Il Getsemani
L’idea comune di chi visita per la prima volta la Terra Santa è che l’orto degli Ulivi, chiamato nei Vangeli anche “giardino”, sia un ampio appezzamento di terra ricco di piante e fiori, immerso nella quiete della natura, esente dalla confusione della Città Santa. Ma se al tempo di Gesù buona parte del Monte degli Ulivi doveva essere effettivamente cosparso di piante e coltivazioni, oggi la situazione generale appare non esattamente la stessa. Eppure, il piccolo podere con pochi ulivi secolari, resta l’ambiente naturale tra i più fedeli alla Gerusalemme di duemila anni fa.
Gesù si ritirava in questi poderi coltivati per trascorrere la notte e pregare. E quella sera di giovedì, dopo l’ultima cena e prima dell’arresto, vi si ritirò con i discepoli. Come raccontano i vangeli sinottici, fu in questo luogo che Gesù provò la più profonda angoscia, decidendo di affidarsi, in totale abbandono, alla volontà del Padre.
L’orto degli Ulivi, si trova a oriente della valle del Cedron, all’incrocio del sentiero che sale al Dominus Flevit e la trafficata Jerico Road. Posto all’ingresso del santuario del Getsemani, il giardino occupa un’area di circa 1.200 m2. Una cancellata permette ai pellegrini di girare attorno ai secolari alberi di ulivo e allo stesso tempo li protegge dall’alto numero di visitatori.
Gli ulivi antichi, dai tronchi cavi e contorti, posseggono un diametro di oltre 3 metri. Recentissimi studi hanno verificato la perfetta salute degli alberi e hanno datato la parte aerea al XII secolo. Ma il dato più sbalorditivo, emerso dalle ricerche, è la fratellanza degli otto ulivi: essi posseggono lo stesso DNA, a significare che provengono da talee, ovvero rami recisi e innestati, appartenenti a una stessa pianta madre. Il dato fa pensare che sia stato scelto appositamente un particolare ulivo, forse ritenuto testimone della notte di agonia di Gesù. Le più antiche piante dell’orto, dunque, sono giunte intatte dall’età Crociata, sopravvivendo alla distruzione della chiesa e agli anni di abbandono, terminati nel 1681, quando i Padri Francescani entrarono ufficialmente in possesso del podere.
Interessante la testimonianza del pellegrino Giorgio Cucci, che nel 1384 descrive gli ulivi dell’orto come “antichissimi”, “numerosi e belli”.
Camminando lungo la recinzione dell’orto è possibile vedere anche l’ulivo piantato da Paolo VI, il 4 gennaio 1964, durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa.
Ogni anno, dall’orto degli Ulivi parte la processione del Giovedì Santo, guidata dal Custode francescano: calata la notte, tutti i fedeli e i pellegrini si riuniscono al Getsemani per vegliare in preghiera nell’Ora Santa per poi dirigersi verso il Gallicantu, dove Gesù trascorse la notte in carcere.
Chiesa di San Pietro in Gallicantu
Il nome della chiesa si rifà all'episodio evangelico delle negazioni di Pietro: Mc 14,53-54.66-72.
Si suppone che la chiesa sorga nei pressi del luogo dov'era la casa di Caifa, dove Gesù fu condotto subito dopo il suo arresto. Essa è tenuta dai PP. Assunzionisti i quali hanno compiuto anche lavori di ricerca portando alla luce le parti del quartiere erodiano e romano racchiuse nella loro proprietà.
Nel cortile, si trova una statua che descrive il triplice rinnegamento di Gesù da parte di Pietro.
Nella cripta della chiesa si può visitare un complesso di grotte che facevano parte di abitazioni del tempo di Cristo. Una di queste grotte ha la netta caratteristica di una prigione. Gli scopritori hanno voluto vedervi il luogo dove fu rinchiuso Gesù nella notte del suo arresto, dopo il sommario processo da Anna (Anania) e da Caifa, in attesa, il mattino successivo, di essere condotto da Pilato.
Nella grotta ci sono diverse immagini di croci che risalgono ai primi secoli del cristianesimo.
Al tempo di Gesù, l'attuale Sion era il quartiere residenziale della città e il luogo dove sorge la chiesa, era appunto collegato con tale quartiere. Non è improbabile che qui vi fossero le dipendenze dei palazzi vicini. Questa supposizione dà attendibilità alla tradizione che localizza qui il pianto di Pietro presso una casa di Caifa, il cui palazzo sorgeva nella zona residenziale.
All'epoca bizantina sul luogo vi era una chiesa dedicata alle lacrime di pentimento versate da Pietro dopo il suo tradimento. Furono rinvenuti resti di mosaici appartenenti alla chiesa e all'annesso monastero. Nel sec. XII vi sorgeva una chiesa denominata S.Pietro in Gallicantu.
Nei dintorni della chiesa furono rinvenute ceramiche, grotte, macine e soprattutto una lunga scalinata di epoca romana che dal quartiere alto della città scendeva alla città bassa, verso la Valle del Cedron.
La scalinata esisteva già all'epoca di Cristo; è bello pensare che su di essa sia passato Gesù la sera del giovedì santo, dopo l'ultima cena, quando scese con i suoi apostoli verso l'orto del Getsemani.
Si suppone che la chiesa sorga nei pressi del luogo dov'era la casa di Caifa, dove Gesù fu condotto subito dopo il suo arresto. Essa è tenuta dai PP. Assunzionisti i quali hanno compiuto anche lavori di ricerca portando alla luce le parti del quartiere erodiano e romano racchiuse nella loro proprietà.
Nel cortile, si trova una statua che descrive il triplice rinnegamento di Gesù da parte di Pietro.
Nella cripta della chiesa si può visitare un complesso di grotte che facevano parte di abitazioni del tempo di Cristo. Una di queste grotte ha la netta caratteristica di una prigione. Gli scopritori hanno voluto vedervi il luogo dove fu rinchiuso Gesù nella notte del suo arresto, dopo il sommario processo da Anna (Anania) e da Caifa, in attesa, il mattino successivo, di essere condotto da Pilato.
Nella grotta ci sono diverse immagini di croci che risalgono ai primi secoli del cristianesimo.
Al tempo di Gesù, l'attuale Sion era il quartiere residenziale della città e il luogo dove sorge la chiesa, era appunto collegato con tale quartiere. Non è improbabile che qui vi fossero le dipendenze dei palazzi vicini. Questa supposizione dà attendibilità alla tradizione che localizza qui il pianto di Pietro presso una casa di Caifa, il cui palazzo sorgeva nella zona residenziale.
All'epoca bizantina sul luogo vi era una chiesa dedicata alle lacrime di pentimento versate da Pietro dopo il suo tradimento. Furono rinvenuti resti di mosaici appartenenti alla chiesa e all'annesso monastero. Nel sec. XII vi sorgeva una chiesa denominata S.Pietro in Gallicantu.
Nei dintorni della chiesa furono rinvenute ceramiche, grotte, macine e soprattutto una lunga scalinata di epoca romana che dal quartiere alto della città scendeva alla città bassa, verso la Valle del Cedron.
La scalinata esisteva già all'epoca di Cristo; è bello pensare che su di essa sia passato Gesù la sera del giovedì santo, dopo l'ultima cena, quando scese con i suoi apostoli verso l'orto del Getsemani.