I NOMI NEL PENTATEUCO
Abele è il nome del personaggio biblico figlio di Adamo ed Eva e fratello di Caino, ucciso da quest'ultimo per invidia.
L'etimologia è incerta. Molto spesso viene fatto derivare dall'ebraico הֶבֶל (Hevel) o הָבֶל (Havel), che significa "respiro", "soffio vitale", "vapore", "nebbia" (ma anche "vanità"); tale etimo, interpretabile in senso lato come "effimero", voleva forse significare la brevità della vita. Alternativamente si è ipotizzata una connessione con l'accadico ablu o aplu ("figlio", "generato")
Abramo, (in ebraico: אַבְרָהָם, Avraham, "Padre di molti/dei popoli"; in arabo: ابراهيم, Ibrāhīm) è un patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam. La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa dal Corano. Secondo Genesi (17,5), il suo nome originale era אַבְרָם (Avram, Abram), poi cambiato da Dio in Avraham.
Abimelech o Abimelek (in lingua ebraica: אֲבִימֶ֙לֶךְ֙ "mio padre (Dio) è re") fu il nome di alcuni re presenti nella Bibbia: è stato re di Gerar, secondo le Scritture, Abramo, che risiedeva nel territorio di Gerar su cui regnava Abimelech, ritenne prudente far credere che sua moglie Sara fosse sua sorella, come già aveva fatto nel corso del suo viaggio in Egitto e probabilmente per la stessa ragione: riteneva che la bellezza di Sara avrebbe spinto coloro che la desideravano a ucciderlo per sbarazzarsi di lui, se l'avessero creduto suo marito, ma gli avrebbe invece attirato il favore dei suoi ammiratori se l'avessero creduto suo fratello.
Abimelech fece rapire Sara. Ma prima di accostarsi a lei fu avvertito in sogno che la donna era moglie di Abramo, suo ospite, al quale allora la restituì con ricchi doni, Genesi 20, 1-18.
Fece un'alleanza con Abramo a Beer-Sceba (Bersabea) Genesi 21, 22-34.
Anche Isacco ebbe a che fare con Abimelek, probabilmente un successore e fece un'alleanza con lui con una disputa riguardo dei pozzi Genesi 26:12-31.
Adamo (in ebraico: אָדָם, in arabo: آدم, ʾĀdam) è il nome, secondo l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam, del primo uomo e significa "umanità", "uomo", "uomo terreno", "terroso", o "della terra rossa".
Agar (in Ebraico הָגָר, Hāgar; in Arabo هاجر; "Straniera") fu una schiava egiziana di Sara, moglie di Abramo. La sua storia è raccontata nel libro della Genesi ai capitoli 16 e 21.
Nel Corano Agar non è citata direttamente, ma è conosciuta, sotto la variante Hāgar, dalla tradizione musulmana ed è considerata come la seconda sposa di Abramo e la madre del suo figlio primogenito Ismaele/Ismāʿīl. A lei si riconduce il rito del sa'y, che si svolge nel corso dei pellegrinaggi maggiore e minore, del hajj e della ʿumra tra le collinette meccane di Safa e Marwa.
L'abbandono di Hāgar e di Ismāʿīl è considerato come una prova per vagliare la fede della donna nella provvidenza divina e Dio non mancherà d'aiutare la donna dopo la sua accorata ricerca d'aiuto.
Aran (ebraico: הָרָֽן, Hārān, caldo) Nella Bibbia, patriarca, figlio di Terach, fratello di Abramo e padre di Lot e di Melcha. Premorì al padre, a Ur (Gen. 11, 27-29). Un’errata interpretazione del nome ‛ūr, come «fuoco» anziché «luce», diede origine alla leggenda secondo la quale Aran sarebbe morto sul rogo per non aver voluto adorare il fuoco.
Aronne, in ebraico אַהֲרֹן, trascritto in ebraico standard Ahàron, in ebraico tiberiense ʾAhărōn, a volte traslitterato anche come Aaronne , è un personaggio della Bibbia, fratello di Mosè e primo sommo sacerdote del popolo ebraico.
Il nome Aronne significa "portatore di martiri", ma viene anche ricollegato a diversi termini ebraici traducibili come "illuminato", "brillante", "esaltato", "alta montagna" o "montàno", "proveniente dalla montagna"; oppure molto più spesso al termine di aron ("arca").
Secondo il racconto dell'Esodo Aronne era il primo dei figli maschi di Amram e Jochebed, della tribù di Levi; il fratello Mosè era più giovane di tre anni rispetto ad Aronne, e Miriam, la loro sorella, era di alcuni anni più anziana rispetto ad Aronne. Aronne era il bisnipote di Levi e rappresentava le funzioni sacerdotali della sua tribù, diventando il primo sommo sacerdote.
Viene considerato progenitore di tutti i Cohanim (sacerdoti) ebrei e di tutti i Sommi Sacerdoti ebrei.
Aser: è un nome biblico, portato nell'Antico Testamento da Aser, ebraico אָשֵׁ֖ר, figlio di Giacobbe e di Zilpa e capostipite della tribù omonima (Gn. 30, 12-13).
Etimologicamente, viene ricondotto in genere all'ebraico oshor o osri, che vuol dire "felice", "benedetto", "beato" È stata tuttavia proposta anche una derivazione dai nomi delle divinità Asherah o Assur
Balaam (in lingua ebraica: בִּלְעָם, vocalizzazione standard Bilʻam, vocalizzazione tiberiense Bilʻām) è un profeta del Pentateuco. La sua storia viene raccontata verso la fine del libro dei Numeri. Ogni antica menzione di Balaam lo considera un non-Israelita, anche se profeta, e figlio di Beor, anche se non si sa esattamente con chi possa identificarsi Beor. Anche se altre fonti descrivono le benedizioni apparentemente positive che fa discendere su Israele, Balaam viene spesso citato come un "uomo stregato" nella maggior parte delle storie a lui concernenti.
Balak (in lingua ebraica: בָּלָ֖ק, desolazione) Re di Moab. Dopo che gli Israeliti hanno sconfitto due re dal lato occidentale del Giordano: Sihon, re degli Amorriti, e Og, re di Bashan. Balak si allarma, e invia gli anziani di Moab e dei Madianiti presso Balaam, figlio di Beor, per indurlo a raggiungerlo e ad aiutarlo maledicendo Israele, cosa che non gli riuscirà, perché Dio lo costringerà a benedire Israele .
Beniamino: secondo la Bibbia ebraica, il nome di Benjamin è nato quando Jacob modificò deliberatamente il nome Benoni, il nome originale di Benjamin, dal momento che Benoni (בֶּן־אוֹנִ֑י) era un'allusione al fatto che Rachele morì subito dopo aver partorito, in quanto significa figlio del mio dolore. Gli studiosi dei testi considerano questi due nomi, come frammenti di narrazioni di denominazioni provenienti da fonti diverse - uno è quella Jahwista e l'altra è il Elohista .
L'etimologia del nome interpretato come figlio del lato destro. Essere associati con il lato destro era tradizionalmente un riferimento alla forza e alla virtù (cf. sinistro, che deriva dal latino a sinistra). Questo, tuttavia, non è l'unica traduzione letterale, come la radice di destra è identica a quella per Sud, per cui Benjamin si può anche tradurre letteralmente come figlio del sud . Questo significato è sostenuto da diverse fonti rabbiniche classiche, che sostengono che si riferisce alla nascita di Benjamin in Canaan, in confronto con la nascita di tutti gli altri figli di Jacob in Aram. Gli studiosi moderni hanno invece proposto che, con l'omonimo Benjamin sia solo una metafora, figlio del Sud / figlio della destra sono riferimenti all'essere subordinato della tribù alla tribù più potente di Efraim.
All'interno del Pentateuco Samaritano, il nome è sempre scritto come בִנְיָמִֽים, con una mem finale, rendendolo Benjamim, e sarebbe letteralmente traducibile come lo spirito dell'uomo. Alcune letterature rabbiniche classiche sostengono che questa era la forma originale del nome ed era un riferimento all'età avanzata di Jakob, quando Benjamin nacque.
Secondo fonti rabbiniche classiche, Benjamin è nato solo dopo che Rachel aveva digiunato per un lungo periodo di tempo, come una devozione religiosa con la speranza di un nuovo figlio come ricompensa. Da allora Jacob aveva più di 100 anni. Benjamin viene trattato come un bambino nella maggior parte del racconto biblico, ma ad un certo punto viene bruscamente descritto come il padre di dieci figli. Studiosi dei testi ritengono che questo è il risultato del passaggio genealogico, in cui i suoi figli sono chiamati, essendo da una fonte molto più tardi rispetto alle narrazioni Jahwiste ed Elohiste, che costituiscono la maggior parte della narrativa su Joseph, e che, sistematicamente, descrivono Benjamin come un bambino.
Bila o Bilah (ebraico בִּלְהָ֖ה terribile, spavento), era la serva della seconda moglie di Giacobbe, Rachele, la quale a differenza della sorella maggiore Lia, madre di Ruben, Simeone, Levi e Giuda, non aveva ancora dato figli al marito. Nella Genesi si racconta dunque che diede al marito la propria serva Bila come concubina e Bila diede a Giacobbe due figli Dan e Neftali. Genesi 30, 3-8.
Caino: (in ebraico קַיִן , Qáyin, che significa "acquisizione") è un personaggio biblico, figlio maggiore di Adamo ed Eva, fratello di Abele. Secondo la narrazione della Genesi è il primo uomo nato nella storia umana.
Cam: Il nome deriva dall'egiziano Khem, cioè "terra nera", con cui gli egizi indicavano il loro paese, reso fertile dal limo scuro delle inondazioni del Nilo, in contrapposizione alle "terre rosse" dei deserti circostanti. Infatti Cam, (in ebraico חָ֥ם, Ham), fu padre di Mizraim, cioè dell'Egitto (Mis-Ra, Ramis: Ra salva dalle acque), oltre che dei popoli etiopi (Cus) e di alcuni gruppi del Medio Oriente (Canaan).
Dan: (in ebraico דָּ֖ן), Dan significa giudice, è il primo figlio avuto da Giacobbe dalla concubina Bila, schiava di Rachele, la quale dice: finalmente JHWH mi ha fatto giustizia, Genesi 30, 5-6.
Altri la fanno derivare dal sumero dun, "padrone" o dall'accadico danu, "potente".
Dina, figlia di Giacobbe e di Lia (ebraico דִּינָה Dinah), che significa "giudicata o vendicata". Genesi 30:21; 34:1; 46:15.
Fu violentata da Sichem, che poi voleva sposarla.
Ma Simeone e Levi, due dei fratelli di Dina, uccisero tutti i maschi della città di Sichem Genesi 34.
Efraim: (in ebraico: אֶפְרַיִם/אֶפְרָיִם, Efráyim, ʾEp̄ráyim/ʾEp̄rāyim) è stato, secondo la Genesi, il secondo figlio di Giuseppe e Asenath e il fondatore della tribù di Efraim.
La scolastica ritenne tuttavia che queste informazioni fossero state aggiunte successivamente per fare in modo che la tribù fosse legata alle altre da un antenato che le desse il nome e fosse imparentato con gli altri patriarchi. La Torah spiega che il nome Efraim significa doppiamente fecondo, riferito all'attitudine del padre di avere figli, soprattutto quando si trovava in Egitto (che nella Torah viene definita la terra della sua afflizione).
Nel racconto biblico l'altro figlio di Giuseppe è Manasse e Giuseppe stesso è uno dei figli di Rachele e Giacobbe (l'altro è Beniamino). Gli studiosi della Bibbia considerano ovvio, per la sovrapposizione geografica e per come vengono trattate nei brani più antichi, che quelle di Efraim e Manasse fossero inizialmente considerate come una sola tribù, vale a dire quella di Giuseppe; secondo i biblisti, Beniamino avrebbe anch'egli fatto parte, in origine, di questa unica tribù, ma che il racconto biblico di Giuseppe e di suo padre sia andato perduto.
Eliezer: (in ebraico: אֱלִיעֶזֶר), che può essere tradotto con Dio è il mio aiuto, e il nome di undici personaggi biblici e di alcuni maestri talmudici. Abramo lo chiama "figlio della mia casa" Es. 15,2-3 perché era il legittimo erede del patriarca prima che avesse figli. Le tavolette di Nuzi spiegano perché Abramo considerava Eliezer suo erede. La legge, vigente all'epoca di Abramo, riguardante le coppie senza figli che ne adottavano uno che si prendeva cura di loro fino alla loro morte, stabiliva che l'adottato ne ereditava poi la proprietà.
Eliezer ben Moshe era il secondogenito di Mosè e Sefora, viene citato nel Libro dell'Esodo 18, 4
Esaù ( in ebraico: עֵשָׂו, Esav, detto anche Edom, ebraico: אֱדוֹם, cioè "rosso") è figlio di Isacco e Rebecca e fratello gemello di Giacobbe, le cui vicende sono narrate nella bibbia nel libro della Genesi.
Il nome Esaù in lingua ebraica significa "peloso" o "ruvido, rude".
Il libro della Genesi ci racconta che quando Esaù nacque, prima di suo fratello gemello Giacobbe, era rossiccio e peloso (cfr. Genesi 25,25).
Crescendo, Esaù si dimostrò abile nella caccia e uomo della steppa, e per questo era prediletto dal padre (cfr. Genesi 25,27-28).
Una volta, rientrato affamato dalla campagna, vide Giacobbe che aveva cotto un piatto di lenticchie. Quando gli chiese da mangiare poiché era sfinito, Giacobbe chiese in cambio la primogenitura, e Esaù accettò (cfr. Genesi 25,29-34).
In seguito perse anche la benedizione di Isacco in punto di morte, riservata al primogenito. Infatti Giacobbe, prima di lui, aveva indossato i suoi abiti e ingannato il padre, che era quasi cieco e riconosceva i figli dall'odore, e aveva cotto un animale del gregge facendolo passare per sua selvaggina (cfr. Genesi 27,1-29).
Quando si accorse di aver perso anche la benedizione, ottenne da Isacco una benedizione secondaria (cfr. Genesi 27, 30-40).
Inizialmente determinato ad uccidere il fratello che l'aveva ingannato, molti anni dopo che Giacobbe era sfuggito per evitare la sua ira si riconciliò con lui.
Eva: (in ebraico חַוָּ֑ה Hawah), è il nome che Adamo, primo uomo secondo la Genesi 3,20, ha dato alla sua compagna dopo che l'aveva chiamata "donna".
La Bibbia dà di questi due nomi un'etimologia popolare. Eva viene fatto derivare da "vivente" o "che suscita la vita" (Madre dell'umanità). Il nome "donna" ('ishshah) viene considerato come forma femminile di ish (=maschio). L'intendere donna come "maschi-a" indica una relazione essenziale: sia per origine che per finalità, la donna costituisce una unità con l'uomo. A ciò allude anche il racconto di Genesi 2,18-22, secondo cui la donna è tratta dal fianco del primo uomo.
Gad: (in ebraico: גָּד) è un nome proprio di persona ebraico maschile. Vuol dire "fortuna", "buona sorte" in ebraico; ha quindi significato affine ai nomi Bonaventura, Felicita,
Nome di tradizione biblica, è presente nell'Antico Testamento, dove Gad è il primo figlio avuto da Giacobbe e da Zilpa, la schiava di Lia (Gn 30, 9-11), che sarà il capostipite di una delle dodici tribù d'Israele; inoltre è portato anche da un profeta presso la corte di Davide (1Sam 22, 5)
Giacobbe: Nome di tradizione biblica, portato nell'Antico Testamento da Giacobbe, chiamato anche Israele, figlio di Isacco e di Rebecca e padre dei fondatori delle dodici tribù d'Israele.
Etimologicamente, deriva dall'antico nome ebraico יַעֲקֹב (Ya'aqov), dall'origine discussa. Secondo le spiegazioni tradizionali significa "colui che tiene il calcagno", "colui che prende per il calcagno" (da 'aqebh, "calcagno", "tallone") o "colui che soppianta", "soppiantatore" - poiché secondo la narrazione biblica, Giacobbe nacque tenendo il tallone di suo fratello gemello Esaù, e da adulto gli rubò la primogenitura. Secondo altre teorie, deriverebbe invece da un nome ipotetico come יַעֲקֹבְאֵל (Ya'aqov'el), basato sulla radice qb ("proteggere") e avente il significato di "possa Dio proteggere", "Dio protegge" o "Dio ha protetto", o potrebbe anche avere origini babilonesi, col possibile significato di "Dio ricompensa".
L'ebraico יַעֲקֹב (Ya'aqov) - che nel I secolo a.C. era uno dei nomi più diffusi fra gli ebrei del tempo - passò in greco come Ιακωβος (Iakobos) e venne adattato in latino in due diverse forme: Iacobus e Iacomus. Dalla prima delle due derivano i nomi Giacobbe e Jacopo, mentre dalla seconda, più tarda, si è sviluppato Giacomo; alcune altre lingue (come l'inglese, con Jacob e James) hanno a loro volta tale distinzione, ma nella maggioranza non esiste distinzione, ed entrambi i nomi sono riuniti sotto una sola forma.
Giuda: (in ebraico יְהוּדָ֔ה) è un nome di origine aramaica, basato su yehudah, che significa "onorato", "lodato".
Nella Bibbia era il nome di uno dei dodici figli di Giacobbe e Lia, capo della tribù omonima, e da cui discesero Re Davide (i cui nipoti regnarono sul regno di Giuda) e Gesù. Era inoltre il nome dell'Iscariota, l'apostolo che tradì Gesù, e di diversi altri personaggi. La variante inglese Jude venne usata per distinguere Giuda Taddeo da Giuda Iscariota. Proprio a causa di quest'ultimo, in Italia il nome non conobbe grande popolarità.
Giuseppe: deriva dall'ebraico יוֹסֵף (Yosef), basato sul verbo yasaph ("accrescere", "aumentare"), e significa "[YHWH] accresca", "egli aggiungerà", inteso come augurio per la nascita di altri figli; altre interpretazioni sono "aumento del signore" e "uno che crescerà". Adattato in greco come Ioseph, Iosephos e Iosepos, è giunto in latino come Ioseph e Iosephus. La forma italiana "Giuseppe" deriva da Ioseppus, un altro adattamento latino popolare.
Gherson: (in ebraico גֵּרְשֹׁם בן-מֹשֶׁה Gērəšōm ben Móše) è il nome d'un personaggio della Bibbia, figlio primogenito di Mosè e Sefora.
Nato in terra di Madian quando il padre fuggì dall'Egitto venne chiamato Gherson proprio a sottolineare l'esilio paterno (Gherson difatti vuol dire "straniero"). Di lui parla il libro dell'Esodo durante l'episodio della malattia di Mosè: quando il profeta venne colpito da un grave male poiché non circonciso, la moglie compì il rituale ebraico sul figlio e versando il sangue del piccolo sul marito moribondo ne ottenne la guarigione.
Isacco il Patriarca (יִצְחָק, Yitzchak, "Egli ride\riderà"; in greco: Ἰσαάκ Isaak, in arabo: إسحاق ʾIsḥāq) (Bersabea - Mamre) è un personaggio della Bibbia, uno dei grandi patriarchi; è il figlio di Abramo e Sara. La sua vita è narrata nel libro della Genesi (Genesi 15-35). Nell'Islam è chiamato Ishāq, e la sua vita è narrata nel Corano. Il suo nome ("egli riderà" o "egli ha riso"), proviene dalla reazione di sua madre Sara all'udire la profezia della sua nascita: ella era assai anziana ed era sterile. È venerato come santo da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi, ed è assai riverito anche nella religione ebraica e in quella islamica
Ismaele deriva dall'ebraico יִשְׁמָעֵאל (Yishma'el) che significa letteralmente "Dio ascolta", "Dio ascolterà" o "Dio mi ascolta", essendo composto da yishma (imperfetto di shama, "ascoltare") ed El; altre fonti lo interpretano con "Dio ha esaudito".
Ismaele è il figlio di Abramo avuto dalla schiava Agar.
Israele (ebraico יִשְׂרָאֵל), il nome viene citato anche nel Libro della Genesi (32,28), dove viene raccontato l'episodio in cui Dio cambia il nome a Giacobbe, chiamandolo, per l'appunto, Israele.
Il nome venne adottato da Giacobbe dopo che ebbe lottato con un angelo (Gen 32, 28) Da lui prendono il nome la nazione e il popolo di Israele. Ad oggi il significato biblico è passato in secondo piano, e un uso del nome fa riferimento in genere all'attuale stato di Israele.
L'etimologia è discussa: viene generalmente ricondotto all'ebraico יִשְׂרָאֵל (Yisra'el), composto da sara (o sciarah, "lottare") ed El ("Dio"), e che vuol dire "che combatte con Dio" (o "che ha combattuto con Dio"), "Dio combatte" (o "Dio combatté") o anche "che combatte per il Signore". Sono stati proposti anche significati alternativi, quali "possa Dio prevalere", "Dio governa" e "Dio guarisce".
Ad ogni modo, il nome Israele veniva già considerato un nome comune tra i semiti, come si evince da testi eblaiti e ugaritici.
Un'interpretazione comune fa derivare il nome dal soprannome di Giacobbe, ovvero Israele (איש רואה אל, Ish roe El, che tradotto significa "l'uomo che vide (l'angelo di) JHWH"). "Eretz Yisrael" avrebbe dunque il significato di "Terra di Giacobbe". La grafia di questa interpretazione (ישראל) è quella più aderente alla parola Israele (ישראל).
Issachar: era il nono figlio di Giacobbe, il quinto con la prima moglie, Lia.
È anche il nome di una tribù israelitica.
Il nome è ebraico e può essere scritto anche Yissachar o Issacar, trascritto in lingua ebraica יִשָּׂשׁכָר, vocalizzazione standard Yissaḫar, oppure vocalizzazione tiberiense Yiśśâḵār.
Significa egli è un salario o uomo di salario.
Il nome di Issachar viene spiegato nel libro della Genesi capitolo 30, versetto 18: Lia disse, "JHWH mi ha dato la mia ricompensa perché ho concesso la mia ancella a mio marito (come concubina)", e lo chiamò Issachar.
Jafet: o Iafet, anticamente anche italianizzato Giapeto (in ebraico יפת, pron. Iéfet) è un personaggio biblico, uno dei figli di Noè.
Viene sempre indicato come terzo dopo Sem e Cam, ma poiché in Gen. 9:24 Cham è definito "בנו הקטן" (trad. lett. "suo figlio il piccolo"), una tradizione parallela e più tarda vuole che Iafet sia in realtà il secondogenito, nato dopo Shem.
Egli fu ammesso con i fratelli a salire sull'arca assieme alla propria moglie, e superò con loro la strage del Diluvio (Gen. 7, 13; 9, 18). Tempo dopo, quando il padre ubriaco venne visto da Cham stordito e discinto, fu lui con suo fratello Shem a coprirne il corpo, mostrando - attraverso il gesto di procedere a ritroso verso il padre con un manto, così da non vederne la nudità - un rispetto assoluto per il proprio genitore. Per questa accortezza ricevette un'importante quanto oscura benedizione, che nella sua prima parte suona: יפת אלי ליפת וישכן באהליˉשם (trad. lett."Faccia ampio il Signore verso Jafet, ed egli abiti nelle tende di Shem" - Gen. 9, 27).
Vi è una tradizione nell'Ebraismo secondo cui alla discendenza di Yafet corrispondono i Greci e il resto degli Europei, le cui caratteristiche corrispondono all'accostamento del significato della radice del nome Yafet con quello di bellezza; vi sono inoltre discendenti di Jefet con capelli di colore nero, "rosso", "biondi", ecc.
Jetro: (ebraico: יִתְרוֹ, ebraico tiberiense Yiṯrô; che significa eccellenza) è un personaggio della Bibbia, in particolare dell'Esodo. Era suocero di Mosè, secondo la tradizione elohista, la più ricca di informazioni su questo personaggio discreto, chiamato incidentalmente anche Reuel (Raguel nel testo greco) molto probabilmente per un errore del copista. Facilmente lo stesso personaggio nella tradizione jahvista si chiama invece Obab.
Il libro dell'Esodo ci informa che fu un sacerdote madianita e ce lo presenta come il capo di una delle tribù di pastori nomadi che si spostavano lungo le rive del golfo di Aqaba (Esodo 2, 16). Quando, dopo avere ucciso un persecutore dei suoi fratelli ebrei, Mosè fuggì dall'Egitto, venne accolto nel “paese di Madian” dall'ospitale Jetro che gli diede in moglie sua figlia Sefora (o Zippora) (Es. 2, 21).
Labano: nome di tradizione biblica, è portato nell'Antico Testamento da Labano, fratello di Rebecca e padre di Lia e di Rachele. Etimologicamente si basa sull'ebraico לָבָן (lavan, labhan), che vuol dire "bianco", "candido".
Levi: deriva dall'ebraico לֵוִי (Lewi o Levi), che significa "affezionato" o "che si associa [a qualcuno]".
Il nome è portato nell'Antico Testamento da Levi, figlio di Giacobbe e Lia, progenitore della tribù di Levi.
Levi è il terzo figlio del patriarca biblico Giacobbe e di Lia, capostipite della tribù israelitica dei Leviti. I sacerdoti, dediti all'officio del culto di JHWH, potevano appartenere solo a questa tribù. Secondo la tradizione Giacobbe offrì suo figlio Levi come tributo a Dio, e Levi fu portato in cielo dall'angelo Michele. Là Dio lo benedisse e gli disse che i suoi discendenti sarebbero stati prescelti per essere i ministri di Dio sulla terra come gli angeli sono i ministri di Dio in cielo.
Levi fu coinvolto con suo fratello Simeone nella violenta vendetta contro i Sichemiti per lo stupro di sua sorella Dina.
La sua tendenza allo zelo per Dio fu ereditata dal suo discendente nella linea sacerdotale Pinechas.
È anche un altro nome con cui è chiamato l'apostolo Matteo.
Lia: deriva dal nome ebraico לֵאָה (Le'ah), il cui significato tradizionale è "mucca", ma è stata ipotizzata anche una derivazione dal termine לְאָה (le'ah), che vuol dire "stanca" (interpretato a volte, forse in senso lato, come "laboriosa"). Secondo altre interpretazioni, potrebbe derivare da un nome caldeo, significante "signora" o "che governa" in accadico; in tal caso avrebbe lo stesso significato dei nomi Marta, Freya, Matrona, Sara, Donna.
Lot (in ebraico לוט - [lōṭ]; in arabo لوط - [lūṭ]) è un Patriarca della Bibbia, nipote di Abramo (figlio di suo fratello Aran).
Secondo il racconto biblico, Lot seguì Abramo nella marcia fino alla terra promessa; ma quando giunsero a Betel decisero di separarsi. Lot scelse come suo territorio la valle del Giordano e la zona intorno al Mar Morto, mentre Abramo andò nella direzione opposta. In seguito, Lot, stabilitosi a Sodoma, venne rapito quando la città fu saccheggiata nel corso di una guerra; ma Abramo, venutolo a sapere, insieme ai suoi servi inseguì i razziatori, li sconfisse e liberò il nipote.
Quando Dio decise di distruggere Sodoma e Gomorra, due angeli in sembianze umane vennero ad avvertire Lot perché fuggisse. Una volta che Lot ebbe fatto entrare i due nella sua casa e li ebbe rifocillati, i Sodomiti bussarono alla sua porta per prendere i due visitatori e abusare di loro. Lot, per fermare la folla, offrì loro le sue due figlie vergini perché venissero violentate al posto degli angeli. A questo punto, la folla inferocita venne fermata da un lampo abbagliante che fece perdere loro la vista. Lot fuggì con la moglie e le figlie verso Zoar; ma, durante la fuga, sua moglie, per aver contravvenuto all'ordine di non voltarsi a guardare, fu tramutata in una statua di sale.
Lot si rifugiò in una caverna con le due figlie; esse, desiderando concepire dei figli e non essendovi nessun altro uomo in quella regione, fecero bere del vino al padre ed ebbero rapporti sessuali con lui mentre era ubriaco. Esse generarono due figli, dai quali discesero i popoli dei Moabiti e degli Ammoniti.
Manasse: deriva dall'ebraico מְנַשֶּׁה (Manasseh), basato su un verbo che significa "dimenticare"; il nome può essere interpretato in vari modi: "dimenticato", "dimenticanza", "che fa dimenticare", "Dio mi ha fatto dimenticare".
Si tratta di un nome di tradizione biblica, portato dal patriarca Manasse, primogenito di Giuseppe, capostipite dell'omonima tribù, oltre che da diversi altri personaggi.
Melchisedec (Melchizedek o Malki-tzédek מַלְכִּי־צֶדֶק / מַלְכִּי־צָדֶק "Il mio Re è giusto", ebraico Standard Malki-ẓédeq / Malki-ẓádeq, ebraico tiberiense Malkî-ṣéḏeq / Malkî-ṣāḏeq), a volte scritto Malchizedek, Melchisedech, Melchisedek, Melchisedeq o Melkisedek, è una figura emblematica e misteriosa nell'Antico testamento, della Tanakh o Bibbia ebraica.
Nella Bibbia è identificato come re del regno di Salem (che si ritiene fosse l'antica Gerusalemme) e come Sacerdote dell'altissimo Elyon Elohim; secondo l'esegesi ebraica si tratta di Shem, figlio di Noè.
Miriam: riprende la forma ebraica originale del nome Maria, מִרְיָם (Miriam). La sua origine è fortemente dibattuta; la teoria più accreditata lo fa di origine egizia, basato su mry o mr (che significano rispettivamente "amata" e "amore"), ma le teorie alternative sono molto numerose.
Nella Bibbia, il nome in questa forma è presente nel libro dell'Esodo, dove è portato da Miriam, sorella dei patriarchi ebraici Aronne e Mosè.
Mosè (latino: Moyses; in ebraico: מֹשֶׁה, standard Moshé, tiberiense Mōšeh; greco: Mωϋσῆς; in arabo: موسىٰ, Mūsa; ge'ez: ሙሴ, Musse) è per gli Ebrei il Rav per antonomasia (Moshé Rabbenu, Mosè il nostro maestro), e tanto per gli Ebrei quanto per i cristiani egli fu la guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell'Esodo; per i musulmani, invece, Mosè fu innanzi tutto uno dei profeti dell'Islam la cui rivelazione originale, tuttavia, andò perduta.
Il problema della storicità di Mosè e degli eventi narrati dall'Esodo è un tema che è stato ampiamente dibattuto in ambito accademico. A chi in passato ha difeso la storicità del personaggio, si contrappongono quanti oggi vedono in Mosè una figura dai soli contorni mitici o leggendari. Tra queste due posizioni si collocano alcuni studiosi, tra cui Israel Finkelstein, che pur negando la verità storica della relativa narrazione biblica, la considerano la mitizzazione di un confronto attinente a una cronologia più bassa (a partire dal VII secolo a.C.) della storia d'Israele, ovvero dello scontro tra il re Giosia e il faraone Necao II, ritenendo quindi che i suoi protagonisti non siano che la risultante scaturita da quella che potrebbe essere chiamata pia tradizione.
Il testo biblico spiega il nome "Mosè", come una derivazione dalla radice משה, collegata al campo semantico dell'"estrarre dall'acqua", in Esodo 2, 10. Si suggerisce in questo versetto che il nome sia collegato all'"estrarre dall'acqua" in un senso passivo, Mosè sarebbe "colui che è stato estratto dall'acqua". Altri, prendendo le distanze da questa tradizione, fanno derivare il nome dalla stessa radice, ma con un senso attivo: "colui che estrae", nel senso di "salvatore, liberatore" (di fatto, nel testo masoretico la parola è vocalizzata come un participio attivo, non passivo). Nella lingua egiziana, Mosè potrebbe significare fanciullo o anche figlio o discendente, come nei nomi propri Thutmose, "figlio di Toth", o Ramesse, "figlio di Ra".
Secondo la tradizione, Mosè nacque dagli israeliti Amram e Iochebed, scampato alla persecuzione voluta dal faraone, venne salvato dalla figlia di quest'ultimo ed educato alla corte egizia. Fuggì da essa a seguito d'un omicidio commesso ai danni di un sorvegliante e si ritirò nel paese di Madian dove sposò Zippora, figlia del sacerdote locale. Secondo la Bibbia nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e, tornato in Egitto, affrontò il faraone chiedendo la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù; questi accoglierà la sua proposta a seguito delle dieci piaghe d'Egitto, ultima delle quali la morte dei primogeniti egiziani. Accampatosi con i suoi nei pressi del mar Rosso, Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l'esercito faraonico corso ad inseguirli. Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse il monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge e punì la parte del suo popolo che si macchiò con il peccato del vitello d'oro. Giunto nei pressi della terra promessa, dopo quarant'anni di dura marcia, Mosè morì sul monte Nebo prima di entrarvi.
È considerato una figura fondamentale nell'Ebraismo, del Cristianesimo, dell'Islam, del Bahaismo, del Rastafarianesimo, del Mormonismo e di molte altre religioni. Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che ricevette la legge divina, per gli islamici uno dei maggiori predecessori di Maometto. La sua storia è narrata, oltre che nelle Sacre Scritture, anche nel Midrash, nel De Vita Mosis di Filone di Alessandria, nei testi di Giuseppe Flavio.
Nacor (in ebraico: נָחֹור, Nāḥōr o Nacor, sbuffante?). Discendente di Noè e figlio di Serug, Nacor viene ricordato nella Genesi come padre di Terach e nonno di Abramo e insieme ad Aran fratello di Abramo.
Secondo la Genesi, Nacor ebbe il figlio Terach all'età di 29 anni e visse fino a 148 anni.
Neftali: è un nome di tradizione biblica, portato nell'Antico Testamento da Neftali, figlio di Giacobbe e di Bila e capostipite dell'omonima tribù d'Israele.
Etimologicamente, il suo nome risale all'ebraico נַפְתָלִי (Naftali), basato su naphtule ("lotta"), e vuol dire "che lotta
Noè: deriva dal nome ebraico נוֹחַ (Noach), che significa "quiete", "riposo", "conforto"; è particolarmente noto per essere stato portato dal patriarca biblico Noè, costruttore dell'Arca
Rachele: figlia minore di Labano, diventata moglie di Giacobbe. Il nome deriva dall'ebraico רחל (Rachel) e significa "pecorella", cioè “mite”, per cui, secondo la tradizione, i figli di Giacobbe e Rachele avrebbero dato origine agli allevatori di ovini. Un'altra interpretazione lo traduce come "pecora di Dio": tutti i nomi ebraici che terminano in 'ele' come anche Daniele, Gabriele, Emmanuele ed altri hanno 'Dio' come suffisso (dall'ebraico E-L contrazione di E-lohim, Dio)
Rebecca (in ebraico: רִבְקָה Rivqah, significa "legame", "laccio" o "rete" e, figuratamente, colei che mette il giogo ai buoi o che unisce i fratelli; ma anche colei che butta la rete, che irretisce, avvince con le sue grazie. Oppure anche “che ha il cuore gioioso”.
È la moglie di Isacco e la madre di Giacobbe ed Esaù. Reso in greco ‘Rhebékka’ e in latino Rebecca)
Ruben: deriva dall'ebraico רְאוּבֵ֑ן Reuben (o Reubhen), composto dai termini reu (imperativo di r'aah, "vedere") e ben ("un figlio"), e il significato è probabilmente "guarda, un figlio!" o "ecco, un figlio!": si tratta della frase che Giacobbe esclamò quando la moglie Lia gli partorì il figlio Ruben. Altre interpretazioni indicano la prima parte del nome come derivante da Ruh, ("provvidenza"), col possibile significato di "figlio della provvidenza".
Sara deriva dall'ebraico שָׂרָה (Sarah), che significa "signora" o "principessa"; è un nome di tradizione biblica, essendo portato dalla moglie di Abramo e madre di Isacco, Sara, il cui nome venne cambiato da Dio, in quanto essa era in origine chiamata שָׂרָי (Saray, Sarai), che significa probabilmente "litigiosa". È inoltre portato, sempre nella Bibbia, anche dalla moglie di Tobia.
Sefora (o Zippora, Tzipora) è la moglie di Mosè, una delle sette figlie di Ietro, menzionata nel libro dell'Esodo. Il suo nome deriva dall'ebraico צִפּוֹרָה (Ẓippora, Ṣippôrāh; in greco Σεπφώρα, Sepphòra; in arabo صفورة, Safûra), che significa "passero".
Sem: (ebraico שֵׁ֖ם) Il nome deriva probabilmente dall'ebraico Shem, che vuol dire "nome", e può darsi si tratti di una radice associata a qualche aggettivo (es. nome glorioso, ecc.).
Set: (ebraico biblico: שֵׁתֿ "uno posto in luogo d'un altro", ebraico moderno Šet, Ebraico tiberiense Šēṯ; in arabo: شيث Shith o Shiyth o Sheeth) secondo il Giudaismo, il Cristianesimo e l'Islam fu il terzo figlio di Adamo ed Eva e fratello di Caino e Abele, i soli loro altri figli citati per nome dalla Bibbia. Secondo la Genesi Set nacque dopo l'uccisione di Abele, ed Eva credette che Dio lo avesse designato come sostituto di Abele.
Terach (in ebraico: תֶ֖רַח, Terah o Terach, forse dall'assiro turȃḥu, stambecco). Terach, chiamato "Tare" dai LXX e dal Vangelo di Luca, è un patriarca biblico, figlio di Nacor e padre di Abramo, Nacor e Aran.
Nella Genesi 11, 10-26 è scritto: "Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran".
Terach è il diciannovesimo patriarca biblico a partire da Adamo.
Alla fine del cap.11 della Genesi è narrato che Terach, padre di Abramo, muore a Carran e a quel punto Abramo sente la chiamata di Dio e vi obbedisce, accettando di non tornare indietro ad Ur dei Caldei, ma di proseguire con la sua famiglia sulla strada che Dio gli indicherà.
Zabulon: si tratta di un nome di tradizione ebraica, citato nell'Antico Testamento, dove è portato da Zabulon, decimo figlio di Giacobbe, avuto da Lia, e progenitore dell'omonima tribù.
Dal punto di vista etimologico, potrebbe essere derivato dall'ugaritico zbl ("principe"); in Gn30:20, l'esclamazione di Lia alla nascita del figlio suggerisce due diverse derivazioni per il nome: dalla radice ebraica זָבַל (zaval, zabhal o zebhul, "onorare", "esaltare" o "abitare"), combinata con un suffisso diminutivo, quindi "piccola casa", "posto elevato", "abitante"; oppure da זֵבֵד (zeved o zabhad, "dono", "dote"", donare"). Con tutta probabilità si tratta però di paretimologie.
Zilpa (ebraico זִלְפָּ֖ה, goccia) è la serva di Lea, datale dal padre Labano.
Quando Lea cessò di aver figli, diede Zilpa a Giacobbe per moglie, e Zilpa gli partorì Gad e Aser. Genesi 29, 24; 30, 9-13; 35, 26; 37, 2; 46, 16-18.
L'etimologia è incerta. Molto spesso viene fatto derivare dall'ebraico הֶבֶל (Hevel) o הָבֶל (Havel), che significa "respiro", "soffio vitale", "vapore", "nebbia" (ma anche "vanità"); tale etimo, interpretabile in senso lato come "effimero", voleva forse significare la brevità della vita. Alternativamente si è ipotizzata una connessione con l'accadico ablu o aplu ("figlio", "generato")
Abramo, (in ebraico: אַבְרָהָם, Avraham, "Padre di molti/dei popoli"; in arabo: ابراهيم, Ibrāhīm) è un patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam. La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa dal Corano. Secondo Genesi (17,5), il suo nome originale era אַבְרָם (Avram, Abram), poi cambiato da Dio in Avraham.
Abimelech o Abimelek (in lingua ebraica: אֲבִימֶ֙לֶךְ֙ "mio padre (Dio) è re") fu il nome di alcuni re presenti nella Bibbia: è stato re di Gerar, secondo le Scritture, Abramo, che risiedeva nel territorio di Gerar su cui regnava Abimelech, ritenne prudente far credere che sua moglie Sara fosse sua sorella, come già aveva fatto nel corso del suo viaggio in Egitto e probabilmente per la stessa ragione: riteneva che la bellezza di Sara avrebbe spinto coloro che la desideravano a ucciderlo per sbarazzarsi di lui, se l'avessero creduto suo marito, ma gli avrebbe invece attirato il favore dei suoi ammiratori se l'avessero creduto suo fratello.
Abimelech fece rapire Sara. Ma prima di accostarsi a lei fu avvertito in sogno che la donna era moglie di Abramo, suo ospite, al quale allora la restituì con ricchi doni, Genesi 20, 1-18.
Fece un'alleanza con Abramo a Beer-Sceba (Bersabea) Genesi 21, 22-34.
Anche Isacco ebbe a che fare con Abimelek, probabilmente un successore e fece un'alleanza con lui con una disputa riguardo dei pozzi Genesi 26:12-31.
Adamo (in ebraico: אָדָם, in arabo: آدم, ʾĀdam) è il nome, secondo l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam, del primo uomo e significa "umanità", "uomo", "uomo terreno", "terroso", o "della terra rossa".
Agar (in Ebraico הָגָר, Hāgar; in Arabo هاجر; "Straniera") fu una schiava egiziana di Sara, moglie di Abramo. La sua storia è raccontata nel libro della Genesi ai capitoli 16 e 21.
Nel Corano Agar non è citata direttamente, ma è conosciuta, sotto la variante Hāgar, dalla tradizione musulmana ed è considerata come la seconda sposa di Abramo e la madre del suo figlio primogenito Ismaele/Ismāʿīl. A lei si riconduce il rito del sa'y, che si svolge nel corso dei pellegrinaggi maggiore e minore, del hajj e della ʿumra tra le collinette meccane di Safa e Marwa.
L'abbandono di Hāgar e di Ismāʿīl è considerato come una prova per vagliare la fede della donna nella provvidenza divina e Dio non mancherà d'aiutare la donna dopo la sua accorata ricerca d'aiuto.
Aran (ebraico: הָרָֽן, Hārān, caldo) Nella Bibbia, patriarca, figlio di Terach, fratello di Abramo e padre di Lot e di Melcha. Premorì al padre, a Ur (Gen. 11, 27-29). Un’errata interpretazione del nome ‛ūr, come «fuoco» anziché «luce», diede origine alla leggenda secondo la quale Aran sarebbe morto sul rogo per non aver voluto adorare il fuoco.
Aronne, in ebraico אַהֲרֹן, trascritto in ebraico standard Ahàron, in ebraico tiberiense ʾAhărōn, a volte traslitterato anche come Aaronne , è un personaggio della Bibbia, fratello di Mosè e primo sommo sacerdote del popolo ebraico.
Il nome Aronne significa "portatore di martiri", ma viene anche ricollegato a diversi termini ebraici traducibili come "illuminato", "brillante", "esaltato", "alta montagna" o "montàno", "proveniente dalla montagna"; oppure molto più spesso al termine di aron ("arca").
Secondo il racconto dell'Esodo Aronne era il primo dei figli maschi di Amram e Jochebed, della tribù di Levi; il fratello Mosè era più giovane di tre anni rispetto ad Aronne, e Miriam, la loro sorella, era di alcuni anni più anziana rispetto ad Aronne. Aronne era il bisnipote di Levi e rappresentava le funzioni sacerdotali della sua tribù, diventando il primo sommo sacerdote.
Viene considerato progenitore di tutti i Cohanim (sacerdoti) ebrei e di tutti i Sommi Sacerdoti ebrei.
Aser: è un nome biblico, portato nell'Antico Testamento da Aser, ebraico אָשֵׁ֖ר, figlio di Giacobbe e di Zilpa e capostipite della tribù omonima (Gn. 30, 12-13).
Etimologicamente, viene ricondotto in genere all'ebraico oshor o osri, che vuol dire "felice", "benedetto", "beato" È stata tuttavia proposta anche una derivazione dai nomi delle divinità Asherah o Assur
Balaam (in lingua ebraica: בִּלְעָם, vocalizzazione standard Bilʻam, vocalizzazione tiberiense Bilʻām) è un profeta del Pentateuco. La sua storia viene raccontata verso la fine del libro dei Numeri. Ogni antica menzione di Balaam lo considera un non-Israelita, anche se profeta, e figlio di Beor, anche se non si sa esattamente con chi possa identificarsi Beor. Anche se altre fonti descrivono le benedizioni apparentemente positive che fa discendere su Israele, Balaam viene spesso citato come un "uomo stregato" nella maggior parte delle storie a lui concernenti.
Balak (in lingua ebraica: בָּלָ֖ק, desolazione) Re di Moab. Dopo che gli Israeliti hanno sconfitto due re dal lato occidentale del Giordano: Sihon, re degli Amorriti, e Og, re di Bashan. Balak si allarma, e invia gli anziani di Moab e dei Madianiti presso Balaam, figlio di Beor, per indurlo a raggiungerlo e ad aiutarlo maledicendo Israele, cosa che non gli riuscirà, perché Dio lo costringerà a benedire Israele .
Beniamino: secondo la Bibbia ebraica, il nome di Benjamin è nato quando Jacob modificò deliberatamente il nome Benoni, il nome originale di Benjamin, dal momento che Benoni (בֶּן־אוֹנִ֑י) era un'allusione al fatto che Rachele morì subito dopo aver partorito, in quanto significa figlio del mio dolore. Gli studiosi dei testi considerano questi due nomi, come frammenti di narrazioni di denominazioni provenienti da fonti diverse - uno è quella Jahwista e l'altra è il Elohista .
L'etimologia del nome interpretato come figlio del lato destro. Essere associati con il lato destro era tradizionalmente un riferimento alla forza e alla virtù (cf. sinistro, che deriva dal latino a sinistra). Questo, tuttavia, non è l'unica traduzione letterale, come la radice di destra è identica a quella per Sud, per cui Benjamin si può anche tradurre letteralmente come figlio del sud . Questo significato è sostenuto da diverse fonti rabbiniche classiche, che sostengono che si riferisce alla nascita di Benjamin in Canaan, in confronto con la nascita di tutti gli altri figli di Jacob in Aram. Gli studiosi moderni hanno invece proposto che, con l'omonimo Benjamin sia solo una metafora, figlio del Sud / figlio della destra sono riferimenti all'essere subordinato della tribù alla tribù più potente di Efraim.
All'interno del Pentateuco Samaritano, il nome è sempre scritto come בִנְיָמִֽים, con una mem finale, rendendolo Benjamim, e sarebbe letteralmente traducibile come lo spirito dell'uomo. Alcune letterature rabbiniche classiche sostengono che questa era la forma originale del nome ed era un riferimento all'età avanzata di Jakob, quando Benjamin nacque.
Secondo fonti rabbiniche classiche, Benjamin è nato solo dopo che Rachel aveva digiunato per un lungo periodo di tempo, come una devozione religiosa con la speranza di un nuovo figlio come ricompensa. Da allora Jacob aveva più di 100 anni. Benjamin viene trattato come un bambino nella maggior parte del racconto biblico, ma ad un certo punto viene bruscamente descritto come il padre di dieci figli. Studiosi dei testi ritengono che questo è il risultato del passaggio genealogico, in cui i suoi figli sono chiamati, essendo da una fonte molto più tardi rispetto alle narrazioni Jahwiste ed Elohiste, che costituiscono la maggior parte della narrativa su Joseph, e che, sistematicamente, descrivono Benjamin come un bambino.
Bila o Bilah (ebraico בִּלְהָ֖ה terribile, spavento), era la serva della seconda moglie di Giacobbe, Rachele, la quale a differenza della sorella maggiore Lia, madre di Ruben, Simeone, Levi e Giuda, non aveva ancora dato figli al marito. Nella Genesi si racconta dunque che diede al marito la propria serva Bila come concubina e Bila diede a Giacobbe due figli Dan e Neftali. Genesi 30, 3-8.
Caino: (in ebraico קַיִן , Qáyin, che significa "acquisizione") è un personaggio biblico, figlio maggiore di Adamo ed Eva, fratello di Abele. Secondo la narrazione della Genesi è il primo uomo nato nella storia umana.
Cam: Il nome deriva dall'egiziano Khem, cioè "terra nera", con cui gli egizi indicavano il loro paese, reso fertile dal limo scuro delle inondazioni del Nilo, in contrapposizione alle "terre rosse" dei deserti circostanti. Infatti Cam, (in ebraico חָ֥ם, Ham), fu padre di Mizraim, cioè dell'Egitto (Mis-Ra, Ramis: Ra salva dalle acque), oltre che dei popoli etiopi (Cus) e di alcuni gruppi del Medio Oriente (Canaan).
Dan: (in ebraico דָּ֖ן), Dan significa giudice, è il primo figlio avuto da Giacobbe dalla concubina Bila, schiava di Rachele, la quale dice: finalmente JHWH mi ha fatto giustizia, Genesi 30, 5-6.
Altri la fanno derivare dal sumero dun, "padrone" o dall'accadico danu, "potente".
Dina, figlia di Giacobbe e di Lia (ebraico דִּינָה Dinah), che significa "giudicata o vendicata". Genesi 30:21; 34:1; 46:15.
Fu violentata da Sichem, che poi voleva sposarla.
Ma Simeone e Levi, due dei fratelli di Dina, uccisero tutti i maschi della città di Sichem Genesi 34.
Efraim: (in ebraico: אֶפְרַיִם/אֶפְרָיִם, Efráyim, ʾEp̄ráyim/ʾEp̄rāyim) è stato, secondo la Genesi, il secondo figlio di Giuseppe e Asenath e il fondatore della tribù di Efraim.
La scolastica ritenne tuttavia che queste informazioni fossero state aggiunte successivamente per fare in modo che la tribù fosse legata alle altre da un antenato che le desse il nome e fosse imparentato con gli altri patriarchi. La Torah spiega che il nome Efraim significa doppiamente fecondo, riferito all'attitudine del padre di avere figli, soprattutto quando si trovava in Egitto (che nella Torah viene definita la terra della sua afflizione).
Nel racconto biblico l'altro figlio di Giuseppe è Manasse e Giuseppe stesso è uno dei figli di Rachele e Giacobbe (l'altro è Beniamino). Gli studiosi della Bibbia considerano ovvio, per la sovrapposizione geografica e per come vengono trattate nei brani più antichi, che quelle di Efraim e Manasse fossero inizialmente considerate come una sola tribù, vale a dire quella di Giuseppe; secondo i biblisti, Beniamino avrebbe anch'egli fatto parte, in origine, di questa unica tribù, ma che il racconto biblico di Giuseppe e di suo padre sia andato perduto.
Eliezer: (in ebraico: אֱלִיעֶזֶר), che può essere tradotto con Dio è il mio aiuto, e il nome di undici personaggi biblici e di alcuni maestri talmudici. Abramo lo chiama "figlio della mia casa" Es. 15,2-3 perché era il legittimo erede del patriarca prima che avesse figli. Le tavolette di Nuzi spiegano perché Abramo considerava Eliezer suo erede. La legge, vigente all'epoca di Abramo, riguardante le coppie senza figli che ne adottavano uno che si prendeva cura di loro fino alla loro morte, stabiliva che l'adottato ne ereditava poi la proprietà.
Eliezer ben Moshe era il secondogenito di Mosè e Sefora, viene citato nel Libro dell'Esodo 18, 4
Esaù ( in ebraico: עֵשָׂו, Esav, detto anche Edom, ebraico: אֱדוֹם, cioè "rosso") è figlio di Isacco e Rebecca e fratello gemello di Giacobbe, le cui vicende sono narrate nella bibbia nel libro della Genesi.
Il nome Esaù in lingua ebraica significa "peloso" o "ruvido, rude".
Il libro della Genesi ci racconta che quando Esaù nacque, prima di suo fratello gemello Giacobbe, era rossiccio e peloso (cfr. Genesi 25,25).
Crescendo, Esaù si dimostrò abile nella caccia e uomo della steppa, e per questo era prediletto dal padre (cfr. Genesi 25,27-28).
Una volta, rientrato affamato dalla campagna, vide Giacobbe che aveva cotto un piatto di lenticchie. Quando gli chiese da mangiare poiché era sfinito, Giacobbe chiese in cambio la primogenitura, e Esaù accettò (cfr. Genesi 25,29-34).
In seguito perse anche la benedizione di Isacco in punto di morte, riservata al primogenito. Infatti Giacobbe, prima di lui, aveva indossato i suoi abiti e ingannato il padre, che era quasi cieco e riconosceva i figli dall'odore, e aveva cotto un animale del gregge facendolo passare per sua selvaggina (cfr. Genesi 27,1-29).
Quando si accorse di aver perso anche la benedizione, ottenne da Isacco una benedizione secondaria (cfr. Genesi 27, 30-40).
Inizialmente determinato ad uccidere il fratello che l'aveva ingannato, molti anni dopo che Giacobbe era sfuggito per evitare la sua ira si riconciliò con lui.
Eva: (in ebraico חַוָּ֑ה Hawah), è il nome che Adamo, primo uomo secondo la Genesi 3,20, ha dato alla sua compagna dopo che l'aveva chiamata "donna".
La Bibbia dà di questi due nomi un'etimologia popolare. Eva viene fatto derivare da "vivente" o "che suscita la vita" (Madre dell'umanità). Il nome "donna" ('ishshah) viene considerato come forma femminile di ish (=maschio). L'intendere donna come "maschi-a" indica una relazione essenziale: sia per origine che per finalità, la donna costituisce una unità con l'uomo. A ciò allude anche il racconto di Genesi 2,18-22, secondo cui la donna è tratta dal fianco del primo uomo.
Gad: (in ebraico: גָּד) è un nome proprio di persona ebraico maschile. Vuol dire "fortuna", "buona sorte" in ebraico; ha quindi significato affine ai nomi Bonaventura, Felicita,
Nome di tradizione biblica, è presente nell'Antico Testamento, dove Gad è il primo figlio avuto da Giacobbe e da Zilpa, la schiava di Lia (Gn 30, 9-11), che sarà il capostipite di una delle dodici tribù d'Israele; inoltre è portato anche da un profeta presso la corte di Davide (1Sam 22, 5)
Giacobbe: Nome di tradizione biblica, portato nell'Antico Testamento da Giacobbe, chiamato anche Israele, figlio di Isacco e di Rebecca e padre dei fondatori delle dodici tribù d'Israele.
Etimologicamente, deriva dall'antico nome ebraico יַעֲקֹב (Ya'aqov), dall'origine discussa. Secondo le spiegazioni tradizionali significa "colui che tiene il calcagno", "colui che prende per il calcagno" (da 'aqebh, "calcagno", "tallone") o "colui che soppianta", "soppiantatore" - poiché secondo la narrazione biblica, Giacobbe nacque tenendo il tallone di suo fratello gemello Esaù, e da adulto gli rubò la primogenitura. Secondo altre teorie, deriverebbe invece da un nome ipotetico come יַעֲקֹבְאֵל (Ya'aqov'el), basato sulla radice qb ("proteggere") e avente il significato di "possa Dio proteggere", "Dio protegge" o "Dio ha protetto", o potrebbe anche avere origini babilonesi, col possibile significato di "Dio ricompensa".
L'ebraico יַעֲקֹב (Ya'aqov) - che nel I secolo a.C. era uno dei nomi più diffusi fra gli ebrei del tempo - passò in greco come Ιακωβος (Iakobos) e venne adattato in latino in due diverse forme: Iacobus e Iacomus. Dalla prima delle due derivano i nomi Giacobbe e Jacopo, mentre dalla seconda, più tarda, si è sviluppato Giacomo; alcune altre lingue (come l'inglese, con Jacob e James) hanno a loro volta tale distinzione, ma nella maggioranza non esiste distinzione, ed entrambi i nomi sono riuniti sotto una sola forma.
Giuda: (in ebraico יְהוּדָ֔ה) è un nome di origine aramaica, basato su yehudah, che significa "onorato", "lodato".
Nella Bibbia era il nome di uno dei dodici figli di Giacobbe e Lia, capo della tribù omonima, e da cui discesero Re Davide (i cui nipoti regnarono sul regno di Giuda) e Gesù. Era inoltre il nome dell'Iscariota, l'apostolo che tradì Gesù, e di diversi altri personaggi. La variante inglese Jude venne usata per distinguere Giuda Taddeo da Giuda Iscariota. Proprio a causa di quest'ultimo, in Italia il nome non conobbe grande popolarità.
Giuseppe: deriva dall'ebraico יוֹסֵף (Yosef), basato sul verbo yasaph ("accrescere", "aumentare"), e significa "[YHWH] accresca", "egli aggiungerà", inteso come augurio per la nascita di altri figli; altre interpretazioni sono "aumento del signore" e "uno che crescerà". Adattato in greco come Ioseph, Iosephos e Iosepos, è giunto in latino come Ioseph e Iosephus. La forma italiana "Giuseppe" deriva da Ioseppus, un altro adattamento latino popolare.
Gherson: (in ebraico גֵּרְשֹׁם בן-מֹשֶׁה Gērəšōm ben Móše) è il nome d'un personaggio della Bibbia, figlio primogenito di Mosè e Sefora.
Nato in terra di Madian quando il padre fuggì dall'Egitto venne chiamato Gherson proprio a sottolineare l'esilio paterno (Gherson difatti vuol dire "straniero"). Di lui parla il libro dell'Esodo durante l'episodio della malattia di Mosè: quando il profeta venne colpito da un grave male poiché non circonciso, la moglie compì il rituale ebraico sul figlio e versando il sangue del piccolo sul marito moribondo ne ottenne la guarigione.
Isacco il Patriarca (יִצְחָק, Yitzchak, "Egli ride\riderà"; in greco: Ἰσαάκ Isaak, in arabo: إسحاق ʾIsḥāq) (Bersabea - Mamre) è un personaggio della Bibbia, uno dei grandi patriarchi; è il figlio di Abramo e Sara. La sua vita è narrata nel libro della Genesi (Genesi 15-35). Nell'Islam è chiamato Ishāq, e la sua vita è narrata nel Corano. Il suo nome ("egli riderà" o "egli ha riso"), proviene dalla reazione di sua madre Sara all'udire la profezia della sua nascita: ella era assai anziana ed era sterile. È venerato come santo da tutte le chiese cristiane che ammettono il culto dei santi, ed è assai riverito anche nella religione ebraica e in quella islamica
Ismaele deriva dall'ebraico יִשְׁמָעֵאל (Yishma'el) che significa letteralmente "Dio ascolta", "Dio ascolterà" o "Dio mi ascolta", essendo composto da yishma (imperfetto di shama, "ascoltare") ed El; altre fonti lo interpretano con "Dio ha esaudito".
Ismaele è il figlio di Abramo avuto dalla schiava Agar.
Israele (ebraico יִשְׂרָאֵל), il nome viene citato anche nel Libro della Genesi (32,28), dove viene raccontato l'episodio in cui Dio cambia il nome a Giacobbe, chiamandolo, per l'appunto, Israele.
Il nome venne adottato da Giacobbe dopo che ebbe lottato con un angelo (Gen 32, 28) Da lui prendono il nome la nazione e il popolo di Israele. Ad oggi il significato biblico è passato in secondo piano, e un uso del nome fa riferimento in genere all'attuale stato di Israele.
L'etimologia è discussa: viene generalmente ricondotto all'ebraico יִשְׂרָאֵל (Yisra'el), composto da sara (o sciarah, "lottare") ed El ("Dio"), e che vuol dire "che combatte con Dio" (o "che ha combattuto con Dio"), "Dio combatte" (o "Dio combatté") o anche "che combatte per il Signore". Sono stati proposti anche significati alternativi, quali "possa Dio prevalere", "Dio governa" e "Dio guarisce".
Ad ogni modo, il nome Israele veniva già considerato un nome comune tra i semiti, come si evince da testi eblaiti e ugaritici.
Un'interpretazione comune fa derivare il nome dal soprannome di Giacobbe, ovvero Israele (איש רואה אל, Ish roe El, che tradotto significa "l'uomo che vide (l'angelo di) JHWH"). "Eretz Yisrael" avrebbe dunque il significato di "Terra di Giacobbe". La grafia di questa interpretazione (ישראל) è quella più aderente alla parola Israele (ישראל).
Issachar: era il nono figlio di Giacobbe, il quinto con la prima moglie, Lia.
È anche il nome di una tribù israelitica.
Il nome è ebraico e può essere scritto anche Yissachar o Issacar, trascritto in lingua ebraica יִשָּׂשׁכָר, vocalizzazione standard Yissaḫar, oppure vocalizzazione tiberiense Yiśśâḵār.
Significa egli è un salario o uomo di salario.
Il nome di Issachar viene spiegato nel libro della Genesi capitolo 30, versetto 18: Lia disse, "JHWH mi ha dato la mia ricompensa perché ho concesso la mia ancella a mio marito (come concubina)", e lo chiamò Issachar.
Jafet: o Iafet, anticamente anche italianizzato Giapeto (in ebraico יפת, pron. Iéfet) è un personaggio biblico, uno dei figli di Noè.
Viene sempre indicato come terzo dopo Sem e Cam, ma poiché in Gen. 9:24 Cham è definito "בנו הקטן" (trad. lett. "suo figlio il piccolo"), una tradizione parallela e più tarda vuole che Iafet sia in realtà il secondogenito, nato dopo Shem.
Egli fu ammesso con i fratelli a salire sull'arca assieme alla propria moglie, e superò con loro la strage del Diluvio (Gen. 7, 13; 9, 18). Tempo dopo, quando il padre ubriaco venne visto da Cham stordito e discinto, fu lui con suo fratello Shem a coprirne il corpo, mostrando - attraverso il gesto di procedere a ritroso verso il padre con un manto, così da non vederne la nudità - un rispetto assoluto per il proprio genitore. Per questa accortezza ricevette un'importante quanto oscura benedizione, che nella sua prima parte suona: יפת אלי ליפת וישכן באהליˉשם (trad. lett."Faccia ampio il Signore verso Jafet, ed egli abiti nelle tende di Shem" - Gen. 9, 27).
Vi è una tradizione nell'Ebraismo secondo cui alla discendenza di Yafet corrispondono i Greci e il resto degli Europei, le cui caratteristiche corrispondono all'accostamento del significato della radice del nome Yafet con quello di bellezza; vi sono inoltre discendenti di Jefet con capelli di colore nero, "rosso", "biondi", ecc.
Jetro: (ebraico: יִתְרוֹ, ebraico tiberiense Yiṯrô; che significa eccellenza) è un personaggio della Bibbia, in particolare dell'Esodo. Era suocero di Mosè, secondo la tradizione elohista, la più ricca di informazioni su questo personaggio discreto, chiamato incidentalmente anche Reuel (Raguel nel testo greco) molto probabilmente per un errore del copista. Facilmente lo stesso personaggio nella tradizione jahvista si chiama invece Obab.
Il libro dell'Esodo ci informa che fu un sacerdote madianita e ce lo presenta come il capo di una delle tribù di pastori nomadi che si spostavano lungo le rive del golfo di Aqaba (Esodo 2, 16). Quando, dopo avere ucciso un persecutore dei suoi fratelli ebrei, Mosè fuggì dall'Egitto, venne accolto nel “paese di Madian” dall'ospitale Jetro che gli diede in moglie sua figlia Sefora (o Zippora) (Es. 2, 21).
Labano: nome di tradizione biblica, è portato nell'Antico Testamento da Labano, fratello di Rebecca e padre di Lia e di Rachele. Etimologicamente si basa sull'ebraico לָבָן (lavan, labhan), che vuol dire "bianco", "candido".
Levi: deriva dall'ebraico לֵוִי (Lewi o Levi), che significa "affezionato" o "che si associa [a qualcuno]".
Il nome è portato nell'Antico Testamento da Levi, figlio di Giacobbe e Lia, progenitore della tribù di Levi.
Levi è il terzo figlio del patriarca biblico Giacobbe e di Lia, capostipite della tribù israelitica dei Leviti. I sacerdoti, dediti all'officio del culto di JHWH, potevano appartenere solo a questa tribù. Secondo la tradizione Giacobbe offrì suo figlio Levi come tributo a Dio, e Levi fu portato in cielo dall'angelo Michele. Là Dio lo benedisse e gli disse che i suoi discendenti sarebbero stati prescelti per essere i ministri di Dio sulla terra come gli angeli sono i ministri di Dio in cielo.
Levi fu coinvolto con suo fratello Simeone nella violenta vendetta contro i Sichemiti per lo stupro di sua sorella Dina.
La sua tendenza allo zelo per Dio fu ereditata dal suo discendente nella linea sacerdotale Pinechas.
È anche un altro nome con cui è chiamato l'apostolo Matteo.
Lia: deriva dal nome ebraico לֵאָה (Le'ah), il cui significato tradizionale è "mucca", ma è stata ipotizzata anche una derivazione dal termine לְאָה (le'ah), che vuol dire "stanca" (interpretato a volte, forse in senso lato, come "laboriosa"). Secondo altre interpretazioni, potrebbe derivare da un nome caldeo, significante "signora" o "che governa" in accadico; in tal caso avrebbe lo stesso significato dei nomi Marta, Freya, Matrona, Sara, Donna.
Lot (in ebraico לוט - [lōṭ]; in arabo لوط - [lūṭ]) è un Patriarca della Bibbia, nipote di Abramo (figlio di suo fratello Aran).
Secondo il racconto biblico, Lot seguì Abramo nella marcia fino alla terra promessa; ma quando giunsero a Betel decisero di separarsi. Lot scelse come suo territorio la valle del Giordano e la zona intorno al Mar Morto, mentre Abramo andò nella direzione opposta. In seguito, Lot, stabilitosi a Sodoma, venne rapito quando la città fu saccheggiata nel corso di una guerra; ma Abramo, venutolo a sapere, insieme ai suoi servi inseguì i razziatori, li sconfisse e liberò il nipote.
Quando Dio decise di distruggere Sodoma e Gomorra, due angeli in sembianze umane vennero ad avvertire Lot perché fuggisse. Una volta che Lot ebbe fatto entrare i due nella sua casa e li ebbe rifocillati, i Sodomiti bussarono alla sua porta per prendere i due visitatori e abusare di loro. Lot, per fermare la folla, offrì loro le sue due figlie vergini perché venissero violentate al posto degli angeli. A questo punto, la folla inferocita venne fermata da un lampo abbagliante che fece perdere loro la vista. Lot fuggì con la moglie e le figlie verso Zoar; ma, durante la fuga, sua moglie, per aver contravvenuto all'ordine di non voltarsi a guardare, fu tramutata in una statua di sale.
Lot si rifugiò in una caverna con le due figlie; esse, desiderando concepire dei figli e non essendovi nessun altro uomo in quella regione, fecero bere del vino al padre ed ebbero rapporti sessuali con lui mentre era ubriaco. Esse generarono due figli, dai quali discesero i popoli dei Moabiti e degli Ammoniti.
Manasse: deriva dall'ebraico מְנַשֶּׁה (Manasseh), basato su un verbo che significa "dimenticare"; il nome può essere interpretato in vari modi: "dimenticato", "dimenticanza", "che fa dimenticare", "Dio mi ha fatto dimenticare".
Si tratta di un nome di tradizione biblica, portato dal patriarca Manasse, primogenito di Giuseppe, capostipite dell'omonima tribù, oltre che da diversi altri personaggi.
Melchisedec (Melchizedek o Malki-tzédek מַלְכִּי־צֶדֶק / מַלְכִּי־צָדֶק "Il mio Re è giusto", ebraico Standard Malki-ẓédeq / Malki-ẓádeq, ebraico tiberiense Malkî-ṣéḏeq / Malkî-ṣāḏeq), a volte scritto Malchizedek, Melchisedech, Melchisedek, Melchisedeq o Melkisedek, è una figura emblematica e misteriosa nell'Antico testamento, della Tanakh o Bibbia ebraica.
Nella Bibbia è identificato come re del regno di Salem (che si ritiene fosse l'antica Gerusalemme) e come Sacerdote dell'altissimo Elyon Elohim; secondo l'esegesi ebraica si tratta di Shem, figlio di Noè.
Miriam: riprende la forma ebraica originale del nome Maria, מִרְיָם (Miriam). La sua origine è fortemente dibattuta; la teoria più accreditata lo fa di origine egizia, basato su mry o mr (che significano rispettivamente "amata" e "amore"), ma le teorie alternative sono molto numerose.
Nella Bibbia, il nome in questa forma è presente nel libro dell'Esodo, dove è portato da Miriam, sorella dei patriarchi ebraici Aronne e Mosè.
Mosè (latino: Moyses; in ebraico: מֹשֶׁה, standard Moshé, tiberiense Mōšeh; greco: Mωϋσῆς; in arabo: موسىٰ, Mūsa; ge'ez: ሙሴ, Musse) è per gli Ebrei il Rav per antonomasia (Moshé Rabbenu, Mosè il nostro maestro), e tanto per gli Ebrei quanto per i cristiani egli fu la guida del popolo ebraico secondo il racconto biblico dell'Esodo; per i musulmani, invece, Mosè fu innanzi tutto uno dei profeti dell'Islam la cui rivelazione originale, tuttavia, andò perduta.
Il problema della storicità di Mosè e degli eventi narrati dall'Esodo è un tema che è stato ampiamente dibattuto in ambito accademico. A chi in passato ha difeso la storicità del personaggio, si contrappongono quanti oggi vedono in Mosè una figura dai soli contorni mitici o leggendari. Tra queste due posizioni si collocano alcuni studiosi, tra cui Israel Finkelstein, che pur negando la verità storica della relativa narrazione biblica, la considerano la mitizzazione di un confronto attinente a una cronologia più bassa (a partire dal VII secolo a.C.) della storia d'Israele, ovvero dello scontro tra il re Giosia e il faraone Necao II, ritenendo quindi che i suoi protagonisti non siano che la risultante scaturita da quella che potrebbe essere chiamata pia tradizione.
Il testo biblico spiega il nome "Mosè", come una derivazione dalla radice משה, collegata al campo semantico dell'"estrarre dall'acqua", in Esodo 2, 10. Si suggerisce in questo versetto che il nome sia collegato all'"estrarre dall'acqua" in un senso passivo, Mosè sarebbe "colui che è stato estratto dall'acqua". Altri, prendendo le distanze da questa tradizione, fanno derivare il nome dalla stessa radice, ma con un senso attivo: "colui che estrae", nel senso di "salvatore, liberatore" (di fatto, nel testo masoretico la parola è vocalizzata come un participio attivo, non passivo). Nella lingua egiziana, Mosè potrebbe significare fanciullo o anche figlio o discendente, come nei nomi propri Thutmose, "figlio di Toth", o Ramesse, "figlio di Ra".
Secondo la tradizione, Mosè nacque dagli israeliti Amram e Iochebed, scampato alla persecuzione voluta dal faraone, venne salvato dalla figlia di quest'ultimo ed educato alla corte egizia. Fuggì da essa a seguito d'un omicidio commesso ai danni di un sorvegliante e si ritirò nel paese di Madian dove sposò Zippora, figlia del sacerdote locale. Secondo la Bibbia nei pressi del monte Oreb ricevette la chiamata di Dio e, tornato in Egitto, affrontò il faraone chiedendo la liberazione del popolo d'Israele dalla schiavitù; questi accoglierà la sua proposta a seguito delle dieci piaghe d'Egitto, ultima delle quali la morte dei primogeniti egiziani. Accampatosi con i suoi nei pressi del mar Rosso, Mosè, su indicazione divina, divise le acque del mare permettendo così al suo popolo di attraversarlo e sommergendo infine l'esercito faraonico corso ad inseguirli. Dopo tre mesi di viaggio il profeta raggiunse il monte Sinai dove ricevette le Tavole della Legge e punì la parte del suo popolo che si macchiò con il peccato del vitello d'oro. Giunto nei pressi della terra promessa, dopo quarant'anni di dura marcia, Mosè morì sul monte Nebo prima di entrarvi.
È considerato una figura fondamentale nell'Ebraismo, del Cristianesimo, dell'Islam, del Bahaismo, del Rastafarianesimo, del Mormonismo e di molte altre religioni. Per gli ebrei è il più grande profeta mai esistito, per i cristiani colui che ricevette la legge divina, per gli islamici uno dei maggiori predecessori di Maometto. La sua storia è narrata, oltre che nelle Sacre Scritture, anche nel Midrash, nel De Vita Mosis di Filone di Alessandria, nei testi di Giuseppe Flavio.
Nacor (in ebraico: נָחֹור, Nāḥōr o Nacor, sbuffante?). Discendente di Noè e figlio di Serug, Nacor viene ricordato nella Genesi come padre di Terach e nonno di Abramo e insieme ad Aran fratello di Abramo.
Secondo la Genesi, Nacor ebbe il figlio Terach all'età di 29 anni e visse fino a 148 anni.
Neftali: è un nome di tradizione biblica, portato nell'Antico Testamento da Neftali, figlio di Giacobbe e di Bila e capostipite dell'omonima tribù d'Israele.
Etimologicamente, il suo nome risale all'ebraico נַפְתָלִי (Naftali), basato su naphtule ("lotta"), e vuol dire "che lotta
Noè: deriva dal nome ebraico נוֹחַ (Noach), che significa "quiete", "riposo", "conforto"; è particolarmente noto per essere stato portato dal patriarca biblico Noè, costruttore dell'Arca
Rachele: figlia minore di Labano, diventata moglie di Giacobbe. Il nome deriva dall'ebraico רחל (Rachel) e significa "pecorella", cioè “mite”, per cui, secondo la tradizione, i figli di Giacobbe e Rachele avrebbero dato origine agli allevatori di ovini. Un'altra interpretazione lo traduce come "pecora di Dio": tutti i nomi ebraici che terminano in 'ele' come anche Daniele, Gabriele, Emmanuele ed altri hanno 'Dio' come suffisso (dall'ebraico E-L contrazione di E-lohim, Dio)
Rebecca (in ebraico: רִבְקָה Rivqah, significa "legame", "laccio" o "rete" e, figuratamente, colei che mette il giogo ai buoi o che unisce i fratelli; ma anche colei che butta la rete, che irretisce, avvince con le sue grazie. Oppure anche “che ha il cuore gioioso”.
È la moglie di Isacco e la madre di Giacobbe ed Esaù. Reso in greco ‘Rhebékka’ e in latino Rebecca)
Ruben: deriva dall'ebraico רְאוּבֵ֑ן Reuben (o Reubhen), composto dai termini reu (imperativo di r'aah, "vedere") e ben ("un figlio"), e il significato è probabilmente "guarda, un figlio!" o "ecco, un figlio!": si tratta della frase che Giacobbe esclamò quando la moglie Lia gli partorì il figlio Ruben. Altre interpretazioni indicano la prima parte del nome come derivante da Ruh, ("provvidenza"), col possibile significato di "figlio della provvidenza".
Sara deriva dall'ebraico שָׂרָה (Sarah), che significa "signora" o "principessa"; è un nome di tradizione biblica, essendo portato dalla moglie di Abramo e madre di Isacco, Sara, il cui nome venne cambiato da Dio, in quanto essa era in origine chiamata שָׂרָי (Saray, Sarai), che significa probabilmente "litigiosa". È inoltre portato, sempre nella Bibbia, anche dalla moglie di Tobia.
Sefora (o Zippora, Tzipora) è la moglie di Mosè, una delle sette figlie di Ietro, menzionata nel libro dell'Esodo. Il suo nome deriva dall'ebraico צִפּוֹרָה (Ẓippora, Ṣippôrāh; in greco Σεπφώρα, Sepphòra; in arabo صفورة, Safûra), che significa "passero".
Sem: (ebraico שֵׁ֖ם) Il nome deriva probabilmente dall'ebraico Shem, che vuol dire "nome", e può darsi si tratti di una radice associata a qualche aggettivo (es. nome glorioso, ecc.).
Set: (ebraico biblico: שֵׁתֿ "uno posto in luogo d'un altro", ebraico moderno Šet, Ebraico tiberiense Šēṯ; in arabo: شيث Shith o Shiyth o Sheeth) secondo il Giudaismo, il Cristianesimo e l'Islam fu il terzo figlio di Adamo ed Eva e fratello di Caino e Abele, i soli loro altri figli citati per nome dalla Bibbia. Secondo la Genesi Set nacque dopo l'uccisione di Abele, ed Eva credette che Dio lo avesse designato come sostituto di Abele.
Terach (in ebraico: תֶ֖רַח, Terah o Terach, forse dall'assiro turȃḥu, stambecco). Terach, chiamato "Tare" dai LXX e dal Vangelo di Luca, è un patriarca biblico, figlio di Nacor e padre di Abramo, Nacor e Aran.
Nella Genesi 11, 10-26 è scritto: "Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran".
Terach è il diciannovesimo patriarca biblico a partire da Adamo.
Alla fine del cap.11 della Genesi è narrato che Terach, padre di Abramo, muore a Carran e a quel punto Abramo sente la chiamata di Dio e vi obbedisce, accettando di non tornare indietro ad Ur dei Caldei, ma di proseguire con la sua famiglia sulla strada che Dio gli indicherà.
Zabulon: si tratta di un nome di tradizione ebraica, citato nell'Antico Testamento, dove è portato da Zabulon, decimo figlio di Giacobbe, avuto da Lia, e progenitore dell'omonima tribù.
Dal punto di vista etimologico, potrebbe essere derivato dall'ugaritico zbl ("principe"); in Gn30:20, l'esclamazione di Lia alla nascita del figlio suggerisce due diverse derivazioni per il nome: dalla radice ebraica זָבַל (zaval, zabhal o zebhul, "onorare", "esaltare" o "abitare"), combinata con un suffisso diminutivo, quindi "piccola casa", "posto elevato", "abitante"; oppure da זֵבֵד (zeved o zabhad, "dono", "dote"", donare"). Con tutta probabilità si tratta però di paretimologie.
Zilpa (ebraico זִלְפָּ֖ה, goccia) è la serva di Lea, datale dal padre Labano.
Quando Lea cessò di aver figli, diede Zilpa a Giacobbe per moglie, e Zilpa gli partorì Gad e Aser. Genesi 29, 24; 30, 9-13; 35, 26; 37, 2; 46, 16-18.