Lo Shemà Israel (Ascolta Israele)
Matteo 22, 34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
DEUTERONOMIO
Lo Shemà Israel
Sono tre pezzi della Torah, è il cuore del Deuteronomio e della preghiera ebraica, vedi anche nei Vangeli Matteo 22,37 e Marco 12,29 dove viene citato nel confronto fra Gesù ed il dottore della legge.
Dal secondo tempio in poi si ha testimonianza che si recitasse il capitolo 5° e 6° dello Shemà Israel (era il5° secolo a.C., ed è circondato da diciotto benedizioni. Come detto poc’anzi, lo Shemà è anche il cuore del Nuovo Testamento).
Dobbiamo tenere presente che nel testo dell’Antico testamento, “tutto il tuo” è ripetuto ogni volta nella parte dove si dice: Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze, questo per indicare la totalità di noi stessi (la parola ebraica per dire questo tutto è “bǝkol” - (בְּכָּﬥ)
Il contesto sono le steppe di Moab, dove Mosè tiene i suoi discorsi di addio e fa le sue raccomandazione ad Israele. In questi discorsi c’è il ricordo dell’Alleanza del Sinai, che è valida per tutte le generazioni a venire e tutte le riporta al momento dell’uscita dall’Egitto ed al momento dell’Alleanza.
Il Deuteronomio spiega la “Legge” (Torah), l’Alleanza.
Si ribadisce che il popolo non ha visto nulla, ma ha udito una “Voce di Parole”, sono le Dieci Parole e Dio le ha dette a tutti, solo successivamente però è stato necessario un mediatore.
La “Legge” è scritta su due tavole una per i doveri verso Dio e una per quelli verso il prossimo (solo successivamente, ad opera di sant’Agostino vennero suddivisi in tre e sette).
Non è una legge, perché non c’è la casuistica che definisce i casi e poi, ad esempio non sarebbe possibile dimostrare in un tribunale una colpa costituita dal desiderare.
Le “Dieci Parole” esprimono l’Alleanza e dicono come rimanervi, in ogni caso non si può non considerare che Israele è stato liberato dalla schiavitù in Egitto, prima di stipulare l’Alleanza con Dio e questa si fonda sulla decisione e sull’opera esclusiva di Dio che ha liberato il popolo. È un’iniziativa di Dio che ha amato i padri e ha giurato a loro l’Alleanza, Capitolo 5, 8-9 (ricordiamo poi come nel giuramento ad Abramo, solo Dio passa in mezzo agli animali divisi, quindi la penale per la rottura dell’Alleanza spetta solo a Dio, infatti è Suo Figlio che paga per noi).
Al capitolo 19 di Esodo troviamo Israele che dopo l’uscita dall’Egitto arriva al Sinai (dal versetto 3, Dio parla sul Sinai), Dio dice: “Se vorrete ascoltare la mia voce, ecc.…. voi sarete per me una proprietà speciale, (segullà), una nazione santa, ecc.…. vi ho fatto venire fuori dall’Egitto su ali d’aquila.
Dio dice che fa venire fuori Israele dall’Egitto sulle ali di aquila, sopra, non sotto, dove in qualche modo ci si potrebbe arrivare, sopra, dove nessuno può arrivare ne vedere.
I Comandamenti non sono fatti per guadagnare qualcosa, ma per rimanere nell’Alleanza, così si otterrà perdono continuo da parte di Dio, sono un’occasione per mostrare a Dio che si vuole rimanere nell’Alleanza (vedi midrash della colomba).
I comandamenti non sono da portare come un peso, ma devono portare noi verso Dio e lo Shemà non è una cosa diversa dai Comandamenti.
La benedizione che precede lo Shemà è “Hahavà”, ovvero, tradotto, L’Amore.
“Con amore eterno ci hai amato, o Signore Dio nostro e con pietà grande e sovrabbondante hai avuto misericordia di noi.
O Padre nostro e nostro Re, per amore del Tuo Nome grande e per amore dei nostri padri, che confidarono in Te e ai quali insegnasti decreti di vita, perché compissero il Tuo volere con cuore integro, abbi pietà anche di noi.
Padre nostro, Padre Misericordioso e Compassionevole, abbi pietà di noi, concedi al nostro cuore la facoltà di intendere, di capire, di ascoltare, di istruire, di custodire e di praticare tutte le Parole insegnate dalla Tua Legge con amore, illumina i nostri occhi con la Tua Legge, concedi al nostro cuore di aderire ai tuoi precetti, modificalo nell’amore e nel timore del Tuo Nome, così noi….ecc., ecc.……
Lo Shemà è una risposta all’amore di Dio, è un comandamento imposto a Israele e “con amore eterno ci hai amati”, vuol dire da sempre e per sempre.
La struttura della Creazione è; prima il pensiero, poi l’attuazione.
La misericordia di Dio dura fino alla millesima generazione e la correzione fino alla terza e alla quarta generazione, quindi la misericordia è per sempre (la millesima generazione, cioè tutta la forza espressa dalle generazioni, la sua totalità), mentre la correzione dura poco, ( 3 e 4 sono rispettivamente il tempo necessario per la manifestazione e il Nome di Dio, il Tetragramma sacro) e non è un’interruzione della misericordia, ma un suo strumento per ricondurci nell’Alleanza.
Senza l’aiuto interiore di Dio, non è possibile ascoltare e capire.
Lo Shemà è l’accettazione del giogo del Regno di Dio, del Regno dei Cieli. Lo dirà poi anche Gesù; “Il Mio giogo è leggero”, è far regnare Dio sulle nostre vite, nel nostro cuore.
La benedizione “Gheullah”, “’Emet wejamzir” (è cosa vera, è cosa sicura), è la benedizione della Redenzione e segue lo Shemà.
“Vera, certa e fondata, retta e fedele, amabile e cara, preziosa e dolce, terribile e potente, perfetta e convincente, buona e bella, è questa Parola per noi, in eterno e per sempre.
È vero, il Dio Eterno è il nostro Re, la Roccia di Giacobbe, lo Scudo della nostra salvezza, di generazione in generazione.
Egli sussiste, il Suo Nome sussiste, il Suo trono è stabile, il Suo Regno e la sua fedeltà durano per sempre…ecc.
È vero e certo, è un decreto che non passa, è vero che Tu sei il Signore nostro Dio, il Dio dei nostri padri, il nostro Re e il Re dei nostri padri, il nostro Creatore.
Tu sei sempre d’aiuto, l’aiuto dei nostri padri, lo Scudo e il Salvatore di loro e dei loro figli in ogni generazione.
È vero, Tu sei il Sole del Tuo popolo, un Re potente nel difendere la loro causa per i padri e per i figli…ecc.
È un continuo ripetere è vero ed è vero che Tu sei il nostro Re, ed è un continuo riconoscimento del Regno di Dio su Israele. Il riconoscimento di questo Regno, consiste nel fare la volontà di Dio.
È un continuo ripetere; nostro Dio e Tuo popolo e quindi c’è un rapporto d’amore che deve essere reciproco e siccome Dio è Unico, va amato in modo unico, con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima e tutte le tue forze.
Da notare il ripetere della parola tutto, cioè la totalità.
Poi si parla di precetti fissi nel cuore, ma nella parola precetto, sembra che l’amore non c’entri, ma per amare con tutto il cuore, questo deve essere unificato nell’amore del Suo Nome, la Sua “Legge” deve essere scritta nel cuore.
Per come fissarla, lo spiega dai versetti dove dice: “ ne parlerai ai tuoi figli alla mattina quando ti alzi e alla sera quando ti corichi…ecc.
Non ci si deve dimenticare di Dio, si devono predisporre occasioni continue per ricordarsi, a questo serve il pendaglio fra gli occhi e il segno legato alla mano. Tutto questo, perché poi Dio vede nel cuore, non nelle apparenze, dal cuore vengono le decisioni.
In Geremia, al capitolo 31, 31, c’è la premessa di una “nuova Alleanza”, dove Dio stesso scriverà nel cuore la Sua Legge (vedi anche Ezechiele Cap. 36), ma la Legge da sola non è in grado di cambiare l’uomo.
In Deuteronomio Cap 29, 3 è Mosè che parla di ciò che Dio ha fatto ed Israele ha visto, ma precisa che ancora non ha dato un cuore nuovo per comprendere.
Al Cap 30, 6 c’è la previsione dell’esilio, perché Israele dimenticherà, ma poi si convertirà e ritornerà.
Si promette la circoncisione del cuore, in modo che tu ami il Signore tuo Dio e viva.
Chi mi ama osserva la mia Parola, dirà Gesù. Non si può amare senza adeguare la propria vita all’amato.
È un’obbedienza da figli e qui subentra ancora la memoria di questo amore, che non va mai dimenticato.
Lo Shemà è diviso in tre parti, Deuteronomio cap. 11, 13-21; “Ora, se ubbidirete ai miei comandi…ecc.” e poi si passa agli avvertimenti, di cosa succederebbe nel caso di infedeltà da parte di Israele.
Dal capitolo 6 al capitolo 11 di Deuteronomio c’è tutto un commento sullo Shemà.
Nel capitolo 7 c’è il ricordo dell’elezione ed il ricordo dell’Alleanza, il fatto che non ci sono motivi perché Dio abbia scelto Israele. Questa elezione comporta una vita nella dignità di figli, è un po’ diverso dalle leggi umane e civili.
Essa esprime una gratuità assoluta ed implica una vita di gratitudine che persista.
Nel capitolo 8 in particolare, fino al capitolo 10 versetto 11, si parla della dimenticanza, della sua tentazione, perché Israele è un popolo di dura cervice che è sempre pronto a dimenticare, ma di queste “Leggi” non si deve dimenticare, non deve dimenticare che tutto è dono del Signore, e che quello che Dio gli ha dato non è a causa della sua giustizia, dei suoi meriti.
Dal capitolo 10 versetto 12-13, fino al capitolo 11, si riassume in una parola cosa il Signore vuole, cioè che tu ami il Signore tuo Dio, cosa vuole dire amare il Signore tuo Dio con tutta l’anima, cioè, anche se il Signore ti togliesse l’anima.
Al capitolo 34 si parla della morte di Mosè, è forse la chiave di tutto il libro.
La prima ragione della sua morte è che Mosè non ebbe fiducia a Massa e quindi così dimostrò di essere un uomo, la seconda ragione è a motivo del peccato del popolo, per cui Mosè seguì la stessa sorte, non arrivò alla terra promessa, morì con quella generazione.
Mosè pregò Dio di farlo entrare nella terra promessa, ma Dio gli rispose: Basta!
Mentre invece quando pregò per il popolo fu sempre ascoltato.
Ciò sta a significare che non si prega Dio per se stessi, ma per gli altri.
È vero che Mosè non entrò nella terra promessa, in quella terra, ma perché la vera terra promessa è un’altra, è il Mondo Venturo, il Regno di Dio, e Mosè entrò direttamente in quello.
Troviamo poi alcune difficoltà, in Deuteronomio cap. 7, 2, dove si parla dello sterminio dei popoli che riprende al capitolo 20 e ritroviamo anche nel libro di Giosuè, e a questo non c’è una risposta nella Bibbia, nemmeno nel Nuovo Testamento. Come ha potuto allora Dio ordinare questo?
Senza allargare troppo il discorso sulla guerra ordinata da Dio, si può dire che in realtà questi stermini non sono realmente accaduti, infatti, negli scritti più antichi non si dice nulla a questo riguardo, vedi ad esempio il libro dei Giudici, che è uno dei più antichi, (le fonti orali più antiche risalgono al IX secolo a.C., mentre la redazione finale è dagli studiosi collocata intorno al sec. VI a.C.) anzi, lì più che di una guerra di conquista si parla più di una lenta infiltrazione delle tribù, alcune delle quali sembra addirittura già residenti.
Si parla di cacciata e di stermini nei libri più recenti, dove si usa la parola “legherish o legaresh”, per dire cacciare, cioè rendere stranieri, letteralmente “stranierizzare”, per ereditarne la terra.
Questi testi sono stati scritti molto tempo dopo i fatti che descrivono, probabilmente durante l’esilio in Babilonia o più tardi e con questo si voleva dire chela soluzione dell’infedeltà di Israele sta nella separazione dagli altri, in quanto Israele è un popolo unico e la sua unicità va preservata. Viene anche detto di non mescolarsi, ma se questi popoli sono stati sterminati come si vuole dire, con chi non si dovrebbero mescolare?
Questi perciò sono racconti simili a quelli della Creazione di Genesi, che non si può vedere come un racconto cosmologico, ma come un racconto dottrinale, dove vengono sviluppate delle riflessioni e degli insegnamenti.
Tornando poi ai popoli Cananei, questi accompagnano Israele per tutta la sua storia, quindi assolutamente non sono stati sterminati, ma tutto questo è scritto per dirci; è andata male, perché siamo stati disubbidienti, abbiamo acquisito usi e costumi dei Cananei e ci siamo mescolati con loro.
Lo Shemà Israel
Sono tre pezzi della Torah, è il cuore del Deuteronomio e della preghiera ebraica, vedi anche nei Vangeli Matteo 22,37 e Marco 12,29 dove viene citato nel confronto fra Gesù ed il dottore della legge.
Dal secondo tempio in poi si ha testimonianza che si recitasse il capitolo 5° e 6° dello Shemà Israel (era il5° secolo a.C., ed è circondato da diciotto benedizioni. Come detto poc’anzi, lo Shemà è anche il cuore del Nuovo Testamento).
Dobbiamo tenere presente che nel testo dell’Antico testamento, “tutto il tuo” è ripetuto ogni volta nella parte dove si dice: Con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze, questo per indicare la totalità di noi stessi (la parola ebraica per dire questo tutto è “bǝkol” - (בְּכָּﬥ)
Il contesto sono le steppe di Moab, dove Mosè tiene i suoi discorsi di addio e fa le sue raccomandazione ad Israele. In questi discorsi c’è il ricordo dell’Alleanza del Sinai, che è valida per tutte le generazioni a venire e tutte le riporta al momento dell’uscita dall’Egitto ed al momento dell’Alleanza.
Il Deuteronomio spiega la “Legge” (Torah), l’Alleanza.
Si ribadisce che il popolo non ha visto nulla, ma ha udito una “Voce di Parole”, sono le Dieci Parole e Dio le ha dette a tutti, solo successivamente però è stato necessario un mediatore.
La “Legge” è scritta su due tavole una per i doveri verso Dio e una per quelli verso il prossimo (solo successivamente, ad opera di sant’Agostino vennero suddivisi in tre e sette).
Non è una legge, perché non c’è la casuistica che definisce i casi e poi, ad esempio non sarebbe possibile dimostrare in un tribunale una colpa costituita dal desiderare.
Le “Dieci Parole” esprimono l’Alleanza e dicono come rimanervi, in ogni caso non si può non considerare che Israele è stato liberato dalla schiavitù in Egitto, prima di stipulare l’Alleanza con Dio e questa si fonda sulla decisione e sull’opera esclusiva di Dio che ha liberato il popolo. È un’iniziativa di Dio che ha amato i padri e ha giurato a loro l’Alleanza, Capitolo 5, 8-9 (ricordiamo poi come nel giuramento ad Abramo, solo Dio passa in mezzo agli animali divisi, quindi la penale per la rottura dell’Alleanza spetta solo a Dio, infatti è Suo Figlio che paga per noi).
Al capitolo 19 di Esodo troviamo Israele che dopo l’uscita dall’Egitto arriva al Sinai (dal versetto 3, Dio parla sul Sinai), Dio dice: “Se vorrete ascoltare la mia voce, ecc.…. voi sarete per me una proprietà speciale, (segullà), una nazione santa, ecc.…. vi ho fatto venire fuori dall’Egitto su ali d’aquila.
Dio dice che fa venire fuori Israele dall’Egitto sulle ali di aquila, sopra, non sotto, dove in qualche modo ci si potrebbe arrivare, sopra, dove nessuno può arrivare ne vedere.
I Comandamenti non sono fatti per guadagnare qualcosa, ma per rimanere nell’Alleanza, così si otterrà perdono continuo da parte di Dio, sono un’occasione per mostrare a Dio che si vuole rimanere nell’Alleanza (vedi midrash della colomba).
I comandamenti non sono da portare come un peso, ma devono portare noi verso Dio e lo Shemà non è una cosa diversa dai Comandamenti.
La benedizione che precede lo Shemà è “Hahavà”, ovvero, tradotto, L’Amore.
“Con amore eterno ci hai amato, o Signore Dio nostro e con pietà grande e sovrabbondante hai avuto misericordia di noi.
O Padre nostro e nostro Re, per amore del Tuo Nome grande e per amore dei nostri padri, che confidarono in Te e ai quali insegnasti decreti di vita, perché compissero il Tuo volere con cuore integro, abbi pietà anche di noi.
Padre nostro, Padre Misericordioso e Compassionevole, abbi pietà di noi, concedi al nostro cuore la facoltà di intendere, di capire, di ascoltare, di istruire, di custodire e di praticare tutte le Parole insegnate dalla Tua Legge con amore, illumina i nostri occhi con la Tua Legge, concedi al nostro cuore di aderire ai tuoi precetti, modificalo nell’amore e nel timore del Tuo Nome, così noi….ecc., ecc.……
Lo Shemà è una risposta all’amore di Dio, è un comandamento imposto a Israele e “con amore eterno ci hai amati”, vuol dire da sempre e per sempre.
La struttura della Creazione è; prima il pensiero, poi l’attuazione.
La misericordia di Dio dura fino alla millesima generazione e la correzione fino alla terza e alla quarta generazione, quindi la misericordia è per sempre (la millesima generazione, cioè tutta la forza espressa dalle generazioni, la sua totalità), mentre la correzione dura poco, ( 3 e 4 sono rispettivamente il tempo necessario per la manifestazione e il Nome di Dio, il Tetragramma sacro) e non è un’interruzione della misericordia, ma un suo strumento per ricondurci nell’Alleanza.
Senza l’aiuto interiore di Dio, non è possibile ascoltare e capire.
Lo Shemà è l’accettazione del giogo del Regno di Dio, del Regno dei Cieli. Lo dirà poi anche Gesù; “Il Mio giogo è leggero”, è far regnare Dio sulle nostre vite, nel nostro cuore.
La benedizione “Gheullah”, “’Emet wejamzir” (è cosa vera, è cosa sicura), è la benedizione della Redenzione e segue lo Shemà.
“Vera, certa e fondata, retta e fedele, amabile e cara, preziosa e dolce, terribile e potente, perfetta e convincente, buona e bella, è questa Parola per noi, in eterno e per sempre.
È vero, il Dio Eterno è il nostro Re, la Roccia di Giacobbe, lo Scudo della nostra salvezza, di generazione in generazione.
Egli sussiste, il Suo Nome sussiste, il Suo trono è stabile, il Suo Regno e la sua fedeltà durano per sempre…ecc.
È vero e certo, è un decreto che non passa, è vero che Tu sei il Signore nostro Dio, il Dio dei nostri padri, il nostro Re e il Re dei nostri padri, il nostro Creatore.
Tu sei sempre d’aiuto, l’aiuto dei nostri padri, lo Scudo e il Salvatore di loro e dei loro figli in ogni generazione.
È vero, Tu sei il Sole del Tuo popolo, un Re potente nel difendere la loro causa per i padri e per i figli…ecc.
È un continuo ripetere è vero ed è vero che Tu sei il nostro Re, ed è un continuo riconoscimento del Regno di Dio su Israele. Il riconoscimento di questo Regno, consiste nel fare la volontà di Dio.
È un continuo ripetere; nostro Dio e Tuo popolo e quindi c’è un rapporto d’amore che deve essere reciproco e siccome Dio è Unico, va amato in modo unico, con tutto il tuo cuore, tutta la tua anima e tutte le tue forze.
Da notare il ripetere della parola tutto, cioè la totalità.
Poi si parla di precetti fissi nel cuore, ma nella parola precetto, sembra che l’amore non c’entri, ma per amare con tutto il cuore, questo deve essere unificato nell’amore del Suo Nome, la Sua “Legge” deve essere scritta nel cuore.
Per come fissarla, lo spiega dai versetti dove dice: “ ne parlerai ai tuoi figli alla mattina quando ti alzi e alla sera quando ti corichi…ecc.
Non ci si deve dimenticare di Dio, si devono predisporre occasioni continue per ricordarsi, a questo serve il pendaglio fra gli occhi e il segno legato alla mano. Tutto questo, perché poi Dio vede nel cuore, non nelle apparenze, dal cuore vengono le decisioni.
In Geremia, al capitolo 31, 31, c’è la premessa di una “nuova Alleanza”, dove Dio stesso scriverà nel cuore la Sua Legge (vedi anche Ezechiele Cap. 36), ma la Legge da sola non è in grado di cambiare l’uomo.
In Deuteronomio Cap 29, 3 è Mosè che parla di ciò che Dio ha fatto ed Israele ha visto, ma precisa che ancora non ha dato un cuore nuovo per comprendere.
Al Cap 30, 6 c’è la previsione dell’esilio, perché Israele dimenticherà, ma poi si convertirà e ritornerà.
Si promette la circoncisione del cuore, in modo che tu ami il Signore tuo Dio e viva.
Chi mi ama osserva la mia Parola, dirà Gesù. Non si può amare senza adeguare la propria vita all’amato.
È un’obbedienza da figli e qui subentra ancora la memoria di questo amore, che non va mai dimenticato.
Lo Shemà è diviso in tre parti, Deuteronomio cap. 11, 13-21; “Ora, se ubbidirete ai miei comandi…ecc.” e poi si passa agli avvertimenti, di cosa succederebbe nel caso di infedeltà da parte di Israele.
Dal capitolo 6 al capitolo 11 di Deuteronomio c’è tutto un commento sullo Shemà.
Nel capitolo 7 c’è il ricordo dell’elezione ed il ricordo dell’Alleanza, il fatto che non ci sono motivi perché Dio abbia scelto Israele. Questa elezione comporta una vita nella dignità di figli, è un po’ diverso dalle leggi umane e civili.
Essa esprime una gratuità assoluta ed implica una vita di gratitudine che persista.
Nel capitolo 8 in particolare, fino al capitolo 10 versetto 11, si parla della dimenticanza, della sua tentazione, perché Israele è un popolo di dura cervice che è sempre pronto a dimenticare, ma di queste “Leggi” non si deve dimenticare, non deve dimenticare che tutto è dono del Signore, e che quello che Dio gli ha dato non è a causa della sua giustizia, dei suoi meriti.
Dal capitolo 10 versetto 12-13, fino al capitolo 11, si riassume in una parola cosa il Signore vuole, cioè che tu ami il Signore tuo Dio, cosa vuole dire amare il Signore tuo Dio con tutta l’anima, cioè, anche se il Signore ti togliesse l’anima.
Al capitolo 34 si parla della morte di Mosè, è forse la chiave di tutto il libro.
La prima ragione della sua morte è che Mosè non ebbe fiducia a Massa e quindi così dimostrò di essere un uomo, la seconda ragione è a motivo del peccato del popolo, per cui Mosè seguì la stessa sorte, non arrivò alla terra promessa, morì con quella generazione.
Mosè pregò Dio di farlo entrare nella terra promessa, ma Dio gli rispose: Basta!
Mentre invece quando pregò per il popolo fu sempre ascoltato.
Ciò sta a significare che non si prega Dio per se stessi, ma per gli altri.
È vero che Mosè non entrò nella terra promessa, in quella terra, ma perché la vera terra promessa è un’altra, è il Mondo Venturo, il Regno di Dio, e Mosè entrò direttamente in quello.
Troviamo poi alcune difficoltà, in Deuteronomio cap. 7, 2, dove si parla dello sterminio dei popoli che riprende al capitolo 20 e ritroviamo anche nel libro di Giosuè, e a questo non c’è una risposta nella Bibbia, nemmeno nel Nuovo Testamento. Come ha potuto allora Dio ordinare questo?
Senza allargare troppo il discorso sulla guerra ordinata da Dio, si può dire che in realtà questi stermini non sono realmente accaduti, infatti, negli scritti più antichi non si dice nulla a questo riguardo, vedi ad esempio il libro dei Giudici, che è uno dei più antichi, (le fonti orali più antiche risalgono al IX secolo a.C., mentre la redazione finale è dagli studiosi collocata intorno al sec. VI a.C.) anzi, lì più che di una guerra di conquista si parla più di una lenta infiltrazione delle tribù, alcune delle quali sembra addirittura già residenti.
Si parla di cacciata e di stermini nei libri più recenti, dove si usa la parola “legherish o legaresh”, per dire cacciare, cioè rendere stranieri, letteralmente “stranierizzare”, per ereditarne la terra.
Questi testi sono stati scritti molto tempo dopo i fatti che descrivono, probabilmente durante l’esilio in Babilonia o più tardi e con questo si voleva dire chela soluzione dell’infedeltà di Israele sta nella separazione dagli altri, in quanto Israele è un popolo unico e la sua unicità va preservata. Viene anche detto di non mescolarsi, ma se questi popoli sono stati sterminati come si vuole dire, con chi non si dovrebbero mescolare?
Questi perciò sono racconti simili a quelli della Creazione di Genesi, che non si può vedere come un racconto cosmologico, ma come un racconto dottrinale, dove vengono sviluppate delle riflessioni e degli insegnamenti.
Tornando poi ai popoli Cananei, questi accompagnano Israele per tutta la sua storia, quindi assolutamente non sono stati sterminati, ma tutto questo è scritto per dirci; è andata male, perché siamo stati disubbidienti, abbiamo acquisito usi e costumi dei Cananei e ci siamo mescolati con loro.
Guarda la lezione di Rav Colombo sulla parashà di Vaetchannan.
I nostri Maestri ritengono che all'interno del 1° brano dello Shemà siano inclusi tutti e 10 i Comandamenti. Il Rav li spiega uno per uno.
Pubblicato da Comunità Ebraica di Roma Giovedì 1 agosto 2019
I nostri Maestri ritengono che all'interno del 1° brano dello Shemà siano inclusi tutti e 10 i Comandamenti. Il Rav li spiega uno per uno.
Pubblicato da Comunità Ebraica di Roma Giovedì 1 agosto 2019
דבר תורה - Parashà di VaetchannanLa lezione di Rav Colombo sulla parashà di Vaetchannan. I nostri Maestri ritengono che all'interno del 1° brano dello Shemà siano inclusi tutti e 10 i Comandamenti. Il Rav li spiega uno per uno.
Pubblicato da Comunità Ebraica di Roma su Giovedì 1 agosto 2019
Sh'ma Yisrael Adonai Elohenu Adonai Echad
Ascolta Israele Il Signore è il nostro Dio Il Signore è Uno
Ascolta Israele Il Signore è il nostro Dio Il Signore è Uno
"ASCOLTA ISRAELE"
Lo Shema‘ ("Ascolta") è la preghiera ebraica forse più conosciuta. Essa è costituita da tre sezioni bibliche (Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41) (Testo ebraico) precedute e seguite dalla recita di alcune benedizioni, e sono appunto queste ultime a rendere l’ "Ascolta Israele", una vera e propria preghiera (cioè un modo con cui l’uomo si rivolge a Dio). Lo Shema‘ è recitato con profonda riverenza ed è soprattutto necessario soffermarsi sul primo versetto: "Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno".
Da un commento, non sappiamo se tutt’ora inedito, allo Shema' di Rav Elia Kopciowski - già rabbino capo di Milano e infaticabile, sapiente espositore dell’ebraismo per ebrei e non ebrei - traiamo queste suggestive e profonde considerazioni su alcuni versi della prima sezione biblica.
Prosegui la lettura sul sito "Le nostre Radici"
Da un commento, non sappiamo se tutt’ora inedito, allo Shema' di Rav Elia Kopciowski - già rabbino capo di Milano e infaticabile, sapiente espositore dell’ebraismo per ebrei e non ebrei - traiamo queste suggestive e profonde considerazioni su alcuni versi della prima sezione biblica.
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Luca 10, 25-37
25Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27Costui rispose: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28E Gesù: «Hai risposto bene; fa questo e vivrai».
29Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30Gesù riprese:
«Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».