Ricerche storiche
Storicità della Bibbia
La storicità della Bibbia è un campo della storia delle religioni e della biblistica che utilizza il metodo critico e l'analisi storica per verificare l'attendibilità o l'erroneità degli eventi e dei personaggi riportati nella Bibbia e nei libri apocrifi confrontati con la realtà storica, insieme a numerose risorse e scienze empiriche, che spaziano dall'archeologia biblica alla storiografia, dalla linguistica alla letteratura comparata.
Lo studio basato sulla critica storica della Bibbia può condurre ad una più approfondita comprensione di religione, cultura, mitologia, leggenda, poesia, diritto e morale non solo ebraiche o paleocristiane, ma anche del Vicino Oriente antico, mesopotamiche, levantine, ellenistiche e romane.
Gli studiosi esaminano anche il contesto storico dei singoli passaggi biblici o apocrifi, l'importanza ascritta agli eventi dai rispettivi gruppi di pensiero o singoli autori, e la coerenza o il contrasto tra le descrizioni di questi eventi rispetto all'evidenza storica fornita da reperti, fossili, date, documenti e fonti letterarie o storiche extra-bibliche.
Continua a leggere su: Wikipedia
La storicità della Bibbia è un campo della storia delle religioni e della biblistica che utilizza il metodo critico e l'analisi storica per verificare l'attendibilità o l'erroneità degli eventi e dei personaggi riportati nella Bibbia e nei libri apocrifi confrontati con la realtà storica, insieme a numerose risorse e scienze empiriche, che spaziano dall'archeologia biblica alla storiografia, dalla linguistica alla letteratura comparata.
Lo studio basato sulla critica storica della Bibbia può condurre ad una più approfondita comprensione di religione, cultura, mitologia, leggenda, poesia, diritto e morale non solo ebraiche o paleocristiane, ma anche del Vicino Oriente antico, mesopotamiche, levantine, ellenistiche e romane.
Gli studiosi esaminano anche il contesto storico dei singoli passaggi biblici o apocrifi, l'importanza ascritta agli eventi dai rispettivi gruppi di pensiero o singoli autori, e la coerenza o il contrasto tra le descrizioni di questi eventi rispetto all'evidenza storica fornita da reperti, fossili, date, documenti e fonti letterarie o storiche extra-bibliche.
Continua a leggere su: Wikipedia
Esodo: suggestioni, teorie, indizi, prove
di Domenico Oliva
Uno dei periodi storici più dibattuti, dal punto di vista archeologico, è quello dell'Esodo, del quale non c'è notizia nelle cronache egiziane del tempo, malgrado l'eccezionalità degli eventi provocati dalle piaghe d'Egitto. Le vicende della conquista della Palestina da parte di Giosuè sarebbero invece completamente smentite dai reperti archeologici: gli scavi effettuati a Gerico non hanno trovato traccia della sua distruzione nell'epoca indicata. Le prove certe della storicità della Bibbia, almeno per adesso, sono davvero rare. Questo è quanto, in un riassunto di poche parole, la comunità internazionale afferma in modo prevalente riguardo ai fatti riportati nella Bibbia e che avrebbero portato alla creazione dello stato di Israele. In realtà la comunità scientifica non è così compatta come potrebbe sembrare; gli archeologi biblici, infatti, si dividono tra massimalisti, per i quali la Bibbia è una vera e propria guida per la ricerca archeologica, e minimalisti, che la considerano come un testo religioso privo di alcuna oggettività. In mezzo ai due schieramenti esiste una fascia piuttosto ampia di moderati che escludono le interpretazioni letterali ma accettano una generica base storica del Libro sacro. Uno dei più grandi esperti nella lettura di geroglifici del XX secolo fu sir Alan Gardiner, egli contribuì enormemente a scoprire ciò che siamo oggi. Dopo una vita dedicata alle ricerche, Gardiner scrisse una cosa riguardo alla civiltà egizia: “non dobbiamo dimenticare che si tratta di una civiltà risalente a millenni fa, della quale sopravvivono resti davvero minimi. Quella che viene definita con orgoglio la storia d'Egitto non è altro che una raccolta di stracci e frammenti.” Se abbiamo solo tracce e frammenti quanto possiamo essere certi delle date? L’egittologo Kent Weeks sostiene che Gardiner disse una cosa essenzialmente vera. La cosa più interessante di tutto il materiale dell'antico Egitto, però, è che gli stracci e i frammenti sono più numerosi e di tipologia più varia rispetto a quelli di ogni altra civiltà sulla faccia della terra. C'è ogni tipo di materiale giunto fino a noi e sono stracci e frammenti incompleti e avere tutto questo materiale è straordinario ma anche estremamente scoraggiante, perché lascia molto più spazio al dubbio e alle discussioni. Alla fine dei conti la cronologia della storia d'Egitto sorregge tutto ciò che è stato fatto nel resto del mondo conosciuto. È una responsabilità enorme nonché una delle ragioni per cui è studiata attentamente, perché se si parla di ricostruire la storia antica, molto dipende dalle risposte. L'unica epoca in cui c'era uno schema corrispondente alle fasi era il Medio Regno, non il Nuovo Regno. E se questa non è una coincidenza, allora si rende necessario un cambiamento radicale. O l'esodo è avvenuto molto prima del 1450 a.C., oppure la cronologia dell'Egitto è sbagliata. La discussione sulla cronologia della storia antica è accesa e se ne è discusso anche nella conferenza sulla nuova cronologia tenutasi in Germania sebbene le conclusioni di chi è a favore di modifiche importanti possono sbagliare, tutti concordano però sul fatto che si debba indagare ulteriormente e che la cronologia non è fissa nè definitiva. Nella cronologia della storia dell'Egitto sono stati inseriti dei buchi nella storia delle civiltà limitrofe affinché questa corrispondesse al terzo periodo buio d'Egitto. tuttavia, l'archeologia di queste civiltà non conferma questi buchi. è chiaro che qualcosa non quadra. come sarebbe la storia se i periodi bui fossero modificati come lo rendono necessarie le prove, secondo alcuni esperti? Ciò che non cambia è il tempo della Bibbia, che non ne è influenzato. Cambiare la cronologia dell'Egitto significa spostarla rispetto a quella della Bibbia. Così, all'improvviso, eventi e non sono accaduti nel momento giusto, sembrano allinearsi diversamente. Questa è la parte interessante, perché improvvisamente iniziamo a trovare prove a sostegno della Bibbia. In tale caso lo schema della storia egiziana coinciderebbe con quello della storia biblica con le relative prove D'altra parte se per un attimo si mettono da parte le date lo schema dei fatti provenienti dall'archeologia corrisponde alla Bibbia in maniera impressionante. Tale coincidenza merita di essere presa sul serio, ma per ora i sostenitori delle teorie tradizionali non permettono di effettuare tali collegamenti.
Leggi tutto scaricando il PDF qui sotto oppure vai all'originale sul sito di academia.edu cliccando QUI
Uno dei periodi storici più dibattuti, dal punto di vista archeologico, è quello dell'Esodo, del quale non c'è notizia nelle cronache egiziane del tempo, malgrado l'eccezionalità degli eventi provocati dalle piaghe d'Egitto. Le vicende della conquista della Palestina da parte di Giosuè sarebbero invece completamente smentite dai reperti archeologici: gli scavi effettuati a Gerico non hanno trovato traccia della sua distruzione nell'epoca indicata. Le prove certe della storicità della Bibbia, almeno per adesso, sono davvero rare. Questo è quanto, in un riassunto di poche parole, la comunità internazionale afferma in modo prevalente riguardo ai fatti riportati nella Bibbia e che avrebbero portato alla creazione dello stato di Israele. In realtà la comunità scientifica non è così compatta come potrebbe sembrare; gli archeologi biblici, infatti, si dividono tra massimalisti, per i quali la Bibbia è una vera e propria guida per la ricerca archeologica, e minimalisti, che la considerano come un testo religioso privo di alcuna oggettività. In mezzo ai due schieramenti esiste una fascia piuttosto ampia di moderati che escludono le interpretazioni letterali ma accettano una generica base storica del Libro sacro. Uno dei più grandi esperti nella lettura di geroglifici del XX secolo fu sir Alan Gardiner, egli contribuì enormemente a scoprire ciò che siamo oggi. Dopo una vita dedicata alle ricerche, Gardiner scrisse una cosa riguardo alla civiltà egizia: “non dobbiamo dimenticare che si tratta di una civiltà risalente a millenni fa, della quale sopravvivono resti davvero minimi. Quella che viene definita con orgoglio la storia d'Egitto non è altro che una raccolta di stracci e frammenti.” Se abbiamo solo tracce e frammenti quanto possiamo essere certi delle date? L’egittologo Kent Weeks sostiene che Gardiner disse una cosa essenzialmente vera. La cosa più interessante di tutto il materiale dell'antico Egitto, però, è che gli stracci e i frammenti sono più numerosi e di tipologia più varia rispetto a quelli di ogni altra civiltà sulla faccia della terra. C'è ogni tipo di materiale giunto fino a noi e sono stracci e frammenti incompleti e avere tutto questo materiale è straordinario ma anche estremamente scoraggiante, perché lascia molto più spazio al dubbio e alle discussioni. Alla fine dei conti la cronologia della storia d'Egitto sorregge tutto ciò che è stato fatto nel resto del mondo conosciuto. È una responsabilità enorme nonché una delle ragioni per cui è studiata attentamente, perché se si parla di ricostruire la storia antica, molto dipende dalle risposte. L'unica epoca in cui c'era uno schema corrispondente alle fasi era il Medio Regno, non il Nuovo Regno. E se questa non è una coincidenza, allora si rende necessario un cambiamento radicale. O l'esodo è avvenuto molto prima del 1450 a.C., oppure la cronologia dell'Egitto è sbagliata. La discussione sulla cronologia della storia antica è accesa e se ne è discusso anche nella conferenza sulla nuova cronologia tenutasi in Germania sebbene le conclusioni di chi è a favore di modifiche importanti possono sbagliare, tutti concordano però sul fatto che si debba indagare ulteriormente e che la cronologia non è fissa nè definitiva. Nella cronologia della storia dell'Egitto sono stati inseriti dei buchi nella storia delle civiltà limitrofe affinché questa corrispondesse al terzo periodo buio d'Egitto. tuttavia, l'archeologia di queste civiltà non conferma questi buchi. è chiaro che qualcosa non quadra. come sarebbe la storia se i periodi bui fossero modificati come lo rendono necessarie le prove, secondo alcuni esperti? Ciò che non cambia è il tempo della Bibbia, che non ne è influenzato. Cambiare la cronologia dell'Egitto significa spostarla rispetto a quella della Bibbia. Così, all'improvviso, eventi e non sono accaduti nel momento giusto, sembrano allinearsi diversamente. Questa è la parte interessante, perché improvvisamente iniziamo a trovare prove a sostegno della Bibbia. In tale caso lo schema della storia egiziana coinciderebbe con quello della storia biblica con le relative prove D'altra parte se per un attimo si mettono da parte le date lo schema dei fatti provenienti dall'archeologia corrisponde alla Bibbia in maniera impressionante. Tale coincidenza merita di essere presa sul serio, ma per ora i sostenitori delle teorie tradizionali non permettono di effettuare tali collegamenti.
Leggi tutto scaricando il PDF qui sotto oppure vai all'originale sul sito di academia.edu cliccando QUI
esodo_suggestioni_teorie_indizi_prove.pdf | |
File Size: | 375 kb |
File Type: |
Comprendere la Bibbia
La Bibbia e la storia d’Israele
Paragrafi estratti da “Storia d’Israele dalle origini al periodo romano”
Luca Mazzinghi - Edizioni Dehoniane Bologna 2008
Pubblicato su: http://ora-et-labora.net/bibbia/comprenderelabibbia.html
PREFAZIONE
Nel leggere la Bibbia ci troviamo continuamente di fronte a nomi di località o di personaggi spesso ignoti, a narrazioni di eventi la cui portata storica ci sfugge, cosa che rende il testo biblico oscuro e non di rado incomprensibile. D’altra parte, si è spesso portati a identificare in modo molto semplicistico il racconto biblico con i dati della storia reale; più chiaramente, a leggere la Bibbia con superficialità, dando per scontato che ogni racconto che essa narra deve essere senz’altro vero: quando però si scopre che questa corrispondenza non sempre è possibile, anzi, che esiste spesso uno scarto tra ciò che la Bibbia racconta e ciò che è realmente avvenuto, il lettore prova un’impressione di grande sconcerto. Il concilio Vaticano II ci ha insegnato che la verità della Bibbia è prima di tutto di ordine salvifico, ciò che Dio ha voluto fosse scritto «per la nostra salvezza» {Dei Verbum, n. 11). Ci troviamo perciò di fronte a una «storia sacra» che rilegge, interpreta, attualizza i dati storici reali in vista del messaggio che i diversi autori biblici intendono dare, quel messaggio che, per il credente, è parola di Dio. Una «storia» perciò che non è sempre identica a quella che studiamo sui libri e che, anzi, spesso è molto diversa. Affrontare lo studio della storia di Israele è quindi necessario come strumento indispensabile, non tanto per dimostrare che «la Bibbia aveva ragione» (per parafrasare il titolo di un noto libro) e neppure che essa aveva torto, quanto per comprendere meglio ciò che vuole realmente comunicarci. Fin dall’inizio del nostro studio deve essere chiaro che i racconti biblici non sono stati scritti prima di tutto per «informare» il lettore (o, meglio, l’ascoltatore - visto che la Bibbia si ascoltava prima che leggerla), ma per «formarlo», per educarlo all’accoglienza della parola di Dio.
(L’ultima parte della prefazione è stata omessa).
1
IL PROBLEMA DEL METODO
Ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
(Lc 1,3-4)
Nell’affrontare l’argomento «storia di Israele» il lettore della Bibbia rischia di sentirsi subito a disagio: egli ha spesso in mente infatti non la «storia» ma le «storie» che la Bibbia racconta, dalla creazione ai patriarchi, dal re David ai profeti, fino alle «storie» su Gesù; si tratta di episodi che spesso si collocano su uno sfondo molto nebuloso, tanto che a volte si è tentati di pensare che si tratti quasi di favole.
D’altra parte, lo stesso lettore è spesso digiuno di storia e, pensando alla storicità della Bibbia, lo fa in termini banali: questo episodio, che essa ci narra, è avvenuto realmente, sì o no? E se la risposta è «no», oppure «forse», tutta la Bibbia rischia per lui di essere messa in questione.
In questo brevissimo capitolo non sarà affrontato il problema della verità della Bibbia - verità che, sia detto per inciso, non è principalmente di ordine storico (cioè la Bibbia è vera perché narra fatti realmente accaduti), ma di ordine salvifico (la Bibbia è vera perché tutto ciò che è in essa è vero relativamente alla nostra salvezza, vedi quanto si legge al già ricordato n. 11 della Dei Verbum). Ci limiteremo qui ad indicare un metodo che ci permetta poi di presentare, in modo speriamo adeguato, i tratti fondamentali della storia di Israele.
* * *
Nel 1932 apparve in Italia la Storia di Israele dell’abate Ricciotti (ed. SEI Torino), nota ben presto anche fuori dai confini nazionali: in quest’opera l’autore si limitava a parafrasare con sapienza il testo biblico, arricchendolo, là dove possibile, di materiali, testi e documenti provenienti dal Vicino Oriente antico, dando così la rassicurante impressione che la storia di Israele si identificasse di fatto con quella narrata nella Bibbia. Questa tendenza a considerare i testi biblici come fondamentalmente storici e a confermarli con l’uso massiccio di prove archeologiche è tipica della cosiddetta «scuola americana», sviluppatasi nell’immediato dopoguerra sulla scia degli studi dell’archeologo W.F. Albright; la Storia di Israele di J. Bright, pubblicata per la prima volta nel 1959, ne è forse l’esempio migliore. Posizioni simili sono ben note al grande pubblico attraverso testi come il libro di W. Keller, apparso in prima edizione nel 1955 con il titolo tedesco Und die Bibel Hat doch Recht, noto in italiano come La Bibbia aveva ragione, ancora oggi molto diffuso.
Negli ultimi anni sono venute sviluppandosi posizioni molto meno ottimistiche, come quelle diffuse in alcuni libri recenti (G. Garbini, M. Liverani, I. Finkelstein - N.A. Silberman), che minano le fondamenta, ritenute così sicure, delle scuole precedenti. Così scrive ad esempio G. Garbini: «I racconti che si trovano nella Bibbia ebraica tutto sono meno che storici, ed è pertanto ozioso cercare in essa una “idea storica”...».[1] L’orientalista italiano M. Liverani e l’archeologo israeliano I. Finkelstein parlano apertamente, a proposito della storicità di molti testi biblici, di «invenzione» e di «prodotto geniale dell’immaginazione umana». Anche il più moderato J.A. Soggin, autore dell’importante Storia di Israele pubblicata in prima edizione nel 1984, pur non condividendo in pieno le posizioni estreme di Garbini, afferma, a proposito dei patriarchi, che, pur non intendendo «negare aprioristicamente la possibilità che singole tradizioni siano antiche e possano essere ricondotte a epoche prossime agli avvenimenti e alle persone narrate»,[2] quello che manca allo stato attuale delle ricerche è la possibilità di una qualunque verifica. Più drasticamente, lo stesso Soggin può affermare che «quello che sappiamo sulle origini del popolo: patriarchi, esodo, conquista, appare del tutto leggendario e il poco che riusciamo a stabilire contraddice piuttosto che confermare i testi biblici».[3] È invece possibile, nota Soggin, accertare quello che Israele confessava della propria fede molti secoli dopo i fatti narrati.
Da un estremo all’altro, dunque; oggi non è più possibile scrivere una storia di Israele rileggendo semplicemente la Bibbia: per tentare di uscire da questo vicolo cieco sottolineiamo adesso tre punti importanti da tenere sempre ben presenti.
I. L’uso delle fonti extrabibliche
Per «fonti extrabibliche» si intendono tutti i documenti scritti (papiri, tavolette, iscrizioni...) provenienti da fonti estranee alla Bibbia e relativi in qualche modo alla storia di Israele.
A partire dal IX-Vili secolo a.C. cominciamo ad avere fonti di questo genere che ci informano su alcuni aspetti della storia di Israele. Il grande problema per lo storico biblico è che, prima di tali date, si parla di Israele solo in due testi: la stele del faraone Merneptah, che risale al XIII secolo a.C., e la stele di Mesha, re di Moab, del IX secolo a.C.
È facile concludere che, se non avessimo il testo della Bibbia, conosceremmo ben poco di Israele, almeno fino all’epoca monarchica. D’altra parte, quel che conosciamo dai testi biblici non è verificabile tramite altre fonti. La domanda che può venire spontanea, a questo punto, è: perché allora non fidarsi semplicemente di ciò che la Bibbia dice?
Il secondo aspetto che adesso consideriamo - i dati dell’archeologia - ci offre una prima risposta.
II. I dati dell’archeologia
A lato delle fonti scritte, l’archeologia è anch’essa di grande importanza per la storia di Israele: essa ci permette di ricostruire, e quindi di comprendere meglio l’ambiente nel quale la Bibbia nasce e di cui essa parla. Non sempre i dati archeologici sono di facile interpretazione e spesso non è agevole distinguere l’opinione dell’archeologo dai dati da lui riportati.
Talvolta poi l’archeologia non dà i risultati sperati: il caso più noto e più clamoroso è senz’altro quello di Gerico, le cui mura, allo stato attuale delle ricerche, non possono essere affatto quelle crollate al suono delle trombe di Giosuè. Un tale risultato può apparire quasi scandaloso a chi è abituato a una lettura superficiale della Bibbia, ma in realtà è un aiuto per comprenderla meglio. Molte altre volte i risultati dell’archeologia contraddicono o non appoggiano il testo biblico: questo ci fa comprendere che le cose sono più complesse di quanto si pensi.
III. Storia e reinterpretazione della storia nella Bibbia
La Bibbia non è un libro piovuto dal cielo, scritto da un solo autore in un’epoca ben precisa: ogni libro della Bibbia ha una sua - spesso complessa! - storia di composizione, che può essere durata anche secoli. Ciò può sembrare ovvio, ma non va mai dimenticato: se è vero infatti che le parti più antiche del Pentateuco possono risalire, nella loro forma scritta, non più in là dell’VIII secolo a.C, ebbene, vi è una distanza di parecchi secoli con i fatti narrati. Secondo la cronologia più tradizionale, ad esempio, i patriarchi si collocavano nel XVIII-XVII secolo a.C., appunto almeno nove/dieci secoli prima della stesura dei primi testi scritti che ne parlano. L’esempio classico è il testo di Gen 12,6, dove si ricorda che i cananei abitavano «allora» il paese, ma che evidentemente non ci abitavano più quando, molti secoli dopo i fatti narrati, il testo fu scritto. Questa distanza tra i fatti narrati e i fatti avvenuti rende spesso del tutto impossibile una vera ricostruzione storica degli avvenimenti. A ciò si aggiunga che l’autore biblico rilegge tali avvenimenti alla luce delle condizioni sociali, politiche, religiose del suo tempo; inoltre, egli è interessato al messaggio teologico in essi contenuto, appunto alla «parola di Dio» che quel fatto rappresenta. Siamo dunque di fronte a testi che si occupano di storia, ma si tratta di storia interpretata, e non ci deve dunque meravigliare il fatto che l’interpretazione spesso non corrisponda alla realtà dei fatti.
IV. Quando far iniziare una storia di Israele?
Un’ultima questione: quando fare iniziare una storia di Israele? Anche un lettore alle prime armi dovrebbe ormai sapere che l’inizio della storia biblica, il racconto della creazione contenuto in Gen 1-11, non è «storia» in senso proprio. Sembrerebbe dunque opportuno iniziare con la tappa successiva, quella dei patriarchi, come alcuni degli storici di Israele hanno fatto nel passato.
In realtà, già su questo punto c’è una grande diversità di opinioni: alcuni iniziano la storia di Israele piuttosto con l’esodo, altri invece con l’unione delle dodici tribù e l’ingresso in Canaan, altri ancora con il periodo dei giudici, altri con la monarchia davidica. Quest’ultima posizione, che risale agli studi di B. Stade, alla fine dell’Ottocento, è difesa nella prima edizione della Storia di Israele di Soggin: «è infatti da allora che Israele comincia ad esistere come entità non soltanto etnica [...] ma anche politica, in quanto si costituisce come Stato».[4] Alcune recenti storie di Israele rifiutano esplicitamente ogni tentativo di ricostruire la fase precedente la monarchia: così l’importante storia di Miller e Hayes conclude il capitolo dedicato alle origini di Israele affermando che «si declina ogni tentativo di ricostruire la storia più antica di Israele»; la trattazione inizia con il periodo immediatamente precedente la monarchia.[5] Nell’ultima edizione della sua Storia di Israele, Soggin situa invece i regni di David e di Salomone nella parte intitolata «Tradizioni sulla preistoria del popolo». Per Soggin, in effetti, l’impero di David e Salomone «presenta più problemi di quanti ne potremo mai risolvere. Le fonti che riferiscono su di esso sono tutte di origine tarda e riflettono quindi problematiche di epoche posteriori di molti secoli, quando il popolo, ormai ridotto al solo Giuda, stava passando per esperienze molto spiacevoli».[6]
* * *
Tutto ciò basta a far capire come le origini di Israele siano realmente il punto più difficile e il più discusso della storia di Israele. Come già si è accennato, il grande problema che lo storico deve affrontare è la pressoché totale mancanza di fonti extrabibliche e di dati per il periodo precedente la monarchia: l’unica fonte a nostra disposizione è spesso poco più che la Bibbia stessa, e talvolta neppure quella! Il nostro punto di partenza sarà dunque una breve panoramica su questo spinoso problema delle origini di Israele, tenendo sempre presente che dobbiamo confrontarci con testi biblici ai quali non possiamo chiedere una risposta di ordine puramente storico. Gli autori biblici sono senz’altro mossi anche da un interesse storico e talora persino ideologico, ma il loro obiettivo primario è anzitutto teologico: ci troviamo di fronte a una «storia sacra», per cui la storia di Israele non può coincidere con una semplice parafrasi dei testi biblici arricchita con dati storico-archeologici. Gli autori antichi, del resto, non riescono a concepire una «storia» in senso moderno, ove la presentazione dei fatti sia il più possibile sganciata dall’elemento religioso. Per la Bibbia, inoltre, a partire dall’opera dei profeti (più o meno intorno all’VIII secolo a.C.) un ulteriore problema è cercare di comprendere il senso dell’agire del Dio di Israele all’interno della storia.
Ciascuno di questi elementi dovrà essere tenuto sempre presente se si vuole in qualche modo arrivare a ricostruire un quadro soddisfacente della storia di Israele: in tal modo il lettore della Bibbia potrà collocare ciò che legge su uno sfondo non astratto ma concreto: la storia di un popolo, Israele.
NOTE (Non tutte le note sono state riportate)
[1] G. Garbini, Storia e ideologia nell’Israele antico, Paideia, Brescia 1986,248.
[2] Si veda J.A. Soggin, Storia di Israele, Paideia, Brescia 22002,86.
[3] J.A. Soggin, «La storiografia israelitica più antica», in La storiografia nella Bibbia. Atti della XXVIII Settimana Biblica, Bologna 1986,26 (un’interessante raccolta di saggi relativi a questo tipo di problemi).
[4] J.A. Soggin, Storia di Israele, prima edizione Brescia 1984, 54.
[5] Cf. J.M. Miller - J.H. Hayes, A History of Ancient Israel and Judah, London 1986,79.
[6] Soggin, Storia di Israele, 56.
BREVE BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
La bibliografia che segue è senz’altro molto parziale; mi limito a indicare le principali storie di Israele, oltre alle opere più importanti che possono essere utili per approfondire alcuni degli aspetti trattati (a eccezione dei testi già citati in note specifiche). Il primo criterio seguito è che si tratta, con poche significative eccezioni, di lavori disponibili in italiano. In secondo luogo, sono state privilegiate, oltre alle opere classiche, alcune storie di Israele di impostazione più divulgativa. La bibliografia è corredata di piccole note orientative; con * sono segnalati testi di carattere divulgativo, con ** testi di livello medio e con *** opere di alto profilo scientifico.
I. Storie di Israele (in ordine cronologico)
** Ricciotti G., Storia di Israele, 2 voll., SEI, Torino 1932. Un testo che ha avuto fortuna per molto tempo. È quasi una parafrasi del testo biblico, arricchita dei materiali e delle fonti extrabibliche allora disponibili. Ripubblicata da SEI, Torino 1997, a cura di P. Sacchi e C. Erba.
** Noth M., Storia di Israele, Paideia, Brescia 1975 (2a ed. originale tedesca 1954). Si tratta di un’opera importante, densa, anche se in parte di impostazione superata.
*** De Vaux R., Histoire ancienne d’Israel, I, Paris 1971 (il secondo volume, relativo al tempo dei giudici, è uscito postumo). Un altro classico, opera monumentale che non può essere ignorata; giunge soltanto sino al tempo dei giudici.
** Hermann S., Storia di Israele. I tempi dell’Antico Testamento, Queriniana, Brescia 1977 (la 2a ed. originale tedesca è del 1980). Pui presentando elementi di originalità, si basa essenzialmente sulle due opere precedenti di Noth e De Vaux.
** Cazelles H., Storia politica di Israele. Dalle origini ad Alessandro Magno, Borla, Roma 1985 (ed. orig. francese 1982). Si occupa, come dice il sottotitolo, soprattutto dell’aspetto politico. Un testo d dimensioni contenute, accessibile anche a un pubblico meno specializzato.
* Metzger M., Breve storia di Israele, Queriniana, Brescia 1987 (2a ed.; la 6a ed. tedesca è del 1983). Breve compendio a uso scolastico, di impostazione piuttosto tradizionale; parte dal testo biblico facendo ricorso alle fonti extrabibliche quando possibile.
* Castel F., Storia di Israele e di Giuda dalle origini al II sec. d. C., San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1987 (3a ed.; ed. originale francese 1983). Impostazione tradizionale, testo molto semplice che si affianca al racconto biblico.
* Lemaire A., Storia del popolo ebraico, Queriniana, Brescia 1989 (2a ed. originale francese 1985). Semplice, ma sufficientemente completo compendio a uso di un pubblico non specializzato.
*** Saulnier C. - Perrot C., Storia d’Israele. III. Dalla conquista dì Alessandro alla distruzione del tempio (331 a.C.-135 d.C.), Borla, Roma 1988 (orig. francese 1985). Testo di ottimo livello scientifico.
*** Miller J.M. - Hayes J.H., A History of Ancient Israel and Judah, London 1986. Opera di grande valore scientifico, attenta alle scoperte più recenti, indispensabile punto di riferimento per la ricchezza delle sue informazioni.
*** SchÜrer E. - Vermes G. - Mlllar F. - Black M., Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo, 2 voll., Paideia, Brescia 1985-1987. Si tratta della riedizione, del tutto rinnovata, ampliata e aggiornata, della precedente Storia composta dallo stesso Schürer agli inizi del secolo (3a ed. tedesca è del 1901-1909). Il testo italiano traduce l’edizione inglese del 1973-1979: si tratta dell’opera più completa ed esauriente su questo periodo, opera che non può essere ignorata.
*** Sacchi R, Storia del secondo Tempio. Israele tra VI secolo a.C. e I secolo d.C., SEI, Torino 1994. Testo molto importante e profondamente innovativo per lo studio della storia e soprattutto del pensiero del giudaismo post-esilico.
** Finkelstein I. - Silberman N.A., Le tracce di Mosè. La Bibbia tra storia e mito, Carocci, Roma 2002 (ed. originale inglese 2001). Opera di carattere divulgativo, attenta ai dati archeologici, ma di impostazione eccessivamente critica.
*** Soggin J.A., Storia di Israele, Paideia, Brescia 22002. Opera molto completa, più sintetica per quanto riguarda l’epoca romana, ricca di dati, di impostazione più critica rispetto ai classici testi di Noth e De Vaux; forse la migliore storia di Israele composta in Italia dopo Ricciotti.
*** Liverani M., Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza, Bari 2003. Fondamentale e informata opera di un celebre orientalista italiano, pur se di impostazione eccessivamente critica.
II. Altri testi utili (in ordine alfabetico)
** L’Antico Testamento e le culture del tempo, Borla, Roma 1990. Piccola e utile antologia di testi scelti dal mondo extrabiblico.
** Aharoni Y. - Avi Yonah M., Atlante della Bibbia, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1987. Utile strumento che affianca visivamente lo studio della storia di Israele.
** Barucq A. - Cacquot A. - Durand J.M. - Lemaire A. - Masson E., Scritti dell’Antico Vicino Oriente e fonti bibliche, Borla, Roma 1988. Buona introduzione ai testi extrabiblici che interessano l’Antico Testamento.
** Baslez M., Bibbia e storia, Paideia, Brescia 2002 (ed. orig. francese 1998). Eccellente presentazione storica degli eventi e dell’ambiente culturale del mondo giudaico intorno all’era cristiana.
** Cimosa M., L’ambiente storico-culturale delle Scritture ebraiche, EDB, Bologna 2000. Buona antologia di testi extrabiblici utili per accompagnare lo studio della storia di Israele.
** De Vaux R., Istituzioni dell’Antico Testamento, Casale Monferrato 31977 (ed. originale francese del 1958-1961). Opera per alcuni aspetti un po’ datata ma sempre utilissima per conoscere usi e costumi del popolo di Israele ai tempi dell’Antico Testamento.
* Galbiati E.R. - Aletti A., Atlante storico della Bibbia e dell’antico oriente. Dalla preistoria alla caduta di Gerusalemme nell’anno 70 d.C., Massimo, Milano 1983. Utile sussidio per lo studio della storia di Israele.
*** Garbini G., Storia e ideologia nell’Israele antico, Paideia, Brescia 1986. Un libro difficile e per molti aspetti discutibile, che mette in discussione, spesso anche drasticamente, gran parte della visione tradizionale della storia di Israele.
** Hengel M., Ebrei, Greci e Barbari, Paideia, Brescia 1981 (ed. orig. tedesca 1976). Importante studio di un autore molto noto sulla situazione di Israele all’inizio dell’epoca ellenistica. Cf. anche, dello stesso autore, ** L’«ellenizzazione» della Giudea nel I secolo d.C., Paideia, Brescia 1993 (orig. ted. 1991).
** Lohse E., L’ambiente del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1980 (3a ed. tedesca 1977). Opera importante per lo studio del periodo storico-culturale giudaico e romano-ellenistico ai tempi del Nuovo Testamento.
** Momigliano A., Saggezza straniera. L’ellenismo e le altre culture, Einaudi, Torino 1980. Si tratta di una serie di conferenze tenute a Cambridge nel 1973-74 dal grande storico italiano, due delle quali si occupano del rapporto tra mondo giudaico e mondo greco, mettendone a fuoco con grande accuratezza i problemi essenziali.
** Penna R., L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane. Una documentazione ragionata, EDB, Bologna 1984; 52006. Ottima raccolta di testi e documenti originali dell’epoca che può completare idealmente il libro di Lohse.
* Roaf M., Atlante della Mesopotamia e dell’Antico Vicino Oriente, De Agostini, Novara 1992. Utile sussidio pratico per la conoscenza del Vicino Oriente antico.
* Segalla G., Panorama storico del Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 1984. Breve presentazione del mondo romano e giudaico nel quale nasce la Chiesa primitiva.
* Ska J.-L., La Parola di Dio nei racconti degli uomini, Cittadella, Assisi 2003 (ed. francese 2001). Ottima e semplicissima introduzione al problema della storicità dei racconti biblici; consigliato.
** Soggin J.A., Israele in epoca bìblica. Istituzioni, feste, cerimonie, rituali, Claudiana, Torino 2000. Una buona presentazione, un po’ sintetica, delle usanze politiche e religiose dell’Israele biblico.
La Bibbia e la storia d’Israele
Paragrafi estratti da “Storia d’Israele dalle origini al periodo romano”
Luca Mazzinghi - Edizioni Dehoniane Bologna 2008
Pubblicato su: http://ora-et-labora.net/bibbia/comprenderelabibbia.html
PREFAZIONE
Nel leggere la Bibbia ci troviamo continuamente di fronte a nomi di località o di personaggi spesso ignoti, a narrazioni di eventi la cui portata storica ci sfugge, cosa che rende il testo biblico oscuro e non di rado incomprensibile. D’altra parte, si è spesso portati a identificare in modo molto semplicistico il racconto biblico con i dati della storia reale; più chiaramente, a leggere la Bibbia con superficialità, dando per scontato che ogni racconto che essa narra deve essere senz’altro vero: quando però si scopre che questa corrispondenza non sempre è possibile, anzi, che esiste spesso uno scarto tra ciò che la Bibbia racconta e ciò che è realmente avvenuto, il lettore prova un’impressione di grande sconcerto. Il concilio Vaticano II ci ha insegnato che la verità della Bibbia è prima di tutto di ordine salvifico, ciò che Dio ha voluto fosse scritto «per la nostra salvezza» {Dei Verbum, n. 11). Ci troviamo perciò di fronte a una «storia sacra» che rilegge, interpreta, attualizza i dati storici reali in vista del messaggio che i diversi autori biblici intendono dare, quel messaggio che, per il credente, è parola di Dio. Una «storia» perciò che non è sempre identica a quella che studiamo sui libri e che, anzi, spesso è molto diversa. Affrontare lo studio della storia di Israele è quindi necessario come strumento indispensabile, non tanto per dimostrare che «la Bibbia aveva ragione» (per parafrasare il titolo di un noto libro) e neppure che essa aveva torto, quanto per comprendere meglio ciò che vuole realmente comunicarci. Fin dall’inizio del nostro studio deve essere chiaro che i racconti biblici non sono stati scritti prima di tutto per «informare» il lettore (o, meglio, l’ascoltatore - visto che la Bibbia si ascoltava prima che leggerla), ma per «formarlo», per educarlo all’accoglienza della parola di Dio.
(L’ultima parte della prefazione è stata omessa).
1
IL PROBLEMA DEL METODO
Ho deciso anch’io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teofilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
(Lc 1,3-4)
Nell’affrontare l’argomento «storia di Israele» il lettore della Bibbia rischia di sentirsi subito a disagio: egli ha spesso in mente infatti non la «storia» ma le «storie» che la Bibbia racconta, dalla creazione ai patriarchi, dal re David ai profeti, fino alle «storie» su Gesù; si tratta di episodi che spesso si collocano su uno sfondo molto nebuloso, tanto che a volte si è tentati di pensare che si tratti quasi di favole.
D’altra parte, lo stesso lettore è spesso digiuno di storia e, pensando alla storicità della Bibbia, lo fa in termini banali: questo episodio, che essa ci narra, è avvenuto realmente, sì o no? E se la risposta è «no», oppure «forse», tutta la Bibbia rischia per lui di essere messa in questione.
In questo brevissimo capitolo non sarà affrontato il problema della verità della Bibbia - verità che, sia detto per inciso, non è principalmente di ordine storico (cioè la Bibbia è vera perché narra fatti realmente accaduti), ma di ordine salvifico (la Bibbia è vera perché tutto ciò che è in essa è vero relativamente alla nostra salvezza, vedi quanto si legge al già ricordato n. 11 della Dei Verbum). Ci limiteremo qui ad indicare un metodo che ci permetta poi di presentare, in modo speriamo adeguato, i tratti fondamentali della storia di Israele.
* * *
Nel 1932 apparve in Italia la Storia di Israele dell’abate Ricciotti (ed. SEI Torino), nota ben presto anche fuori dai confini nazionali: in quest’opera l’autore si limitava a parafrasare con sapienza il testo biblico, arricchendolo, là dove possibile, di materiali, testi e documenti provenienti dal Vicino Oriente antico, dando così la rassicurante impressione che la storia di Israele si identificasse di fatto con quella narrata nella Bibbia. Questa tendenza a considerare i testi biblici come fondamentalmente storici e a confermarli con l’uso massiccio di prove archeologiche è tipica della cosiddetta «scuola americana», sviluppatasi nell’immediato dopoguerra sulla scia degli studi dell’archeologo W.F. Albright; la Storia di Israele di J. Bright, pubblicata per la prima volta nel 1959, ne è forse l’esempio migliore. Posizioni simili sono ben note al grande pubblico attraverso testi come il libro di W. Keller, apparso in prima edizione nel 1955 con il titolo tedesco Und die Bibel Hat doch Recht, noto in italiano come La Bibbia aveva ragione, ancora oggi molto diffuso.
Negli ultimi anni sono venute sviluppandosi posizioni molto meno ottimistiche, come quelle diffuse in alcuni libri recenti (G. Garbini, M. Liverani, I. Finkelstein - N.A. Silberman), che minano le fondamenta, ritenute così sicure, delle scuole precedenti. Così scrive ad esempio G. Garbini: «I racconti che si trovano nella Bibbia ebraica tutto sono meno che storici, ed è pertanto ozioso cercare in essa una “idea storica”...».[1] L’orientalista italiano M. Liverani e l’archeologo israeliano I. Finkelstein parlano apertamente, a proposito della storicità di molti testi biblici, di «invenzione» e di «prodotto geniale dell’immaginazione umana». Anche il più moderato J.A. Soggin, autore dell’importante Storia di Israele pubblicata in prima edizione nel 1984, pur non condividendo in pieno le posizioni estreme di Garbini, afferma, a proposito dei patriarchi, che, pur non intendendo «negare aprioristicamente la possibilità che singole tradizioni siano antiche e possano essere ricondotte a epoche prossime agli avvenimenti e alle persone narrate»,[2] quello che manca allo stato attuale delle ricerche è la possibilità di una qualunque verifica. Più drasticamente, lo stesso Soggin può affermare che «quello che sappiamo sulle origini del popolo: patriarchi, esodo, conquista, appare del tutto leggendario e il poco che riusciamo a stabilire contraddice piuttosto che confermare i testi biblici».[3] È invece possibile, nota Soggin, accertare quello che Israele confessava della propria fede molti secoli dopo i fatti narrati.
Da un estremo all’altro, dunque; oggi non è più possibile scrivere una storia di Israele rileggendo semplicemente la Bibbia: per tentare di uscire da questo vicolo cieco sottolineiamo adesso tre punti importanti da tenere sempre ben presenti.
I. L’uso delle fonti extrabibliche
Per «fonti extrabibliche» si intendono tutti i documenti scritti (papiri, tavolette, iscrizioni...) provenienti da fonti estranee alla Bibbia e relativi in qualche modo alla storia di Israele.
A partire dal IX-Vili secolo a.C. cominciamo ad avere fonti di questo genere che ci informano su alcuni aspetti della storia di Israele. Il grande problema per lo storico biblico è che, prima di tali date, si parla di Israele solo in due testi: la stele del faraone Merneptah, che risale al XIII secolo a.C., e la stele di Mesha, re di Moab, del IX secolo a.C.
È facile concludere che, se non avessimo il testo della Bibbia, conosceremmo ben poco di Israele, almeno fino all’epoca monarchica. D’altra parte, quel che conosciamo dai testi biblici non è verificabile tramite altre fonti. La domanda che può venire spontanea, a questo punto, è: perché allora non fidarsi semplicemente di ciò che la Bibbia dice?
Il secondo aspetto che adesso consideriamo - i dati dell’archeologia - ci offre una prima risposta.
II. I dati dell’archeologia
A lato delle fonti scritte, l’archeologia è anch’essa di grande importanza per la storia di Israele: essa ci permette di ricostruire, e quindi di comprendere meglio l’ambiente nel quale la Bibbia nasce e di cui essa parla. Non sempre i dati archeologici sono di facile interpretazione e spesso non è agevole distinguere l’opinione dell’archeologo dai dati da lui riportati.
Talvolta poi l’archeologia non dà i risultati sperati: il caso più noto e più clamoroso è senz’altro quello di Gerico, le cui mura, allo stato attuale delle ricerche, non possono essere affatto quelle crollate al suono delle trombe di Giosuè. Un tale risultato può apparire quasi scandaloso a chi è abituato a una lettura superficiale della Bibbia, ma in realtà è un aiuto per comprenderla meglio. Molte altre volte i risultati dell’archeologia contraddicono o non appoggiano il testo biblico: questo ci fa comprendere che le cose sono più complesse di quanto si pensi.
III. Storia e reinterpretazione della storia nella Bibbia
La Bibbia non è un libro piovuto dal cielo, scritto da un solo autore in un’epoca ben precisa: ogni libro della Bibbia ha una sua - spesso complessa! - storia di composizione, che può essere durata anche secoli. Ciò può sembrare ovvio, ma non va mai dimenticato: se è vero infatti che le parti più antiche del Pentateuco possono risalire, nella loro forma scritta, non più in là dell’VIII secolo a.C, ebbene, vi è una distanza di parecchi secoli con i fatti narrati. Secondo la cronologia più tradizionale, ad esempio, i patriarchi si collocavano nel XVIII-XVII secolo a.C., appunto almeno nove/dieci secoli prima della stesura dei primi testi scritti che ne parlano. L’esempio classico è il testo di Gen 12,6, dove si ricorda che i cananei abitavano «allora» il paese, ma che evidentemente non ci abitavano più quando, molti secoli dopo i fatti narrati, il testo fu scritto. Questa distanza tra i fatti narrati e i fatti avvenuti rende spesso del tutto impossibile una vera ricostruzione storica degli avvenimenti. A ciò si aggiunga che l’autore biblico rilegge tali avvenimenti alla luce delle condizioni sociali, politiche, religiose del suo tempo; inoltre, egli è interessato al messaggio teologico in essi contenuto, appunto alla «parola di Dio» che quel fatto rappresenta. Siamo dunque di fronte a testi che si occupano di storia, ma si tratta di storia interpretata, e non ci deve dunque meravigliare il fatto che l’interpretazione spesso non corrisponda alla realtà dei fatti.
IV. Quando far iniziare una storia di Israele?
Un’ultima questione: quando fare iniziare una storia di Israele? Anche un lettore alle prime armi dovrebbe ormai sapere che l’inizio della storia biblica, il racconto della creazione contenuto in Gen 1-11, non è «storia» in senso proprio. Sembrerebbe dunque opportuno iniziare con la tappa successiva, quella dei patriarchi, come alcuni degli storici di Israele hanno fatto nel passato.
In realtà, già su questo punto c’è una grande diversità di opinioni: alcuni iniziano la storia di Israele piuttosto con l’esodo, altri invece con l’unione delle dodici tribù e l’ingresso in Canaan, altri ancora con il periodo dei giudici, altri con la monarchia davidica. Quest’ultima posizione, che risale agli studi di B. Stade, alla fine dell’Ottocento, è difesa nella prima edizione della Storia di Israele di Soggin: «è infatti da allora che Israele comincia ad esistere come entità non soltanto etnica [...] ma anche politica, in quanto si costituisce come Stato».[4] Alcune recenti storie di Israele rifiutano esplicitamente ogni tentativo di ricostruire la fase precedente la monarchia: così l’importante storia di Miller e Hayes conclude il capitolo dedicato alle origini di Israele affermando che «si declina ogni tentativo di ricostruire la storia più antica di Israele»; la trattazione inizia con il periodo immediatamente precedente la monarchia.[5] Nell’ultima edizione della sua Storia di Israele, Soggin situa invece i regni di David e di Salomone nella parte intitolata «Tradizioni sulla preistoria del popolo». Per Soggin, in effetti, l’impero di David e Salomone «presenta più problemi di quanti ne potremo mai risolvere. Le fonti che riferiscono su di esso sono tutte di origine tarda e riflettono quindi problematiche di epoche posteriori di molti secoli, quando il popolo, ormai ridotto al solo Giuda, stava passando per esperienze molto spiacevoli».[6]
* * *
Tutto ciò basta a far capire come le origini di Israele siano realmente il punto più difficile e il più discusso della storia di Israele. Come già si è accennato, il grande problema che lo storico deve affrontare è la pressoché totale mancanza di fonti extrabibliche e di dati per il periodo precedente la monarchia: l’unica fonte a nostra disposizione è spesso poco più che la Bibbia stessa, e talvolta neppure quella! Il nostro punto di partenza sarà dunque una breve panoramica su questo spinoso problema delle origini di Israele, tenendo sempre presente che dobbiamo confrontarci con testi biblici ai quali non possiamo chiedere una risposta di ordine puramente storico. Gli autori biblici sono senz’altro mossi anche da un interesse storico e talora persino ideologico, ma il loro obiettivo primario è anzitutto teologico: ci troviamo di fronte a una «storia sacra», per cui la storia di Israele non può coincidere con una semplice parafrasi dei testi biblici arricchita con dati storico-archeologici. Gli autori antichi, del resto, non riescono a concepire una «storia» in senso moderno, ove la presentazione dei fatti sia il più possibile sganciata dall’elemento religioso. Per la Bibbia, inoltre, a partire dall’opera dei profeti (più o meno intorno all’VIII secolo a.C.) un ulteriore problema è cercare di comprendere il senso dell’agire del Dio di Israele all’interno della storia.
Ciascuno di questi elementi dovrà essere tenuto sempre presente se si vuole in qualche modo arrivare a ricostruire un quadro soddisfacente della storia di Israele: in tal modo il lettore della Bibbia potrà collocare ciò che legge su uno sfondo non astratto ma concreto: la storia di un popolo, Israele.
NOTE (Non tutte le note sono state riportate)
[1] G. Garbini, Storia e ideologia nell’Israele antico, Paideia, Brescia 1986,248.
[2] Si veda J.A. Soggin, Storia di Israele, Paideia, Brescia 22002,86.
[3] J.A. Soggin, «La storiografia israelitica più antica», in La storiografia nella Bibbia. Atti della XXVIII Settimana Biblica, Bologna 1986,26 (un’interessante raccolta di saggi relativi a questo tipo di problemi).
[4] J.A. Soggin, Storia di Israele, prima edizione Brescia 1984, 54.
[5] Cf. J.M. Miller - J.H. Hayes, A History of Ancient Israel and Judah, London 1986,79.
[6] Soggin, Storia di Israele, 56.
BREVE BIBLIOGRAFIA RAGIONATA
La bibliografia che segue è senz’altro molto parziale; mi limito a indicare le principali storie di Israele, oltre alle opere più importanti che possono essere utili per approfondire alcuni degli aspetti trattati (a eccezione dei testi già citati in note specifiche). Il primo criterio seguito è che si tratta, con poche significative eccezioni, di lavori disponibili in italiano. In secondo luogo, sono state privilegiate, oltre alle opere classiche, alcune storie di Israele di impostazione più divulgativa. La bibliografia è corredata di piccole note orientative; con * sono segnalati testi di carattere divulgativo, con ** testi di livello medio e con *** opere di alto profilo scientifico.
I. Storie di Israele (in ordine cronologico)
** Ricciotti G., Storia di Israele, 2 voll., SEI, Torino 1932. Un testo che ha avuto fortuna per molto tempo. È quasi una parafrasi del testo biblico, arricchita dei materiali e delle fonti extrabibliche allora disponibili. Ripubblicata da SEI, Torino 1997, a cura di P. Sacchi e C. Erba.
** Noth M., Storia di Israele, Paideia, Brescia 1975 (2a ed. originale tedesca 1954). Si tratta di un’opera importante, densa, anche se in parte di impostazione superata.
*** De Vaux R., Histoire ancienne d’Israel, I, Paris 1971 (il secondo volume, relativo al tempo dei giudici, è uscito postumo). Un altro classico, opera monumentale che non può essere ignorata; giunge soltanto sino al tempo dei giudici.
** Hermann S., Storia di Israele. I tempi dell’Antico Testamento, Queriniana, Brescia 1977 (la 2a ed. originale tedesca è del 1980). Pui presentando elementi di originalità, si basa essenzialmente sulle due opere precedenti di Noth e De Vaux.
** Cazelles H., Storia politica di Israele. Dalle origini ad Alessandro Magno, Borla, Roma 1985 (ed. orig. francese 1982). Si occupa, come dice il sottotitolo, soprattutto dell’aspetto politico. Un testo d dimensioni contenute, accessibile anche a un pubblico meno specializzato.
* Metzger M., Breve storia di Israele, Queriniana, Brescia 1987 (2a ed.; la 6a ed. tedesca è del 1983). Breve compendio a uso scolastico, di impostazione piuttosto tradizionale; parte dal testo biblico facendo ricorso alle fonti extrabibliche quando possibile.
* Castel F., Storia di Israele e di Giuda dalle origini al II sec. d. C., San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1987 (3a ed.; ed. originale francese 1983). Impostazione tradizionale, testo molto semplice che si affianca al racconto biblico.
* Lemaire A., Storia del popolo ebraico, Queriniana, Brescia 1989 (2a ed. originale francese 1985). Semplice, ma sufficientemente completo compendio a uso di un pubblico non specializzato.
*** Saulnier C. - Perrot C., Storia d’Israele. III. Dalla conquista dì Alessandro alla distruzione del tempio (331 a.C.-135 d.C.), Borla, Roma 1988 (orig. francese 1985). Testo di ottimo livello scientifico.
*** Miller J.M. - Hayes J.H., A History of Ancient Israel and Judah, London 1986. Opera di grande valore scientifico, attenta alle scoperte più recenti, indispensabile punto di riferimento per la ricchezza delle sue informazioni.
*** SchÜrer E. - Vermes G. - Mlllar F. - Black M., Storia del popolo giudaico al tempo di Gesù Cristo, 2 voll., Paideia, Brescia 1985-1987. Si tratta della riedizione, del tutto rinnovata, ampliata e aggiornata, della precedente Storia composta dallo stesso Schürer agli inizi del secolo (3a ed. tedesca è del 1901-1909). Il testo italiano traduce l’edizione inglese del 1973-1979: si tratta dell’opera più completa ed esauriente su questo periodo, opera che non può essere ignorata.
*** Sacchi R, Storia del secondo Tempio. Israele tra VI secolo a.C. e I secolo d.C., SEI, Torino 1994. Testo molto importante e profondamente innovativo per lo studio della storia e soprattutto del pensiero del giudaismo post-esilico.
** Finkelstein I. - Silberman N.A., Le tracce di Mosè. La Bibbia tra storia e mito, Carocci, Roma 2002 (ed. originale inglese 2001). Opera di carattere divulgativo, attenta ai dati archeologici, ma di impostazione eccessivamente critica.
*** Soggin J.A., Storia di Israele, Paideia, Brescia 22002. Opera molto completa, più sintetica per quanto riguarda l’epoca romana, ricca di dati, di impostazione più critica rispetto ai classici testi di Noth e De Vaux; forse la migliore storia di Israele composta in Italia dopo Ricciotti.
*** Liverani M., Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, Laterza, Bari 2003. Fondamentale e informata opera di un celebre orientalista italiano, pur se di impostazione eccessivamente critica.
II. Altri testi utili (in ordine alfabetico)
** L’Antico Testamento e le culture del tempo, Borla, Roma 1990. Piccola e utile antologia di testi scelti dal mondo extrabiblico.
** Aharoni Y. - Avi Yonah M., Atlante della Bibbia, Piemme, Casale Monferrato (AL) 1987. Utile strumento che affianca visivamente lo studio della storia di Israele.
** Barucq A. - Cacquot A. - Durand J.M. - Lemaire A. - Masson E., Scritti dell’Antico Vicino Oriente e fonti bibliche, Borla, Roma 1988. Buona introduzione ai testi extrabiblici che interessano l’Antico Testamento.
** Baslez M., Bibbia e storia, Paideia, Brescia 2002 (ed. orig. francese 1998). Eccellente presentazione storica degli eventi e dell’ambiente culturale del mondo giudaico intorno all’era cristiana.
** Cimosa M., L’ambiente storico-culturale delle Scritture ebraiche, EDB, Bologna 2000. Buona antologia di testi extrabiblici utili per accompagnare lo studio della storia di Israele.
** De Vaux R., Istituzioni dell’Antico Testamento, Casale Monferrato 31977 (ed. originale francese del 1958-1961). Opera per alcuni aspetti un po’ datata ma sempre utilissima per conoscere usi e costumi del popolo di Israele ai tempi dell’Antico Testamento.
* Galbiati E.R. - Aletti A., Atlante storico della Bibbia e dell’antico oriente. Dalla preistoria alla caduta di Gerusalemme nell’anno 70 d.C., Massimo, Milano 1983. Utile sussidio per lo studio della storia di Israele.
*** Garbini G., Storia e ideologia nell’Israele antico, Paideia, Brescia 1986. Un libro difficile e per molti aspetti discutibile, che mette in discussione, spesso anche drasticamente, gran parte della visione tradizionale della storia di Israele.
** Hengel M., Ebrei, Greci e Barbari, Paideia, Brescia 1981 (ed. orig. tedesca 1976). Importante studio di un autore molto noto sulla situazione di Israele all’inizio dell’epoca ellenistica. Cf. anche, dello stesso autore, ** L’«ellenizzazione» della Giudea nel I secolo d.C., Paideia, Brescia 1993 (orig. ted. 1991).
** Lohse E., L’ambiente del Nuovo Testamento, Paideia, Brescia 1980 (3a ed. tedesca 1977). Opera importante per lo studio del periodo storico-culturale giudaico e romano-ellenistico ai tempi del Nuovo Testamento.
** Momigliano A., Saggezza straniera. L’ellenismo e le altre culture, Einaudi, Torino 1980. Si tratta di una serie di conferenze tenute a Cambridge nel 1973-74 dal grande storico italiano, due delle quali si occupano del rapporto tra mondo giudaico e mondo greco, mettendone a fuoco con grande accuratezza i problemi essenziali.
** Penna R., L’ambiente storico-culturale delle origini cristiane. Una documentazione ragionata, EDB, Bologna 1984; 52006. Ottima raccolta di testi e documenti originali dell’epoca che può completare idealmente il libro di Lohse.
* Roaf M., Atlante della Mesopotamia e dell’Antico Vicino Oriente, De Agostini, Novara 1992. Utile sussidio pratico per la conoscenza del Vicino Oriente antico.
* Segalla G., Panorama storico del Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 1984. Breve presentazione del mondo romano e giudaico nel quale nasce la Chiesa primitiva.
* Ska J.-L., La Parola di Dio nei racconti degli uomini, Cittadella, Assisi 2003 (ed. francese 2001). Ottima e semplicissima introduzione al problema della storicità dei racconti biblici; consigliato.
** Soggin J.A., Israele in epoca bìblica. Istituzioni, feste, cerimonie, rituali, Claudiana, Torino 2000. Una buona presentazione, un po’ sintetica, delle usanze politiche e religiose dell’Israele biblico.
storia_archeologia_biblica.pdf | |
File Size: | 518 kb |
File Type: |
la_terra_della_bibbia.pdf | |
File Size: | 420 kb |
File Type: |
bibbia-_prove_che_la_confermano.pdf | |
File Size: | 145 kb |
File Type: |
un_riferimento_extrabiblico_a_un_popolo_chiamato_israele.pdf | |
File Size: | 379 kb |
File Type: |
i_cananei.pdf | |
File Size: | 45 kb |
File Type: |
conquista_della_terra_promessa.pdf | |
File Size: | 277 kb |
File Type: |
le_ricerche_storiche_sui_primi_secoli_della_chiesa.pdf | |
File Size: | 300 kb |
File Type: |
storia_del_popolo_ebraico.pdf | |
File Size: | 99 kb |
File Type: |