interpretazione. I tre canestri sono i tre asservimenti con cui la casa di Israele devono essere ridotti in schiavitù. Ma tu, il capo dei panettieri, riceverai una cattiva ricompensa, dal sogno che tu hai sognato». E Joseph spiegò, come era appropriato nei suoi occhi e gli disse: «Questo è la sua interpretazione per te stesso. I tre canestri sono tre giorni, fino tua morte. 19 Al termine di tre giorni, Pharoh con la spada toglierà la tua testa dal tuo corpo, e ti si bloccherà su una forca, e gli uccelli toglieranno tua carne da te». [GERUSALEMME. 18 E disse a lui: «I tre canestri sono i tre asservimenti pesanti che devono accadere alla casa d'Israele, nel paese di Mizraim in argilla e in mattoni, e in tutti i lavori sulla faccia del campo. Sarà che la parentela di Pharoh, di Mizraim decreterà un decreto malvagio contro Israele per gettare i loro figli nel fiume. Nonostante tutto Pharoh perirà, e il suo esercito sarà distrutto, ma i figli d'Israele usciranno riscattati e a capo scoperto. E tu, il capo dei panettieri riceverai una punizione; perché questo sogno che tu hai sognato è cattivo». Ma l'interpretazione del sogno Joseph non lo fece conoscere a lui (in una volta) ; ma poi Joseph glielo espose quando gli piacque. E Joseph gli disse: «Questa è l'interpretazione del sogno. I tre canestri sono tre giorni».]
20 E arrivò il terzo giorno, la natività di Pharoh il quale fece un banchetto per tutti i suoi servi. E innalzò il tallone (fece salire) del capo maggiordomo, ed il tallone del capo panettiere, in mezzo ai suoi servi. 21 Ed egli ripristinò il maggiordomo capo al suo ufficio di coppiere, perché scoprì che non era stato in quel complotto. E dette la coppa in mano di Pharoh. 22 Ma il capo dei panettieri fu impiccato, perché aveva fatto un complotto per ucciderlo, proprio come Joseph gli aveva esposto.
23 Ma poiché, Joseph si era ritirato dalla [shabak - aveva abbandonato] misericordia che è dal di sopra, e aveva messo la sua fiducia nel capo dei coppieri, mettendo la fiducia nella carne. Perciò il capo dei coppieri non si ricordò di Joseph, ma lo dimenticò, fino a quando dal Signore venne il tempo della fine in cui doveva essere rilasciato. [GERUSALEMME. 23 Joseph lasciò la misericordia di sopra, e la misericordia di sotto, la misericordia che lo ha accompagnato dalla casa di suo padre, e pose la sua fiducia nel capo dei coppieri: confidò nella carne, e dalla carne deve essere gustata anche la coppa della morte. Né ha ricordato la Scrittura dove è scritto esplicitamente: «Maledetto sarà l'uomo che confida nella carne, ed innalza la carne come la sua fiducia. Benedetto sarà l'uomo che confida nel Nome della Parola del Signore, e la cui fiducia è la Parola del Signore». Quindi il capo dei coppieri non si ricordò di Joseph, ma lo dimenticò, fino al tempo in cui alla fine è arrivò il momento in cui sarebbe stato rilasciato.]
SEZIONE IX.
VAYESHEV. (E si stabilì)
Cap. XXXVII. 1 E Jakob venne ad abitare in pace nella terra della dimora che fu dei suoi padri, nella terra di Kenaan. 2 Queste sono le generazioni di Jakob. Joseph era un figlio di diciassette anni. Era uscito dall'istruzione, ed era un giovane cresciuto con i figli di Bilah e i figli di Zilpha mogli di suo padre. E Joseph fece il proprio cattivo resoconto; perché li vide mangiare la carne che era stata tolta dalle belve, le orecchie e le code; e lui andò a dirlo a suo padre. 3 E Israel amava Joseph più di tutti i suoi figli, perché Joseph gli assomigliava proprio, e gli fece una veste decorata. [GERUSALEMME. 3 Una veste decorata.] 4 E i suoi fratelli, vedendo che loro padre lo amava più di tutti i suoi fratelli, essi covavano inimicizia contro di lui, e non erano disposti a parlare serenamente con lui.
5 E Joseph fece un sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli, e (così) aggiunsero altro per mantenere l'inimicizia contro di lui. 6 Ed egli disse loro: «Ascoltate ora questo sogno che ho fatto. 7 Ecco, noi stavamo legando covoni in mezzo al campo, ed ecco, il mio covone si alzò e restò diritto ed ecco, i vostri covoni intorno si inchinarono al mio covone». [GERUSALEMME. 7 Stavano legando i covoni.] 8 E i suoi fratelli gli dissero: «Stai pensando di regnare su di noi, o tu ti aspetti di avere dominio su di noi?». E fu aggiunto ancora per mantenere l'inimicizia contro di lui, per il suo sogno e le sue parole.
9 E fece ancora un altro sogno, e lo raccontò ai suoi fratelli, e disse: «Ecco, io ho ancora un sogno, ed ecco, il sole e la luna e undici stelle, si inchinarono a me». 10 E lo raccontò a suo padre e ai suoi fratelli: ma il padre lo sgridò, e gli disse: «Che sogno è questo che hai fatto! Devono, sia tua madre, che i tuoi fratelli, davvero venire e inchinarsi davanti a te fino a terra?». 11 E i suoi fratelli gli portavano invidia; ma suo padre teneva ciò che gli aveva detto nel suo cuore.
12 E i suoi fratelli andarono a pascolare il gregge del loro padre in Shekem. 13 E fu al momento del giorno che Israel disse a Joseph: «I tuoi fratelli non stanno pascolando in Shekem? Ma io ho paura che gli Hivai vengano ad attaccarli, perché essi uccisero Hamor e Shekem e gli abitanti della città. Vieni adesso; e io ti manderò da loro». Ed (egli) rispose: «Eccomi». 14 E (Jakob) disse: «Va', guarda come stanno i tuoi fratelli e come sta il gregge, e torna da me con parola di rivelazione». Ma lo mandò secondo la rivelazione che era stata fatta ad Abraham in Hebron; da quel giorno iniziò la cattività di Mizraim.
E Joseph si alzò e venne a Shekem. 15 E Gabriel a somiglianza di un uomo lo trovò nel campo che vagava. E l'uomo gli chiese: «Che cerchi?». 16 Ed egli disse: «Io cerco i miei fratelli; dimmi, ti prego, dove pascolano». 17 E l'uomo disse: «Essi sono passati qui, perché ho sentito al di là del Velo, che ecco da oggi sarebbe cominciata la servitù ai Mizrai; ed è stato detto loro nella profezia, che gli Hivaei avrebbero cercato di dare battaglia contro di loro. Pertanto hanno detto che sarebbero andati fino a Dothan».
18 E Joseph andò in cerca dei suoi fratelli, e li trovò a Dothan. Ed essi lo videro da lontano, e prima che egli arrivasse vicino a loro, congiurarono contro di lui per ucciderlo. 19 E Shimeon e Levi, che erano i fratelli consiglieri, dissero ad ogni loro fratello: «Ecco, questo maestro di sogni verrà. 20 E ora andiamo, uccidiamolo e buttiamolo in una delle cisterne e poi diremo che una bestia feroce l'ha divorato; così vedremo quale sarà l'interpretazione dei suoi sogni».
21 E Ruben udì, e lo liberò dalle loro mani, e disse: «Non lo uccideremo e non rendiamoci colpevoli del suo sangue». 22 E Ruben disse: «Cerchiamo di non spargere sangue innocente, gettattiamolo in questo pozzo nel deserto, ma la mano di chi uccide non sia contro di lui»; (disse così) perché lo avrebbe liberato dalle loro mani, per ricondurlo a suo padre.
23 E quando Joseph venne dai suoi fratelli, lo spogliarono del mantello, la veste decorata che egli indossava, 24 e lo presero e lo gettarono nella cisterna; ma la cisterna era vuota, non c'era acqua in essa, ma vi erano serpenti e scorpioni. 25 E si sedettero intorno a mangiare del pane. E avendo alzati gli occhi, guardarono, ed ecco una banda di arabi (ishmailiti) [GERUSALEMME. 25 Una banda di Saraceni] proveniente da Galaad, con i loro cammelli, che portavano cera, resina, balsamo e stacte, che procedevano per andare in Mizraim. 26 E Jehuda disse ai suoi fratelli: «Quale utilità da mammona dovremmo avere se uccidessimo nostro fratello, coprendoci del suo sangue? 27 Venite, vendiamolo dagli Arabi, e le nostre mani non saranno su di lui per ucciderlo; perché uccidere nostro fratello che è nostra carne». E i suoi fratelli furono d'accordo. 28 E gli uomini di Madian, i mercanti, passarono; essi trassero fuori Joseph fuori dal pozzo, e vendettero Joseph agli arabi per venti Mahin [Sicli] d'argento; e comprarono sandali da loro. E portarono Joseph in Mizraim.
29 Ruben tornò alla fossa; perché lui non era stato con loro ad assistere quando lo vendettero, perché si era seduto a digiuno a causa di aver confuso il letto di suo padre; e egli andò e si sedette tra le colline, perché potendo tornare alla fossa potesse tirarlo fuori per il padre, forse così egli avrebbe potuto scongiurare la sua ira. 30 Ma quando tornò, e guardò, ecco, Joseph non era nel pozzo, allora si stracciò le vesti, e tornò dai suoi fratelli, e disse: «Il giovane non c'è; e io, dove andrò io, e come posso vedere lo sguardo del volto di mio padre?».
31 Allora presero la veste di Joseph, scannarono un capro, perché il suo sangue è come il sangue di un uomo, e spruzzarono la veste di sangue. 32 E mandarono la veste decorata per mano dei figli di Zilpha e dei figli di Bilah; ed essi la portarono al loro padre, e dissero: «Questo abbiamo trovato; non sappiamo, se si tratti del vestito del tuo figliuolo, o no». 33 E egli la riconobbe e disse: «E' la veste di mio figlio: non lo ha divorato una bestia del deserto, né è mai stato ucciso dalla mano dell'uomo; ma vedo dallo Spirito Santo, che una donna malvagia si alza contro di lui». [GERUSALEMME. 33 Ed egli discernette e disse: «E' la veste di mio figlio: ancora una bestia selvaggia non lo ha divorato, né è mio figlio Joseph è stato ucciso; ma vedo dallo Spirito del santuario, che una donna malvagia si alza contro di lui».] 34 E Jakob si stracciò le vesti, e avvolto un cilicio sui fianchi, fece il cordoglio del suo figliuolo per molti giorni. 35 E tutti i suoi figli e tutti gli uomini della sua casa si alzarono e andarono a consolarlo; ma egli rifiutò di ricevere la consolazione, e disse: «Io scenderò da mio figlio in lutto per la casa della tomba». E Izhak suo padre anche lo pianse. 36 Allora il Madianiti lo vendettero in Mizraim a Potiphar un capitano di Pharoh, un capitano delle guardie [Shalita]. [GERUSALEMME. 36 Per Potiphar un ufficiale di Pharoh, un capitano delle guardie.]
Cap. XXXVIII. 1 E fu in quel momento che Jehuda uscì arrabbiato dalla sua proprietà, e si separò dai suoi fratelli, e fu propenso verso un uomo, un Adullemita il cui nome era Hira, 2 ed ecco Jehuda vide la figlia di un mercante di nome Shuva, e la fece proselita, ed si unì con lei. 3 Ed ella concepì e partorì un figlio e lo chiamò Er [nudo o indigente] , perché stava per morire senza un figlio. 4 Ed ella concepì di nuovo, e partorì un figlio e lo chiamò Onan [dolore, iniquità], perché suo padre avrebbe dovuto piangere per lui. 5 E ne aggiunse ancora, e partorì un figlio e lo chiamò Shela, perché il marito l'aveva dimenticata [shela - rifiutato] ed era in sospensione (ripudio) quando lei gli partorì. [GERUSALEMME. 5 E fu per questo che lei cessò.]
6 E Jehuda prese una moglie per il suo primogenito Er, una figlia di Sem il grande, il cui nome era Tamar. 7 Ma Er, primogenito di Jehuda fece il male davanti al Signore, perché non diede il suo seme a sua moglie, e l'ira del Signore si rivolse contro di lui, e il Signore lo fece morire. 8 E Jehuda disse ad Onan: «Entra tu dalla moglie di tuo fratello, dalla sua sposa, e suscita progenie al nome di tuo fratello». 9 E Onan sapeva che poi non avrebbero chiamato i figli con il suo nome, e fu che, quando entrò dalla moglie di suo fratello, che corruppe la sua opera sulla terra, perché egli non voleva far nascere figli a nome di suo fratello. 10 E quello che fece è male davanti al Signore e si accorciarono anche i suoi giorni.
11 E Jehuda disse a Tamar sua nuora; «Rimani vedova in casa di tuo padre, finché mio figlio Shela sarà cresciuto». Egli disse così, perché non muoia anche lui come il suoi fratelli e Tamar se ne andò e rimase in casa di suo padre.
12 E giorni si moltiplicarono e la figlia di Shuva, moglie di Jehuda, era morta e Jehuda fu confortato. E Jehuda salì alla tosatura del suo gregge, lui e il suo amico Hira l'Adullemita, a Timna. 13 E fu detto a Tamar, dicendo: «Ecco, tuo suocero sta andando a Timna a tosare le sue pecore». 14 E lei si tolse il vestito della sua vedovanza, e si coprì con un velo, e se lo avvolse, e si sedette sul bordo della strada dove tutti gli occhi la vedono, sulla via di Timna. Perché sapeva che Shela era cresciuto, ma lei non era stata data a lui per essere sua moglie. 15 E Jehuda la vide; ma lei sembrava in faccia come una prostituta, [Ke-naphkath bara, "come una reietta."] perché lei lo aveva provocato ad ira in casa sua, e Jehuda non la amava. [GERUSALEMME. 15 Perché lei aveva avvolto il viso] 16 E lui fu incline verso di lei tanto che disse: «Lasciami venire con te», perché non sapeva che lei era la nuora. E lei gli disse: «Che vuoi darmi per venire con me?». 17 E gli disse: «Io ti manderò un capretto dal gregge». E lei disse: «Se tu mi darai un pegno finché tu me lo avrai inviato». 18 Ed egli disse: «Che pegno ti darò io?». E lei rispose: «Il tuo sigillo, il tuo mantello, e il bastone che hai in mano». E lui li diede a lei, e se ne andò con lei; ed ella rimase incinta di lui. 19 E si alzò e se ne andò, e si tolse il velo, e mise l'abito della sua vedovanza. 20 E Jehuda inviò il capretto per mano del suo amico l'Adullemita, per riportare il pegno dalle mani della donna; ma lui non la trovò. 21 E chiese agli uomini del luogo, dicendo: «Dov'è la prostituta che si vedeva dalla strada?». Ed essi dissero: «Non vi è alcuna meretrice qui». 22 Ed egli tornò da Jehuda e disse: «Non sono riuscito a trovarla: e gli uomini del luogo hanno anche detto che non c'era nessuna meretrice». 23 E Jehuda disse, per paura che lei avesse tenuto il pegno, e per non diventare uno zimbello: «Ecco io ho mandato questo capretto, e tu non hai potuto trovarla».
24 E fu dopo di tre mesi, che fu noto che aveva un bambino: ed è stato detto a Jehuda, dicendo «Tamar tua nuora ha commesso fornicazione ed ecco, lei è incinta per la fornicazione». E Jehuda disse: «Lei non è la figlia di un sacerdote. Sia portata qui davanti e bruciata».
25 Tamar fu portata via per essere bruciato, e lei cercava i tre pegni, ma non trovò nulla. Alzò gli occhi al cielo, e quindi disse: «Misericordia imploro da te, o Signore: rispondimi Tu in questo momento del bisogno, e illumina i miei occhi per trovarei tre pegni; e io dedicherò a te dai miei lombi tre santi che santifichino il Tuo nome, che discendano nella fornace nel fuoco nella pianura di Dura».
In quel momento il Santo, benedetto Egli sia, li indicò a Michael, che illuminò i suoi occhi, e lei li trovò (i pegni) e li prese e li gettò davanti ai piedi dei giudici, e disse: «L'uomo a cui appartengono questi pegni è colui del quale io sono incinta. Ma, anche se posso essere bruciata non lo manifesterò: tuttavia, il Signore del mondo lo farà riconoscere nel vostro cuore, e mi libererà da questo grande giudizio».
Ora, quando Jehuda li vide, li riconobbe, e disse nel suo cuore, è meglio per me che mi vergogni in questo mondo che passa via, che vergognarsi davanti ai volti dei miei padri giusti nel mondo a venire. E' meglio che io bruci in questo mondo in un incendio che si estingue, che bruciare nel mondo a venire con il fuoco fuoco divorante. A misura si contrappone misura [Mekela Kebel mekela] Questo è secondo ciò che ho detto a mio padre Jakob, riconosci ora la veste di tuo figlio; così ora io sono costretto ad ascoltare nel posto del giudizio: «Di chi sono questo sigillo e il mantello e il bastone?».
26 E Jehuda, li riconobbe e disse: «Tamar è innocente; lei è incinta di me». E una voce dal cielo, e disse: «Da davanti a Me è stata fatta questa cosa, e che siano consegnati al giudizio». E Jehuda disse: «Perché non le ho dato Shela mio figlio, è accaduto questo a me». Ma aggiunse che non la avrebbe conosciuta di nuovo.
[GERUSALEMME. 19. il suo velo. 25. Tamar fu portata via per essere consumata dal fuoco; e cercò i tre pegni, ma lei non trovò nulla. Lei alzò gli occhi in alto e disse: «Per la misericordia io prego davanti al Signore. Tu sei Colui, o Signore Dio, che rispondi agli afflitti nell'ora della loro afflizione; rispondimi in questo momento della mia afflizione, e io dedicherò a Te tre santi nella valle di Dura, Hananva, Mishael e Azarya».
[In quel momento la Parola del Signore ascoltò la voce della sua supplica e disse a Mikael di scendere, e fare in modo che i suoi occhi avessero la luce .... Quando li vide, li prese e li gettò davanti ai piedi dei giudici, dicendo: «Con l'uomo a cui questi appartengono sono incinta. Ma anche se io posso essere bruciata non lo dirò, ma confido nel dominatore di tutto il mondo, il Signore, che è testimone tra me e lui, che Egli darà al cuore dell'uomo al quale questi appartengono, di riconoscere che questi sono il suo anello, e il mantello, e il bastone».
26 E Jehuda riconobbe i tre pegni, e si alzò sui suoi piedi e disse: «Vi prego, fratelli miei, e voi uomini della casa dei miei padri, ascoltatemi. Con la misura con cui un uomo misurò deve essere misurato a lui; se buona misura o cattiva; e benedetto è ogni uomo che confessa le sue opere. Poiché ho preso la tunica di Joseph mio fratello e la immersi nel sangue di una capra, e la portai davanti ai piedi di mio padre e gli dissi: «Vedi ora se questa sia la tunica di tuo figlio o no», se la misura è secondo la sua misura, e la regola alla regola. Meglio per me arrossire in questo mondo che arrossire nel mondo a venire; meglio bruciare con un fuoco che si spegne, che ardere nel fuoco ardente e divorante. Tamar mia nuora deve essere risparmiata. Non ha concepito un figlio dalla fornicazione, ma perché non ho dato a lei Shela mio figlio».
[Il Bath kol (Figlia della voce) scese dal cielo, e disse: «Tutti e due sono assolti nel giudizio». La cosa veniva dal Signore. E non fu fatta conoscere a lei.]
27 Ma è nel momento del suo parto, che, ecco, due gemelli erano nel suo grembo. 28 E fu che nascendo il bambino stese la sua mano; e la levatrice la prese, e gli legò un filo scarlatto, dicendo: Questo è venuto per primo. 29 E dopo che il bambino ebbe ritirato la mano, ecco, suo fratello venne fuori, e lei disse: «Con quale grande potere tu hai prevalso, e per te sarà di prevalere; per tu possederai il regno. Ed ella chiamò il suo nome Pharets. 30 E dopo uscì suo fratello, sulla cui mano era legato il filo scarlatto, ed ella chiamò il suo nome Zarach».
Cap. XXXIX. 1 Ma Joseph fu portato giù in Mizraim; e Potifar, [Due versetti sono omessi in questo capitolo] . . . un uomo di Mizraim, un capo di Pharoh, un capo delle guardie, lo comprò con un pegno dagli Arabi che lo avevano portato laggiù. 2 E la Parola del Signore era un aiuto per Joseph, e diventò un uomo ricco nella casa del suo padrone Mizraita. 3 E il suo padrone vide che la Parola del Signore era il suo aiuto, e che il Signore faceva prosperare in mano sua tutto quello che egli faceva; 4 e Joseph trovò grazia ai suoi occhi, ed egli lo serviva, e lo nominò sovrintendente sopra la sua casa, e su tutto ciò che aveva e lo consegnò nelle sue mani. [GERUSALEMME. 4 E ha consegnato nelle sue mani ed egli divenne sovrintendente.]
5 E fu dal momento in cui lo nominò sovrintendente sopra la sua casa, ed in più su tutto quello che aveva, che il Signore fece prosperare la casa del Mizraita per il bene della giustizia di Joseph e la benedizione del Signore era su tutto quello che egli aveva nella casa e nel campo. 6 Ed egli lasciò tutti i suoi averi nelle mani di Joseph, e non volle alcuna conoscenza di ciò che era suo, eccetto sua moglie con la quale si trovava.
E Joseph era ben formato e di bell'aspetto. 7 E fu dopo queste cose che la moglie del suo padrone mise i suoi occhi su Joseph e gli disse: giaci con me. 8 Ma egli rifiutò di avvicinarsi a lei, e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone non vuole nessuna conoscenza di ciò che è con me in casa, e tutto quello che egli ha è libero nelle mie mani; 9 non c'è nessuno in casa più grande di me, né ch'egli mi abbia impedito di qualcosa tranne che te, perché sei sua moglie: e come si può fare questo gran male, ed essere riconosciuto colpevole di fronte al Signore?». 10 E fu quando lei parlò con Joseph quel giorno ed il successivo, ed egli non acconsentì per giacere con lei, per paura che facendo ciò sarebbe stato condannato nel giorno del grande giudizio del mondo a venire; 11 fu in un certo giorno che egli entrò nella casa per esaminare le tavole dei suoi conti, e non c'era alcun uomo di casa all'interno; 12 che lei lo afferrò per la veste, dicendo: «Giaci con me»: e egli gli lasciò la veste in mano, e uscì in strada. 13 E quando ella vide che gli aveva lasciato la veste in mano, ed era andato via in strada, 14 che ella chiamò gli uomini della casa e disse: «Vedete questo, che l'uomo ebreo ha fatto, il quale il vostro padrone ha portato per prenderci in giro. Egli è venuto per giacere con me, ma io ho gridato con una voce alta. 15 E quando ha sentito che alzavo la voce, ha lasciato la veste con me, ed è uscito in strada». 16 E lasciò che il capo rimanesse finché il suo padrone tornasse in casa sua; 17 e lei gli parlava secondo queste parole, dicendo: «Il servo ebreo che tu hai fatto venire da noi è venuto da me per prendersi gioco di me». [GERUSALEMME . 18 Ed è stato quando ho tuonato con la mia voce.]
19 E quando il suo padrone udì le parole che la moglie gli diceva, dicendo: «Conformemente a queste cose mi ha fatto il tuo servo», la sua ira divenne forte. 20 Il padrone di Joseph lo sottopose al consiglio dei sacerdoti, che non lo misero a morte, ma lo consegnarono nella casa di prigionia, in cui erano legati i carcerati del re; e lui stette lì nella prigione. [GERUSALEMME. 20 Nella prigione.] 21 E la Parola del Signore era un aiuto per Joseph, e la misericordia era sopra di lui, e gli diede grazia agli occhi del comandante della prigione. 22 E il capitano della prigione affidò tutti i prigionieri che erano nella casa di prigionia alle mani di Joseph, e fece tutto ciò che gli era stato ordinato di fare. 23 Non fu necessario per il capitano della prigione controllare Joseph, dopo l'affidamento di tutti i prigionieri, poiché vide che non c'era colpa nelle sue mani; perché la Parola del Signore era il suo aiuto, e perciò che il Signore lo fece prosperare.
Cap. XL. 1 E dopo queste cose, venne dimostrato, si disse, che; Il capo dei maggiordomi del re di Mizraim, e il capo dei panettieri, commisero un oltraggio; quello di aver preso la decisione di buttare il veleno della morte nel suo cibo, e nella sua bevanda, e di uccidere così il loro signore, il re di Mizraim. 2 E Pharoh fu arrabbiato quando sentì ciò che riguardava i suoi due servitori, il capo coppiere e il capo panettiere. 3 E li mandò in prigione in casa del capo carnefice, la casa prigione dove Joseph era detenuto. 4 E il capo carnefice li affidò a Joseph, e li serviva, ed essi erano detenuti da alcuni giorni nella casa di custodia.
5 E sognarono un sogno, ciascuno di essi, ciascuno il suo sogno nella medesima notte, ogni uomo il suo sogno, e ogni sogno con il proprio significato e anche il proprio compagno, il coppiere e il panettiere del re di Mizraim che erano rinchiusi nella prigione. 6 E Joseph venne da loro al mattino, e li vide, ed ecco, erano turbati. 7 E Joseph chiese ai capi di Pharoh che erano con lui sotto la sua custodia nella casa del suo padrone, dicendo: «Perché oggi l'aspetto dei vostri volti è più brutto di tutti gli altri giorni da che siete qui?». 8 Ed essi gli risposero: «Noi abbiamo fatto un sogno, e non c'è interprete per esso». Joseph rispose: Non sono le interpretazioni dei sogni coperte dal Signore? Dillo subito a me». 9 E il capo dei maggiordomi raccontò il suo sogno a Joseph e gli disse: «Ho visto nel mio sogno, ed ecco, una vite era davanti a me. 10 E nella vite c'erano tre rami; e come essi germogliarono si produssero germogli, e subito maturavano in grappoli, e diventò uva. 11 E vidi finché diedi la coppa di Pharoh dalla mia mano, e presa l'uva, la spremetti nella coppa di Pharoh, e diedi la coppa in mano a Pharoh».
12 E Joseph gli disse: «Questa è la fine delle interpretazioni del sogno. I tre rami sono i tre padri del mondo, Abraham, Izhak, e Jakob, i figli di cui figli devono essere ridotti in schiavitù in Mizraim al lavoro all'argilla ed ai mattoni, e in tutto il lavoro della faccia del campo: ma poi sarà consegnata nella mano di tre pastori. Come hai detto, ho preso l'uva e l'hai spremuta nella coppa di Pharoh, e desti la coppa in mano a Pharoh: E' la fiala dell'ira che Paroh berrà (egli stesso) alla fine. Ma tu, il capo dei coppieri riceverai una buona ricompensa per quanto riguarda il buon sogno che tu hai sognato; e l'interpretazione di esso, per te stesso, è questa: i tre tralci sono tre giorni, fino alla tua liberazione. 13 Al termine di tre giorni il ricordo di te arriverà davanti a Pharoh e lui alzerà la tua testa con onore, e ti ripristinerà al tuo servizio, e tu darai la coppa a Pharoh in mano, secondo la tua antica consuetudine di versare per lui».
[GERUSALEMME. 12 E Joseph disse: «Questa è l'interpretazione del sogno: i tre tralci sono tre padri del mondo, Abraham, Izhak, e Jakob i cui figli saranno ridotti in schiavitù nella terra di Mizraim e saranno consegnati dal gruppo di tre pastori fedeli, [governanti] , che possono essere paragonati ai grappoli. E che tu hai detto, ho preso l'uva e l'ho spremuta nella coppa di Pharoh e ha dato la coppa in mano a Pharoh: E' la coppa della retribuzione, è quella che Pharoh dovrà bere all'ultimo. Per quanto riguarda te, il capo dei maggiordomi, tu non perderai la tua ricompensa; perché questo sogno che tu hai sognato è buono». Tuttavia l'interpretazione del sogno (come relativo a se stesso) Joseph non glielo disse; ma che poi spiegò, quando gli piacque. E Joseph gli disse: i tre tralci sono tre giorni.]
14 Joseph, avendo grande confidenza [fiducia] e mantenendo la fiducia nell'uomo, disse al capo dei coppieri: «Ricordati di me, quando tutto andrà bene per te, e di agire gentilmente con me, e ricordami davanti a Paharoh ed ottieni la mia liberazione da questa prigione. 15 Perché sono stato in verità portato via in maniera disonesta dalla terra degli Hivrai e anche qui non ho fatto nulla male, per cui mi si debba mettere in prigione».
16 E il capo dei panettieri, quando capì l'interpretazione del sogno del suo compagno, vedendo che aveva interpretato bene, cominciò a parlare con una lingua impaziente, e disse a Joseph: «Ho visto anche io nel mio sogno, ed ecco, tre canestri di ottime torte erano sul mio tallone; [GERUSALEMME. 16 Ed ecco, tre cesti di pagnotte calde erano sul mio tallone;] 17 e nel cestello sopra di tutti carne deliziosa per Pharoh fatta dal pasticcere e gli uccelli li mangiavano dal canestro sul mio capo».
18 Joseph rispose e disse: «Questa è la sua interpretazione. I tre canestri sono i tre asservimenti con cui la casa di Israele devono essere ridotti in schiavitù. Ma tu, il capo dei panettieri, riceverai una cattiva ricompensa, dal sogno che tu hai sognato». E Joseph spiegò, come era appropriato nei suoi occhi e gli disse: «Questo è la sua interpretazione per te stesso. I tre canestri sono tre giorni, fino tua morte. 19 Al termine di tre giorni, Pharoh con la spada toglierà la tua testa dal tuo corpo, e ti si bloccherà su una forca, e gli uccelli toglieranno tua carne da te». [GERUSALEMME. 18 E disse a lui: «I tre canestri sono i tre asservimenti pesanti che devono accadere alla casa d'Israele, nel paese di Mizraim in argilla e in mattoni, e in tutti i lavori sulla faccia del campo. Sarà che la parentela di Pharoh, di Mizraim decreterà un decreto malvagio contro Israele per gettare i loro figli nel fiume. Nonostante tutto Pharoh perirà, e il suo esercito sarà distrutto, ma i figli d'Israele usciranno riscattati e a capo scoperto. E tu, il capo dei panettieri riceverai una punizione; perché questo sogno che tu hai sognato è cattivo». Ma l'interpretazione del sogno Joseph non lo fece conoscere a lui (in una volta) ; ma poi Joseph glielo espose quando gli piacque. E Joseph gli disse: «Questa è l'interpretazione del sogno. I tre canestri sono tre giorni».]
20 E arrivò il terzo giorno, la natività di Pharoh il quale fece un banchetto per tutti i suoi servi. E innalzò il tallone (fece salire) del capo maggiordomo, ed il tallone del capo panettiere, in mezzo ai suoi servi. 21 Ed egli ripristinò il maggiordomo capo al suo ufficio di coppiere, perché scoprì che non era stato in quel complotto. E dette la coppa in mano di Pharoh. 22 Ma il capo dei panettieri fu impiccato, perché aveva fatto un complotto per ucciderlo, proprio come Joseph gli aveva esposto.
23 Ma poiché, Joseph si era ritirato dalla [shabak - aveva abbandonato] misericordia che è dal di sopra, e aveva messo la sua fiducia nel capo dei coppieri, mettendo la fiducia nella carne. Perciò il capo dei coppieri non si ricordò di Joseph, ma lo dimenticò, fino a quando dal Signore venne il tempo della fine in cui doveva essere rilasciato. [GERUSALEMME. 23 Joseph lasciò la misericordia di sopra, e la misericordia di sotto, la misericordia che lo ha accompagnato dalla casa di suo padre, e pose la sua fiducia nel capo dei coppieri: confidò nella carne, e dalla carne deve essere gustata anche la coppa della morte. Né ha ricordato la Scrittura dove è scritto esplicitamente: «Maledetto sarà l'uomo che confida nella carne, ed innalza la carne come la sua fiducia. Benedetto sarà l'uomo che confida nel Nome della Parola del Signore, e la cui fiducia è la Parola del Signore». Quindi il capo dei coppieri non si ricordò di Joseph, ma lo dimenticò, fino al tempo in cui alla fine è arrivò il momento in cui sarebbe stato rilasciato.]